Benedetto XVI agli universitari cattolici della FUCI: cercare il sapere non contrasta
con la fede, ma combatte le derive arroganti e violente di certa cultura
Lo studio è una “provvidenziale opportunità per avanzare nel cammino della fede”:
permette all’intelligenza di aprire l’uomo al mistero di Dio e dunque di chiuderlo
all’ottusità di comportamenti “improntati all’arroganza e alla violenza”. Con queste
affermazioni Benedetto XVI ha accolto in udienza i circa 120 rappresentanti della
FUCI, la Federazione degli universitari cattolici italiani, che celebra quest’anno
i 110 anni di fondazione. Il servizio di Alessandro De Carolis:
“Credere
nello studio”: questa frase racchiude ben più dello slogan che a prima vista sembra
esprimere. Unisce due ambiti molto spesso considerati pregiudizialmente in contrasto
fra loro, ma che sin dall’inizio del suo Pontificato Benedetto XVI ha cercato e cerca
di conciliare: la fede e la ricerca del sapere. Non perché si ha fede si deve rinunciare
a cercare liberamente la verità, e non perché si cerca la verità con libertà si deve
rinunciare alla fede, è il pensiero del Papa. Al crocevia di queste due tensioni si
pongono i centodieci anni di esperienza che fanno la storia e lo spirito della FUCI.
Essere e lavorare da cristiani nel mondo della cultura, nella società e nella Chiesa:
questo è il valore della Federazione degli universitari cattolici italiani, che ha
contribuito a formare - ha ricordato il Papa – “intere generazioni di cristiani esemplari”.
Tra le molte centinaia, spiccano figure d’eccellenza che rispondono ai nomi dei Beati
Piergiorgio Frassati e Alberto Marvelli, di due vittime del terrorismo come lo statista
Aldo Moro e il prof. Vittorio Bachelet, di un Pontefice, Paolo VI.
“Credere
nello studio”, ha affermato Benedetto XVI, “vuol dire riconoscere che lo studio e
la ricerca – specialmente durante gli anni dell’Università – posseggono un’intrinseca
forza di allargamento degli orizzonti dell’intelligenza umana, purché lo studio accademico
conservi un profilo esigente, rigoroso, serio, metodico e progressivo”. Proprio nell’ambito
della trasmissione del sapere, ha proseguito il Papa, la FUCI “può esprimere appieno
anche oggi il suo antico e sempre attuale carisma:
“E
cioè la convinta testimonianza della ‘possibile amicizia’ tra l’intelligenza e la
fede, che comporta lo sforzo incessante di coniugare la maturazione nella fede con
la crescita nello studio e l’acquisizione del sapere scientifico (...) In effetti,
perchè ritenere che chi ha fede debba rinunciare alla ricerca libera della verità,
e chi cerca liberamente la verità debba rinunciare alla fede? E’ invece possibile,
proprio durante gli studi universitari e grazie ad essi, realizzare un’autentica maturazione
umana, scientifica e spirituale”.
Lo
studio costituisce, al tempo stesso - ha osservato ancora il Papa - una provvidenziale
opportunità per avanzare nel cammino della fede, perché l’intelligenza ben coltivata
apre il cuore dell’uomo all’ascolto della voce di Dio, evidenziando l’importanza del
discernimento e dell’umiltà. Benedetto XVI ha rammentato l’invito rivolto ai giovani
italiani dell’Agorà di Loreto, ai primi di settembre: quello di “non seguire la strada
dell’orgoglio, bensì quella di un realistico senso della vita aperto alla dimensione
trascendente”: “Oggi, come in passato, chi vuole essere discepolo
di Cristo è chiamato ad andare controcorrente, a non lasciarsi attrarre da richiami
interessati e suadenti che provengono da diversi pulpiti dove sono propagandati comportamenti
improntati all’arroganza e alla violenza, alla prepotenza e alla conquista del successo
con ogni mezzo. Si registra nell’attuale società una corsa talora sfrenata all’apparire
e all’avere a scapito purtroppo dell’essere, e la Chiesa, maestra di umanità, non
si stanca di esortare specialmente le nuove generazioni, alle quali voi appartenete,
a restare vigilanti e a non temere di scegliere vie ‘alternative’ che solo Cristo
sa indicare”.
Il Papa ha concluso l’udienza alla
FUCI con questa esortazione: impegnatevi “onestamente nello studio, coltivando un
maturo senso di responsabilità ed un interesse condiviso per il bene comune”.