Presentato in Sala Stampa vaticana il Congresso internazionale "Ontogenesi e vita
umana", ospitato al "Regina Apostolorum"
“Scienza e fede nel Terzo millennio: l’identità dell’embrione”. Presentato stamane
in sala stampa vaticana il Congresso internazionale “Ontogenesi e vita umana”, che
si terrà Roma dal 15 al 17 novembre prossimi, presso l’Ateneo Pontificio “Regina
Apostolorum”. Il servizio di Roberta Gisotti:
Un tema
di grande rilievo per la società intera, che solleva quesiti ineludibili sull’uomo
che interpellano scienza e fede per arrivare a definire l’identità dell’embrione.
Il Congresso porrà a confronto i diversi campi del sapere, per dibattere sui concetti
di individuo e di organismo da diversi punti di vista, biologico, biomedico, filosofico,
teologico, bioetico e giuridico.
A presiedere la
conferenza stampa è stato mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio
della Cultura, coadiuvato dai professori Pietro Ramellini, docente di Scienza e fede
all’Ateneo Regina Apostolorum, Rafael Pascual decano della Facoltà di Filosofia nello
stesso Ateneo, e Giuseppe Noia, docente di Medicina dell’età prenatale all’Università
Cattolica del Sacro Cuore.
Mons. Ravasi, ha aperto
la Conferenza con un ricordo commosso del giornalista Enzo Biagi, suo caro amico da
20 anni, che aveva, ha detto, “un’anima spontaneamente cristiana” e che sempre si
è riferito nella sua vita e nella professione ad un modello etico, che ha applicato
a sé e agli altri:
"Lui non amava, come sapete il
giornalismo - così come anche Montanelli - un certo giornalismo attuale, che ama l’aggressività;
la persona viene quasi costretta ad entrare nell’interno di una trappola, perché cada
e riveli anche magari i suoi aspetti più oscuri. No, egli ricostruiva, invece, la
verità di una persona anche amara, anche oscura, proprio attraverso questo confronto
con l’altro, che era però sempre un confronto - come ho detto - non neutro, non asettico,
non indifferente".
Il presidente del Pontificio
Consiglio per la cultura ha poi cosi sottolineata l’importanza di questo Congresso:
"Questo
tema del rapporto tra scienza e teologia è, a mio avviso, un rapporto nodale, decisivo,
che deve essere condotto con rigore, ma anche lasciando cadere tanti luoghi comuni.
Adesso si procede - ne siete consapevoli anche voi - con molti stereotipi. Stereotipi
anche da parte nostra, da parte ecclesiastica - devo dire - oltre che da parte laica.
E’ necessario veramente che questo discorso continui e continui in maniera vivace,
intensa e libera. E soprattutto tenendo conto delle tre traiettorie che qui sono indicate.
La prima: l’insegnamento e quindi l’orizzonte accademico, che non è quello dell’immediata
divulgazione. Il secondo livello è quello della ricerca ed è uno dei capitoli più
delicati, più tormentati anche perché coinvolge evidentemente problemi 'brutali' economici.
La società che non ricerca, che non si interroga è una società cadente, stanca, faticosa.
Il mondo di oggi non si pone più le grandi domande. Ed infine, la divulgazione". Mons.
Ravasi ha infine rivendicato il ruolo della riflessione teologica che deve poter entrare
nel dibattito scientifico per avere un senso autentico dell’uomo.
Questo
Congresso fa parte del progetto STOQ, sigla che sta per Scienza, Teologia e Quesiti
Ontologici. Progetto che coinvolge sei Università romane - Lateranense, Gregoriana,
Salesiana, Santa Croce, San Tommaso, oltre l’Ateneo Regina Apostolorum - coordinate
dal Pontifico Consiglio per la Cultura e con il sostegno della John Templeton Foundation
ed altre istituzioni.