Pakistan: elezioni a febbraio. Musharraf lascerà la guida dell'Esercito
Dopo i numerosi appelli della comunità internazionale, il presidente pakistano Musharaff
ha annunciato che le elezioni generali nel Paese asiatico si terranno prima del 15
febbraio 2008: si è detto poi pronto a lasciare la guida delle Forze armate. Intanto
non si ferma la repressione: migliaia di attivisti legati all’ex premier Benazir Bhutto
sono stati arrestati. Il servizio di Benedetta Capelli: Pervez
Musharaff intende rispettare la promessa fatta prima delle elezioni presidenziali:
lascerà la guida dell’Esercito in occasione del giuramento del suo secondo mandato
alla guida del Paese. Lo ha annunciato oggi la televisione nazionale che ha sciolto
anche la riserva sulle consultazioni parlamentari: si terranno entro e non oltre il
prossimo 15 febbraio, un mese dopo rispetto alla scadenza fissata in precedenza e
poi messa in dubbio a seguito dell’imposizione dello stato d’emergenza, che secondo
il procuratore generale pachistano, verrà revocato nel giro di uno o due mesi. La
misura d’urgenza ha prodotto la rimozione del presidente della Corte Suprema, in procinto
di pronunciarsi sulla validità dell’elezione di Musharaff, contestata dall’opposizione
per l’incostituzionalità della doppia carica del generale: capo dello Stato e capo
dell’Esercito. Ieri era stato deciso di fissare la data delle consultazioni il 14
novembre ma le pressioni internazionali sul Pakistan hanno accelerato i tempi. Il
presidente americano Bush, in una telefonata a Musharaff, lo aveva esortato a rispettare
il calendario elettorale e a lasciare l’Esercito. Una ricostruzione smentita però
da Islamabad che, in un comunicato, ha reso noto che il capo della Casa Bianca avrebbe
espresso sostegno al presidente per la sua guida del Paese. Critica la situazione
sul terreno: migliaia di sostenitori dell’ex premier Benazir Bhutto sono stati arrestati
nella notte. E domani è in programma una imponente manifestazione a Rawalpindi contro
lo stato d’emergenza ma si teme la repressione della polizia. Le forze dell’ordine
hanno lanciato l’allarme per la presenza di almeno otto kamikaze tra i manifestanti.
Infine quattro esponenti dell’opposizione sono stati incriminati per alto tradimento
dopo aver criticato il provvedimento di Musharraf.
La Chiesa in Pakistan
ha lanciato in questi giorni un appello alla riconciliazione e per il ripristino delle
istituzioni democratiche. Ascoltiamo in proposito il nunzio apostolico a Islamabad,
mons. Yllana Adolfo Tito, al microfono di Emer McCarthy:
R. – It
has been published… E’ stato pubblicato dalla Conferenza dei vescovi attraverso
la Commissione episcopale Giustizia e Pace: richiedeva l’immediato rilascio di coloro
che sono stati arrestati dopo la dichiarazione dello stato di emergenza. Allo stesso
tempo i vescovi richiedono anche il ripristino della Costituzione, che da sabato è
stata dichiarata “sospesa”, questa è la parola tecnica che è stata usata. Quindi,
la Chiesa persegue un cammino perchè tutte le persone coinvolte, tutti i settori della
società, dalle autorità in giù, arrivino davvero a lavorare insieme, ad unire le forze
per risolvere i problemi in modo pacifico.