Il primo ministro romeno in udienza oggi da Benedetto XVI ringrazia la Chiesa e il
Papa per il sostegno concreto agli immigrati e la promozione di una cultura di tolleranza
Benedetto XVI ha accolto stamani in Vaticano il primo ministro della Romania Calin
Popescu Tariceanu, accompagnato dalla moglie. Il leader romeno aveva chiesto questo
incontro volendo ringraziare il Papa e la Chiesa per quanto fanno a sostegno degli
immigrati sia concretamente sia per la promozione di una cultura della tolleranza
e dell’accoglienza. Il colloquio, durato una decina di minuti, si è svolto al termine
dell'udienza generale, in una saletta attigua all'Aula Paolo VI. Come ha riferito
il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, il capo del Governo
romeno ha espresso particolare apprezzamento per le parole del Santo Padre all’Angelus
di domenica scorsa, che aveva auspicato che “le relazioni tra popoli migranti e popolazioni
locali avvengano nello spirito di quell’alta civiltà morale che è frutto dei valori
spirituali e culturali di ogni popolo e Paese”. E chi è preposto alla sicurezza e
all’accoglienza, aveva sollecitato il Papa “sappia far uso dei mezzi atti a garantire
i diritti e i doveri che sono alla base di ogni vera convivenza”. Calin Tariceanu
si è poi recato a Palazzo Chigi per incontrare il presidente del Consiglio italiano
Romano Prodi e concordare una strategia comune volta a contrastare la criminalità,
garantire la sicurezza della collettività e al contempo i diritti dei cittadini romeni
in Italia. Sull’esito del colloquio - che giunge dopo il decreto legge sulle esplusioni
approvato dal Governo italiano - Prodi e Tariceanu terranno alle 14.30 una conferenza
stampa congiunta. Ma ascoltiamo il primo ministro romeno intervistato dal nostro collega
della redazione francese della Radio Vaticana, Xavier Sartre:
R. - Je
suis un peut… Io sono un po’ deluso per le posizioni prese da alcune personalità
politiche italiane ed anche talora dalla gente comune riguardo ai romeni e al popolo
romeno. E’ mio dovere far risaltare le migliori personalità romene del mondo accademico
ed universitario, del mondo degli affari così come del mondo dello sport, tutte personalità
queste ben conosciute e riconosciute per le loro attività e per le loro personalità
in Italia, per cercare di ridare, in qualche modo, un’immagine più veritiera di quella
che è la Romania di oggi, dopo l’adesione all’Unione Europea. E’ vero, certo, che
ci sono delle persone che per i loro atti criminali hanno creato una reazione ed una
emozione molto viva in Italia ed io personalmente sono desolato per le azioni compiute
da queste persone, ma non credo che sia logico mettere sullo stesso piano delle persone
che commettono reati con un popolo intero, con tutti quei romeni che lavorano in Italia
e che sono riconosciuti ed apprezzati per il loro lavoro onesto.
D.
– Quali sono le responsabilità in questo aumento dei sentimenti antiromeni in Italia?
R.
– Il y a une responsabilité partagé… C’è certamente una responsabilità condivisa
tra coloro che hanno commesso i crimini e che devono ora certamente essere giudicati
e puniti secondo la legge vigente, ma anche - e questa è un altro tipo di responsabilità
- tra le autorità italiane. Penso, in particolare, alle autorità locali che hanno
guardato con poco interesse ad una realtà sociale così complessa, pensando di risolvere
una emergenza sociale con la creazione di campi per le persone immigrate da altri
Paesi. C’è stata una sorta di attitudine a lasciar andare le cose, a lasciarle passare.
Ma così facendo non si è fatto altro che nutrire, in un gruppo non integrato socialmente,
una criminalità che è poi venuta fuori. Io credo che ci debba essere ora l’obbligo
da parte delle autorità di intervenire, di offrire una possibilità di inserimento
e di lavoro, perché io credo che sia possibile integrare queste persone nelle diverse
attività. Io so che ci sono alcune città in Italia, dove è stato attuato un progetto
del genere e so anche che in queste città non c’è stato alcun atto di criminalità.
Per quanto riguarda Roma, il fenomeno è stato amplificato e credo anche strumentalizzato
a livello politico da alcune personalità che sembrano sempre in campagna elettorale.
D. – Riguardo alla responsabilità della Romania,
che viene talora accusata di fare poco per impedire questa ondata di emigrazione…
R.
– Il n’y a pas une législation europeenne… Non c’è una legislazione europea
che può impedire la libera circolazione. Il valore, il più riconosciuto, dell’Unione
Europea è proprio quello della libera circolazione delle persone. Per quanto riguarda
le persone che verranno coinvolte in questa decisione di allontanamento dall’Italia
verso il loro Paese di origine, la giustizia romena deciderà riguardo alla reale necessità
di applicazione di queste misure restrittive e riguardo all’obbligo di non abbandonare
il proprio Paese per un periodo prestabilito. Ma è certo che queste misure devono
essere prese soltanto per le persone che sono state implicate in reati. Per questa
ragione, chiedo alle autorità italiane di fornirci i dossier di queste persone che
sono oggetto di questa decisione di allontanamento, così da poter agire anche noi
in accordo e conoscendo i fatti.