2007-11-10 14:27:56

Domani, la Beatificazione di Zeffirino Namuncurà, indio della Pampa argentina, morto ai primi del Nocevento. La cermonia presieduta dal cardinale Bertone


Oggi, con il suo lavoro in favore della società latinoamericana, specie dei più poveri, la Chiesa “può offrire all’uomo”, come duemila anni fa, “il pane della salvezza”. Il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha espresso questa convinzione al cospetto dei vescovi della Conferenza episcopale argentina, incontrati a Buenos Aires nel pomeriggio di ieri. Domani, il cardinale Bertone presiederà a nome del Papa la cerimonia di Beatificazione di Zeffirino Namuncurá, un giovane indio della Pampa argentina, vissuto tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento. La cerimonia si svolgerà a Chimpay, la località natale di Zeffirino. Alessandro De Carolis lo ricorda in questo servizio:RealAudioMP3


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Se sei un figlio della Pampa argentina, a 11 anni sei un uomo. Anzi lo sei già diventato da un pezzo, perché a 11 anni sai pascolare il gregge da tanto tempo, e i trucchi della caccia e della pesca non hanno ormai più segreti, lanci le bolas dal cavallo in corsa come un adulto, anche se non hai ancora la pelle rugosa e cotta dal sole dei grandi. A 11 anni Zeffirino Namuncurà è così, un piccolo uomo, un figlio di quelle distese che solo il folklore omologato - quello da depliants turistico - descrive come verdi e lussureggianti paradisi naturali. In realtà, la pampa sa essere aspra e inospitale come un deserto e talvolta avara di frutti e viverci può diventare molto duro. A 11 anni Zeffirino questo lo sa, ha imparato a vivere nel suo mondo, ad assecondarne gli umori stagionali. Ma Zeffirino - o Ceferino come si dice nella sua lingua - è anche un privilegiato, il figlio di un grande capo. Suo padre è il cacique degli indios Mapuche, gli Amerindi che popolano il Cile e il sud dell’Argentina. Ha immaginato per il proprio figlio un futuro diverso dal suo, non vuole che il suo piccolo uomo resti legato come lui alla terra dalla nascita alla morte. L’idea è di farne un difensore della sua razza, e per questo Zeffirino deve andare a studiare dagli huinca, i bianchi, perché impari le sofisticherie delle leggi e del diritto e sappia all’occorrenza impedire un abuso contro la propria gente, troppo spesso vittima di espropri terrieri da parte di speculatori senza scrupoli.

 
Così, a 11 anni, nel 1897, il piccolo uomo diventa un ragazzino sui banchi di una scuola di Buenos Aires. Ma anche lì, “il principe della Pampa” - come Ceferino amava firmarsi in qualche sua lettera - sa farsi valere come una volta in groppa a un cavallo. Studia e studia con profitto, adattandosi con duttilità a una cultura totalmente diversa. I suoi formatori sono i Salesiani e ciò che il giovane indio impara da loro è ben più che i pur importanti fondamenti della lingua. Il piccolo uomo ha un grande cuore, capace di accogliere con naturalezza la storia e il messaggio di Gesù. Zeffirino vuole diventare sacerdote e trova in San Domenico Savio un modello e senza rendersene conto, nella sua nuova vita di collegiale, diventa egli stesso un altro Domenico Savio, stimato dai compagni bianchi che non trattavano quell’indio tranquillo ed equilibrato con l’automatico disprezzo dei genitori verso quelli della sua razza. Non ha nemici vicino a sé, Zeffirino, li porta dentro. Il suo corpo forgiato dalle privazioni della Pampa, o forse a causa di esse, sta lentamente cedendo. I Salesiani lo portano in Italia, prima a Torino poi a Frascati, vicino Roma, sia per elevare il livello dei suoi studi, sia per offrirgli un clima migliore. Ma il male che consuma il ragazzo non dà tregua e viene diagnosticato quando ormai è tardi. Tubercolosi dicono i medici, in un’epoca in cui di tbc ancora si muore. Il 28 marzo 1905, Zeffirino è ricoverato all’ospedale romano Fatebenefratelli, sull’Isola Tiberina. Un mese e mezzo dopo, l’11 maggio, il cuore del piccolo uomo si ferma. Le sue spoglie rientrano in Argentina nel 1924. Ora, per i tanti che lo amano Zeffirino, il principe della loro terra bella e dura, diventa il loro primo protettore: il “santo della pampa”.

 
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