Cresce l’emergenza umanitaria in Somalia. L'appello delle ONG
“Le ONG non possono fronteggiare adeguatamente la crisi umanitaria”. Lo denuncia attraverso
la Caritas il Consorzio delle Organizzazioni non governative presenti in Somalia.
Gli operatori umanitari – dichiarano le ONG - “tentano con tutte le loro forze di
portare assistenza nelle aree di raccolta” ma sono ostacolati da “alti livelli di
insicurezza, continui attacchi, intimidazioni, mine lungo la strada e checkpoints
che rallentano gli accessi”. “La comunità internazionale e le parti coinvolte nel
conflitto – aggiungono - hanno la responsabilità di proteggere i civili, rendere possibile
l’invio degli aiuti e rispettare gli spazi e la sicurezza degli operatori umanitari”.
Nella Somalia centrale e meridionale cresce da mesi l’emergenza: ad oggi si stimano
ad un milione e mezzo le persone che in tutto il Paese necessitano di assistenza.
A Mogadiscio decine di migliaia di persone fuggono dalla violenza dei combattimenti
tra l’esercito e le forze antigovernative, aggiungendosi alle oltre 335 mila che necessitano
di assistenza immediata. Dalla capitale somala l’organizzazione medico-umanitaria
Medici Senza Frontiere (MSF) esprime la sua preoccupazione per la popolazione rimasta
in città. Le persone sono terrorizzate ma non possono fare altro che aspettare e sperare
che la violenza non le raggiunga - afferma Colin McIlreavy, capo missione di MSF in
Somalia. “A Mogadiscio – aggiunge - in questo momento non esiste un posto sicuro dove
andare”. Nelle ultime settimane, riferisce l’organizzazione, i combattimenti si sono
avvicinati all'ospedale. Mentre diminuisce il numero dei feriti provenienti dai quartieri
più colpiti, gli scontri armati impediscono agli operatori di lasciare l’ospedale
per raggiungere i malati. MSF lancia un appello alle parti in conflitto affinché risparmino
i civili e garantiscano loro l’accesso ai soccorsi. (C.D.L.)