Pakistan: l'ex premier Benazir Bhutto invita il popolo a manifestare contro il presidente
Musharraf
Si complica la situazione in Pakistan dopo l’imposizione dello stato d’emergenza da
parte del presidente Musharaff. L’ex premier Benazir Bhutto si è apertamente schierata
contro il generale promuovendo una serie di iniziative in opposizione al governo.
Non sono mancati i disordini con la polizia che ha caricato i sostenitori della Bhutto
radunatisi ad Islamabad per una manifestazione di protesta, intanto il Parlamento
ha approvato lo stato d’emergenza. Il nostro servizio: “Esorto
il popolo pachistano a farsi avanti. Siamo sotto attacco”. Sono le parole appassionate
dell’ex premier Benazir Bhutto, tornata ieri nel Paese, dopo che sabato il presidente
Musharaff ha imposto lo stato d’emergenza con la conseguente sospensione della Costituzione
e la rimozione del capo della Corte Suprema. La Bhutto, dopo aver incontrato l’opposizione,
ha annunciato la sua partecipazione ad una serie di iniziative come quella di Rawalpindi,
fissata per venerdì e sulla quale incombe la minaccia di una repressione da parte
della polizia. Ha poi promosso una lunga marcia da Lahore a Islamabad per il 13 novembre.
Manifestazioni che pongono ormai l’ex premier pakistano in aperta opposizione con
il presidente Musharraf, che ne aveva autorizzato il ritorno in Patria dopo 8 anni
di esilio. Oggi la Bhutto non sarà nemmeno presente alla riunione dell’Assemblea Nazionale,
la camera bassa del Paese, convocata ieri a Islamabad dal generale. Intanto in un’intervista
ad un quotidiano locale, il leader della Lega Musulmana del Pakistan, il partito dello
stesso Musharaff, ha annunciato che lo stato d’emergenza dovrebbe durare due o tre
settimane. Riguardo alle elezioni parlamentari, fissate in gennaio e messe a rischio
dopo la decisione del capo dello Stato, una data ufficiale sarà scelta il 14 novembre.
Un invito a stabilire una scadenza precisa era arrivato dalla Gran Bretagna segno
che il pressing internazionale sul Pakistan si fa più stringente. Non è un caso che
solo lunedì scorso, ma lo si è appreso solo oggi, il segretario di Stato americano
Condolleezza Rice abbia telefonato a Musharaff. “Un colloquio - fanno sapere fonti
di Islamabad - che non ha avuto particolari ripercussioni”. Intanto, diverse
associazioni, fra cui la “Commissione Giustizia e Pace” della Conferenza episcopale
pakistana e la “Commissione per la pace e lo sviluppo umano” hanno condannato la decisione
di Musharraf di imporre l'emergenza e la violenza dell’Esercito sui civili, chiedendo
il rilascio immediato delle persone arrestate. - Afghanistan.
Sono tre i giorni di lutto decretati dal presidente afgano Karzai dopo il grave attentato
di ieri avvenuto nella provincia di Baghlan, nel nord del Paese. Nell’attacco kamikaze
sono morte 40 persone tra queste numerosi parlamentari che erano in visita in un zuccherificio.
- Turchia-Iraq. Non accenna a diminuire la tensione al confine iracheno-turco.
Un soldato di Ankara ha perso la vita nel corso di un attacco nella provincia di Tunceli,
roccaforte del PKK. In risposta, le forze turche hanno ucciso tre guerriglieri curdi.
Sono oltre 50 le vittime tra i militari di Ankara che negli ultimi mesi stanno fronteggiando
le incursioni dei separatisti. Ieri il premier Erdogan aveva annunciato che un intervento
militare sul suolo iracheno è ancora possibile nonostante l’impegno del governo di
Baghdad di bloccare gli attacchi. Oggi il rappresentante turco è in Italia per incontrare
esponenti del mondo istituzionale e politico.
- Iraq-violenza. Non
si fermano gli omicidi politici nel Paese del Golfo. A Baghdad, un esponente del Partito
islamico iracheno, Muhammed Mezher al Shekheli, è stato ucciso da un cecchino mentre
era alla guida della sua auto. Sono 17 i cadaveri rinvenuti in un villaggio ad ovest
di Baquba, tutti presentavano segni di tortura, intorno a loro erano state piazzate
delle bombe pronte ad esplodere. - Medio Oriente. Nel corso
di scontri avvenuti a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, un palestinese è morto
sotto il fuoco della polizia di Hamas. Nuova ondata di arresti da parte dell’esercito
israeliano nel campo profughi di Balata, vicino Nablus, in Cisgiordania. Venti palestinesi
sono stati fermati. Non trova conferma invece la notizia della distruzione della casa
di un esponente dalla Jihad islamica ricercato da tempo.
- Georgia-proteste.
Resta alta la tensione a Tblisi, in Georgia, dove la polizia ha usato gas lacrimogeni
conto i manifestanti che da sei giorni sono scesi in piazza per chiedere le dimissioni
del presidente Saakashvili, la convocazione di elezioni anticipate ed il rilascio
di tutti i prigionieri politici. Le forze dell’ordine sono riuscite a disperdere la
folla. Solo ieri in un blitz erano stati arrestati tre attivisti, tra questi un leader
dell’opposizione.
- Iran-nucleare. Il programma nucleare iraniano è
“irreversibile”. Lo ha detto oggi il presidente Ahmadinejad annunciando che Teheran
si è dotata di tremila centrifughe per l’arricchimento dell’uranio: una fase preliminare
rispetto alla produzione vera e propria di energia atomica. Ahmadinejad ha anche aggiunto
che gli Stati Uniti e l’Europa sono a conoscenza di questo passaggio e che Washington
si era detta disponibile a negoziati diretti con la Repubblica Islamica se quest’ultima
si fosse fermata a tremila centrifughe, una quota che l’Iran intende invece incrementare.
- Birmania. Sembra ad un punto morto la missione dell’inviato ONU,
Ibrahim Gambari, da sabato a Naypyidaw, la nuova capitale birmana situata a 400 chilometri
a nord di Yangoon. La Giunta militare ha rifiutato un incontro a tre con l’emissario
delle Nazioni Unite, la leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi e un intermediario
nominato dal regime, perché un colloquio al momento sarebbe prematuro. Intanto una
fonte governativa ha affermato che un vero dialogo è possibile solo se l’opposizione
non appoggerà più la politica di sanzioni al Paese, perché le misure non hanno contribuito
al processo di democratizzazione della Birmania. Infine c’è ampio consenso in ambito
europeo per la nomina del segretario dei DS Piero Fassino come inviato dell’Unione
Europea nel Paese asiatico.
- Petrolio record. Non si ferma la corsa
del greggio che oggi ha sfiorato a New York i 99 dollari a barile, spinto dalla debolezza
della divisa statunitense e dai timori per i rifornimenti. Sale anche il Brent: i
futures a Londra hanno superato per la prima volta i 95 dollari al barile, spingendosi
fino al picco di 95,19 dollari.
- Congo materiale radioattivo. E’ stata
aperta un’inchiesta dalle autorità di Kinshasa su 18 tonnellate di minerali altamente
radioattivi scaricati in un fiume della provincia sud-orientale del Katanga. Le autorità
li avevano destinati in un’apposita discarica ma si sospetta che gli operai abbiano
agito diversamente.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 311 E'
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