Nella Giornata nazionale per la Ricerca sul Cancro, si rinnova l'impegno a raccogliere
fondi per sconfiggere questo terribile male
La Giornata Nazionale per la Ricerca sul Cancro è giunta alla sua tredicesima edizione.
Numerosi gli appuntamenti e le iniziative che si succederanno nel corso dell’intera
fine settimana. Le risorse raccolte contribuiranno a rafforzare il cammino della ricerca
in vista di quella vittoria finale di cui gli scienziati sono fermamente convinti.
Sulla storia di quest’appuntamento e su come vengano decise le assegnazioni delle
risorse ai beneficiari, Lucas Dùran ha intervistato Maurizio Savi, direttore
generale dell’ AIRC, Associazione Italiana per la Ricerca sul cancro:
D. –
Quando e come è nata l’idea di dedicare una giornata nazionale per la ricerca sul
cancro?
R. – L’idea è nata 13 anni fa. E' nata da
uno dei compiti istituzionali che AIRC si è data sin dalla sua nascita cioè quello
di informare, creare quindi una cultura intorno a quello che all’inizio era definito
il “brutto male” e cioè qualcosa di cui addirittura non bisogna parlare, che bisogna
quasi tenere nascosto, che doveva quasi essere esorcizzato per paura che potesse in
qualche modo colpirci. La storia e lo sviluppo della ricerca ci hanno, invece, dimostrato
che questo male più lo si conosce e meglio lo si combatte. L’informazione rappresenta,
quindi, uno dei nostri capisaldi, è il primo punto del nostro operato.
D.
– A che punto si è arrivati nell'ambito della ricerca?
R.
– Noi siamo arrivati in un ambito in cui, anche dopo la lettura del genoma, questa
grande scoperta che ci ha portato a conoscere un po’ meglio la struttura della vita,
la composizione della nostra vita, siamo arrivati a capire da dove nasce il cancro,
che il cancro non è una malattia, ma sono un numero elevatissimo di malattie che dipendono
dal malfunzionamento dei nostri geni. L’aver capito questo ci sta, quindi, automaticamente
portando sulla strada necessaria per costruire delle medicine che siano sempre più
mirate, sempre più efficaci, sempre meno devastanti per quello che è poi il resto
dell’organismo che viene, in qualche modo, aggredito da questi interventi di terapia.
Cercare, quindi, di colpire il male per distruggerlo alla radice.
D.
– Attraverso quali criteri vengono scelti i beneficiari delle risorse raccolte durante
la Giornata nazionale per la ricerca sul cancro?
R.
– Esiste un processo squisitamente meritocratico: ci sono 250 revisori stranieri –
e questo per garantirci un respiro più ampio ed anche per uscire da problemi che potrebbero
generarsi nel momento in cui i ricercatori italiani sono chiamati a giudicare le proprie
strutture di ricerca – che con la massima imparzialità e con la massima trasparenza
effettuano una selezione di quei circa 800 progetti che noi ogni anno riceviamo. Quindi
c’è una prima selezione, poi i progetti tornano in Italia e a quel punto un gruppo
di 24 fra i principali oncologi di tutte le strutture italiane, dalle Alpi a Lampedusa,
cercano di porre insieme progetti da finanziare e finanziamenti disponibili per arrivare
poi al risultato finale, che ci porta oggi a riuscire a coprire quasi il 50 per cento
dei progetti che ci vengono presentati.