Benedetto XVI all'udienza generale dedicata a San Girolamo: la Bibbia va letta personalmente
e in comunione con la Chiesa per non cadere nell'individualismo. Stretta di mano tra
il Papa e l'arcivescovo ortodosso russo, Innokentiy
La Bibbia ha parole che trascendono i tempi: si rivolge al cuore di ogni singola persona,
ma allo stesso tempo fa nascere la comunità cristiana, la Chiesa, al cui interno le
parole sacre possono essere comprese nella loro più profonda verità. E’ l’insegnamento
centrale della catechesi di Benedetto XVI all’udienza generale di stamattina in Piazza
San Pietro. Davanti ai circa 40 mila fedeli in Piazza San Pietro, il Papa ha presentato
la figura di un celebre biblista del V secolo, San Girolamo, autore della “Vulgata”,
la traduzione ufficiale dell’Antico Testamento adottata dalla Chiesa latina. Il servizio
di Alessandro De Carolis:
San Girolamo
sta alla Bibbia come un famoso concertista allo spartito di un classico della musica.
Studio approfondito, preparazione, sensibilità e dedizione ai testi sacri lo resero
uno dei maggiori esegeti e scrittori dell’antichità cristiana. Benedetto XVI lo ha
presentato all’inizio della catechesi come un “Padre della Chiesa che ha posto al
centro della sua vita la Bibbia: l’ha tradotta, l’ha commentata nelle sue opere, e
soprattutto - ha sottolineato - si è impegnato a viverla concretamente nella sua lunga
esistenza terrena”, permettendo tra l’altro all’ormai vasta produzione di scritti
della Chiesa di essere colti nella loro importanza sia spirituale che culturale:
"Confutò
con energia e vivacità gli eretici che contestavano la tradizione e la fede della
Chiesa. Dimostrò anche l'importanza e la validità della letteratura cristiana, divenuta
una vera cultura ormai degna di essere messa a confronto con quella classica".
Il
Papa ha ripercorso le fasi salienti della vita di San Girolamo. Uomo dal carattere
“focoso”, fu eremita e segretario di un Papa, Damaso, poliglotta e cultore dei capolavori
del pensiero antico, monaco nell’animo e difensore della fede contro gli eretici.
Ma furono i libri dell’Antico e del Nuovo Testamento l’oggetto centrale della passione,
della fede e del lavoro di un uomo che ebbe la sorte di finire i suoi giorni accanto
al luogo dove il cristianesimo iniziò, Betlemme. Se la traduzione latina dei testi
biblici - più conosciuta come “Vulgata” - è il suo inestimabile lascito alla Chiesa
di ogni tempo, il suo lasciarsi interpellare in profondità dalla Bibbia - come San
Girolamo fece nei suoi primi anni, nella solitudine ricercata del deserto di Calcide
- resta, ha affermato Benedetto XVI, un esempio antico di un atteggiamento sempre
attuale per ogni cristiano:
“'Ignorare le Scritture
è ignorare Cristo'. Perciò è importante che ogni cristiano viva in contatto e in dialogo
personale con la Parola di Dio, donataci nella Sacra Scrittura. Questo nostro dialogo
con essa deve sempre avere due dimensioni: da una parte, dev'essere un dialogo realmente
personale, perché Dio parla con ognuno di noi tramite la Sacra Scrittura e ha un messaggio
per ciascuno. Dobbiamo leggere la Sacra Scrittura non come parola del passato, ma
come Parola di Dio che si rivolge anche a noi e cercare di capire che cosa il Signore
voglia dire a noi".
Ma “per non cadere nell’individualismo”,
cioè in una comprensione personalistica della Bibbia, bisogna sempre tener presente
- ha detto il Papa - anche l’altra valenza della Sacra Scrittura, quella di “dono”
dato da Dio “per costruire la comunità della Chiesa”:
"Dobbiamo
leggerla in comunione con la Chiesa viva. Il luogo privilegiato della lettura e dell'ascolto
della Parola di Dio è la liturgia, nella quale, celebrando la Parola e rendendo presente
nel Sacramento il Corpo di Cristo, attualizziamo la Parola nella nostra vita e la
rendiamo presente tra noi. Non dobbiamo mai dimenticare che la Parola di Dio trascende
i tempi. Le opinioni umane vengono e vanno. Quanto è oggi modernissimo, domani sarà
vecchissimo. La Parola di Dio, invece, è Parola di vita eterna, porta in sé l'eternità,
ciò che vale per sempre. Portando in noi la Parola di Dio, portiamo dunque in noi
l'eterno, la vita eterna". Significativo momento ecumenico,
al termine dell'udienza generale, quando Benedetto XVI ha salutato l'arcivescovo
Innokentiy del Patriarcato ortodosso di Mosca. Dopo la stretta di mano e qualche istante
di conversazione, l'arcivescovo Innokentiy si è congedato dal Papa donandogli un libretto
sulla cui copertina è raffigurato il Patriarca ortodosso di Mosca, Alessio II. In
precedenza, al momento dei saluti pubblici, Benedetto XVI aveva esortato, tra gli
altri, i pellegrini della diocesi di Terni-Narni-Amelia, guidati vescovo Vincenzo
Paglia, a guardare con forza all’Eucaristia, perché “vi introduca ha detto loro il
Papa - ad un rinnovato ascolto della Parola di Dio e vi orienti ad intraprendere con
maggiore audacia la via della carità vissuta”. E un pensiero del Pontefice era andato
anche ai partecipanti al Corso di formazione permanente per missionari promosso dalla
Pontificia Università Salesiana e ai seminaristi della città lombarda di Lodi.