Mons. Migliore esorta israeliani e palestinesi ad impegnarsi per la pace e richiama
gli Stati alla difesa della dignità di migranti e rifugiati
La pace in Medio Oriente, il ruolo delle religioni per la riconciliazione in Terra
Santa e, ancora, la difesa dei diritti dei rifugiati e dei migranti: questi i temi
forti affrontati dall’arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore permanente della
Santa Sede alle Nazioni Unite di New York, in due discorsi pronunciati ieri al Palazzo
di Vetro. Occasione degli interventi la sessione sull’Agenzia ONU per i profughi della
Palestina (UNRWA) e il dibattito sul rapporto dell’Alto Commissariato per i Rifugiati.
Per una sintesi dei passaggi salienti dei due discorsi di mons. Migliore, il servizio
di Alessandro Gisotti:
Posporre
senza fine la risoluzione del conflitto israelo-palestinese attraverso un rifiuto
del negoziato vuol dire perpetuare l’ingiustizia a danno di popoli innocenti: è il
vibrante richiamo dell’arcivescovo Celestino Migliore, che nel suo intervento all’ONU
ha ribadito la posizione della Santa Sede in favore della soluzione dei due Stati,
uno pacificamente accanto all’altro. Non può essere ignorato, ha proseguito, il fatto
che il conflitto israelo-palestinese continua a generare instabilità nel Medio Oriente.
Risolvere questa crisi, è stata la sua riflessione, è una responsabilità primaria
non del Quartetto ma delle parti in conflitto e dei Paesi confinanti. E’ indispensabile,
ha detto ancora mons. Migliore, che israeliani e palestinesi inizino dei negoziati
effettivi sulla soluzione dei due Stati. Di qui, l’auspicio della Santa Sede che la
conferenza internazionale di pace, programmata per la fine del mese acceleri il processo
verso la definizione di un accordo realistico tra le parti. Il presule ha messo l’accento
sul contributo che le differenti confessioni religiose della Terra Santa possono dare
per la soluzione del conflitto. Quindi, ha ribadito la posizione della Santa Sede
in favore di uno status speciale per la Città di Gerusalemme, sottolineando che il
Muro di sicurezza israeliano pone molte difficoltà alla libertà di movimento.
Mons.
Migliore ha riconosciuto che il perpetuarsi di atti di ingiustizia e violenza ha aumentato
le recriminazioni e la rabbia tra le popolazioni dell’area. Per questo, è urgente
creare un clima di mutuo rispetto, necessario in ogni processo di pace e coesistenza
pacifica. L’osservatore vaticano ha incoraggiato la società civile israeliana e quella
palestinese, che condividono paura e dolore, ad offrirsi reciproco perdono e riconciliazione.
Bisogna imparare, ha detto, da quanti, in altri contesti, sono riusciti a mettere
fine alla violenza. Serve un dialogo paziente, una fiducia perseverante, il superamento
dei pregiudizi culturali e religiosi e quel desiderio di pace che ha portato tanti
popoli a recuperare l’armonia dopo tanta devastazione, odio e violenza.
E
mons. Migliore è intervenuto all’ONU anche sul Rapporto dell’Alto Commissariato per
i Rifugiati, che assiste quasi 33 milioni di persone. Il presule ha constatato con
amarezza che spesso lo status dei rifugiati non è ben definito. E’ perciò necessario
garantire degli strumenti legali che proteggano quanti lasciano la propria terra a
causa di guerre, povertà o disastri naturali. In ogni caso, è stato il suo appello,
va sempre preservata la dignità umana di queste persone, siano essi rifugiati o migranti
senza documenti. L’osservatore vaticano si è così soffermato sulle situazioni particolarmente
dolorose in cui vivono quanti sono costretti a fuggire a seguito dei conflitti nella
Repubblica Democratica del Congo, in Ciad, nel Darfur come anche in Afghanistan e
del Medio Oriente. Un pensiero speciale l’ha poi rivolto ai rifugiati e sfollati dell’Iraq,
per i quali la Santa Sede ha chiesto un maggiore impegno da parte della comunità internazionale.