2007-11-10 14:14:02

Continua in Italia il dibattito sulla pillola abortiva RU-486


Continua il dibattito in Italia dopo la richiesta formale avanzata all’Unione Europea dall’azienda farmaceutica francese Exelgyn di commercializzare nel Paese la pillola abortiva RU 486. Il prodotto, che per i suoi sostenitori apre la strada ad un “aborto facile”, potrebbe così entrare nella distribuzione in Italia all’inizio del 2008. Ascoltiamo in proposito il commento di Eugenia Roccella, editorialista di Avvenire e già portavoce del Family day. L’intervista è di Debora Donnini:RealAudioMP3


R. - C’è in circolazione appunto questa falsa idea che si tratti di un aborto facile. Va chiarito che cosa vuol dire “facile”: è più facile dimenticarsene per esempio sul piano della prevenzione perché a quel punto è impossibile applicare la famosa prima parte della Legge 194 di cui chiediamo da tempo l’integrale applicazione: cioè fare interventi di aiuto alle donne che in realtà vorrebbero avere figli e ricorrono all’aborto per motivi soprattutto socio-economici, perché non hanno soldi, perché sono magari sole. Ma la facilità tecnica, cioè la facilità nel fare l’aborto, non è affatto vera: è un aborto più difficile, molto più rischioso, molto più lungo e che soprattutto provoca sofferenze. Questo è stato detto in tutti i protocolli e in tutte le sperimentazioni della RU-486; inoltre è un metodo psicologicamente più invasivo perché il fatto che una donna debba controllare continuamente il flusso emorragico e nel 56 per cento dei casi riconoscere l’embrione, è chiaramente qualcosa di estremamente pesante e colpevolizzante dal punto di vista psicologico.

 
D. – La RU-486 è un prodotto pericoloso per la salute delle donne?

 
R. – La RU-486 ha già fatto almeno 15 morti, ha una mortalità dieci volte superiore al metodo tradizionale e questo secondo la più autorevole rivista di medicina nel mondo che è il New England Journal of Medicine. In India ha provocato moltissime morti ma non si sa nemmeno quante perché evidentemente è un discorso diverso avere un’emorragia a Roma, ad esempio, vicino un ospedale piuttosto che in un villaggio perduto nel Rajastan. Quindi è davvero una favola quella dell’aborto facile per le donne: è facile per la società perché se ne dimentica, lo accantona: ed è facile per i medici abortisti.

 
D. – Perché secondo lei, la legge 194, la legge sull’aborto, verrebbe scardinata dall’introduzione di questa pillola?

 
R. – Si tratta, appunto, di motivi tecnici. Si tratta non di un momento come l’aborto chirurgico ma di una procedura a più passi, lunga, una procedura che dura almeno 15 giorni, quindi è evidente che non può avvenire in ospedale. E’ chiaro quindi che la nostra legge, che prevede che l’aborto avvenga nelle strutture pubbliche, è inconciliabile con una procedura di questo genere altrimenti bisognerebbe tenere le donne almeno 15 giorni in ospedale. E’ qui l’interesse politico di chi promuove la RU-486: è il fatto che una volta diffusa - come è accaduto in Francia e come sta accadendo in Inghilterra – è automatico che ad un certo punto la legge venga modificata nel senso che si consente l’aborto non più nelle strutture pubbliche ma l’aborto fatto da medici diciamo “convenzionati”: quindi una donna va dal medico, si fa dare le due pilloline, il foglietto con le istruzioni, e poi se ne va a fare l’aborto a casa. Quindi facilita l’accesso all’aborto, facilita la banalizzazione dell’aborto, come è accaduto in Francia dove c’è una nuova modifica in discussione che permetterebbe la distribuzione della RU-486 direttamente nei consultori anche alle minorenni senza consenso dei genitori. Quindi io posso andare nel consultorio, mi danno il famoso foglietto con le istruzioni, le due pillole e mi rimandano a casa.







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