2007-11-09 14:18:48

Mons. Migliore esorta israeliani e palestinesi ad impegnarsi per la pace e richiama gli Stati alla difesa della dignità di migranti e rifugiati


La pace in Medio Oriente, il ruolo delle religioni per la riconciliazione in Terra Santa e, ancora, la difesa dei diritti dei rifugiati e dei migranti: questi i temi forti affrontati dall’arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite di New York, in due discorsi pronunciati ieri al Palazzo di Vetro. Occasione degli interventi la sessione sull’Agenzia ONU per i profughi della Palestina (UNRWA) e il dibattito sul rapporto dell’Alto Commissariato per i Rifugiati. Per una sintesi dei passaggi salienti dei due discorsi di mons. Migliore, il servizio di Alessandro Gisotti:RealAudioMP3

 
Posporre senza fine la risoluzione del conflitto israelo-palestinese attraverso un rifiuto del negoziato vuol dire perpetuare l’ingiustizia a danno di popoli innocenti: è il vibrante richiamo dell’arcivescovo Celestino Migliore, che nel suo intervento all’ONU ha ribadito la posizione della Santa Sede in favore della soluzione dei due Stati, uno pacificamente accanto all’altro. Non può essere ignorato, ha proseguito, il fatto che il conflitto israelo-palestinese continua a generare instabilità nel Medio Oriente. Risolvere questa crisi, è stata la sua riflessione, è una responsabilità primaria non del Quartetto ma delle parti in conflitto e dei Paesi confinanti. E’ indispensabile, ha detto ancora mons. Migliore, che israeliani e palestinesi inizino dei negoziati effettivi sulla soluzione dei due Stati. Di qui, l’auspicio della Santa Sede che la conferenza internazionale di pace, programmata per la fine del mese acceleri il processo verso la definizione di un accordo realistico tra le parti. Il presule ha messo l’accento sul contributo che le differenti confessioni religiose della Terra Santa possono dare per la soluzione del conflitto. Quindi, ha ribadito la posizione della Santa Sede in favore di uno status speciale per la Città di Gerusalemme, sottolineando che il Muro di sicurezza israeliano pone molte difficoltà alla libertà di movimento.

 
Mons. Migliore ha riconosciuto che il perpetuarsi di atti di ingiustizia e violenza ha aumentato le recriminazioni e la rabbia tra le popolazioni dell’area. Per questo, è urgente creare un clima di mutuo rispetto, necessario in ogni processo di pace e coesistenza pacifica. L’osservatore vaticano ha incoraggiato la società civile israeliana e quella palestinese, che condividono paura e dolore, ad offrirsi reciproco perdono e riconciliazione. Bisogna imparare, ha detto, da quanti, in altri contesti, sono riusciti a mettere fine alla violenza. Serve un dialogo paziente, una fiducia perseverante, il superamento dei pregiudizi culturali e religiosi e quel desiderio di pace che ha portato tanti popoli a recuperare l’armonia dopo tanta devastazione, odio e violenza.

 
E mons. Migliore è intervenuto all’ONU anche sul Rapporto dell’Alto Commissariato per i Rifugiati, che assiste quasi 33 milioni di persone. Il presule ha constatato con amarezza che spesso lo status dei rifugiati non è ben definito. E’ perciò necessario garantire degli strumenti legali che proteggano quanti lasciano la propria terra a causa di guerre, povertà o disastri naturali. In ogni caso, è stato il suo appello, va sempre preservata la dignità umana di queste persone, siano essi rifugiati o migranti senza documenti. L’osservatore vaticano si è così soffermato sulle situazioni particolarmente dolorose in cui vivono quanti sono costretti a fuggire a seguito dei conflitti nella Repubblica Democratica del Congo, in Ciad, nel Darfur come anche in Afghanistan e del Medio Oriente. Un pensiero speciale l’ha poi rivolto ai rifugiati e sfollati dell’Iraq, per i quali la Santa Sede ha chiesto un maggiore impegno da parte della comunità internazionale.







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