Per decisione del governo eritreo, 14 missionari cattolici non potranno più operare
nel Paese africano
Quattordici missionari cattolici non potranno più svolgere la loro opera in Eritrea.
Il governo di Asmara, guidato da Isaias Afworki, non ha rinnovato loro i permessi
di soggiorno. A causa di questa misura, i religiosi, appartenenti a varie congregazioni,
tra i quali sei comboniani, dovranno lasciare il Paese africano entro il prossimo
16 novembre. Ignote, al momento, le ragioni ufficiali di questa decisione. Sui motivi
della vicenda, GiancarloLa Vella ha raggiunto telefonicamente padre
Giuseppe Cavallini, del periodico dei padri comboniani “Nigrizia”:
R. – Le
ipotesi possono essere diverse: qualcuno ha suggerito che è tempo di far gestire le
opere sociali al personale locale, il tempo degli stranieri è finito. In realtà è
evidente che questa è una giustificazione molto aleatoria nel senso che queste persone
che vengono espulse non possono facilmente essere sostituite. Chi conosce la realtà
dell’Eritrea, oggi, sa quanto bisogno abbia invece di una collaborazione anche esterna
molto più che in passato. Molte delle organizzazioni non governative presenti nel
Paese, gradualmente, sono state espulse perché la politica del governo, notoriamente,
sta diventando sempre più autoritaria.
D. – In questo
contesto, qual è la situazione in cui operano i missionari in Eritrea?
R.
– Fino ad ora, le notizie che noi abbiamo sono che i missionari hanno sempre potuto
gestire le proprie opere con tranquillità. La sensazione è che ci sia una presa di
posizione che non è esclusivamente contro i missionari. Diciamo che ancora una volta
si rischia di diventare testimoni scomodi di una politica che è sempre più restrittiva
e quindi questa scelta va vista nel contesto di una politica che vuole sbarazzarsi
sempre di più della presenza anche delle chiese, perché anche nei confronti dei protestanti
sappiamo bene che sono state prese misure molto forti. Sappiamo bene che il problema
reale al momento non è tanto la Chiesa. Dietro questo c’è il rischio che scoppi di
nuovo un conflitto che è certamente disastroso nei confronti sia dell’Eritrea che
dell’Etiopia, che è l’altro contendente, come sappiamo. Quindi va tutto visto dentro
questo quadro. I missionari, in questo contesto eritreo, operano spesso davvero in
situazioni di emergenza. Questi missionari, anche se sono stati espulsi, lasceranno
delle condizioni terribili, missioni dove ci sono scuole, cliniche, servizi sociali,
ecc. con magari una persona sola a gestire.