India: nazionalisti indù contro la parità dei diritti ai dalit cristiani e musulmani.
La risposta della Chiesa
Parte oggi in India una campagna dei nazionalisti indù contro l'intenzione del governo
centrale di concedere i privilegi delle Scheduled Castes anche a cristiani e musulmani,
unici gruppi ancora esclusi. Secondo il presidente della All India SC Reservation
Protection Forum, Vijay Sonkar Sastri, ex deputato del partito nazionalista d’opposizione
Bharatya Janata Party (Bjp), dare gli stessi diritti a tutti i fuori casta al di là
dell’appartenenza religiosa, priverà indù, sikh, giainisti e buddisti delle loro quote
riservate nel campo professionale e dell’istruzione. “Si tratta - ha spiegato Sastri
- di un provvedimento che incoraggerebbe conversioni di massa al cristianesimo e all’islam
e che mira solo a guadagnare voti in queste categorie sociali in vista delle prossime
elezioni”. In India, secondo quanto stabilito dal paragrafo 3 dell’Order Act sulle
Scheduled Castes del 1950, i benefici loro concessi, sono riservati ai soli dalit
indù; in un secondo tempo sono stati aggiunti anche buddisti e sikh. Solo cristiani
e islamici rimangono ancora esclusi. La Chiesa indiana, sottolinea l'Agenzia AsiaNews,
è da tempo in prima linea nella battaglia per la parità dei diritti di tutti i fuori
casta. Secondo p. Cosmon - segretario esecutivo della Commissione per Scheduled Castes-Tribes
and Backward Class della Conferenza episcopale indiana – i gruppi che continuano ad
opporsi “vogliono solo impedire lo sviluppo economico e sociale dei cristiani e dei
musulmani e privarli della loro dignità umana”. Il sacerdote spiega che i nazionalisti
portano sempre la stessa giustificazione al loro risentimento per i cristiani: le
conversioni forzate. “Ma se fosse vero – aggiunge – come spiegare che la percentuale
dei cristiani nel Paese è ferma al 2,5 per cento?”. “Lo sviluppo economico e l’oppressione
sociale non possono convivere – conclude p. Cosmon – escludere una fetta della società
dal processo di sviluppo dell’India, solo a causa della sua fede, rappresenta una
violazione dei diritti umani, un ostacolo al progresso e una vergogna e per tutta
la nazione”. (R.P.)