Il socialdemocratico Alvaro Colom nuovo presidente del Guatemala
Inattesa vittoria, ieri, in Guatemala del candidato socialdemocratico Alvaro Colom
che nel ballottaggio delle elezioni presidenziali conquista, al quarto tentativo,
oltre il 52,7 per cento dei voti. Con il 47,2 per cento, invece, il candidato sconfitto,
il generale in congedo Otto Perez Molina, ha consolidato una forza politica di opposizione
rilevante che potrebbe creare al nuovo governo non pochi problemi. Il servizio di
Luis Badilla:
La vittoria
di Colom, se da un lato conferma la tendenza latinoamericana ad eleggere politici
e partiti di centro-sinistra o apertamente di sinistra, dall’altro rappresenta un’assoluta
novità in Guatemala, dove da oltre 50 anni si sono susseguiti governi di destra o
dittature militari.
L’elezione del candidato socialdemocratico
ha fatto inoltre registrare un’affluenza alle urne che ha superato il 63 per cento
degli aventi diritto al voto, cosa inedita poiché per un decennio i votanti non hanno
mai superato il 40 per cento del corpo elettorale. Ad una prima analisi la vittoria
del cinquantaseienne Alvaro Colom pare possa spiegarsi non solo per via del suo carisma
e delle sue promesse elettorali, indirizzate soprattutto verso i settori meno abbienti
del Paese e in particolare verso la popolazione aborigena (il 41 per cento dei guatemaltechi),
ma anche, e soprattutto, per il sostanziale fallimento del governo del presidente
uscente Oscar Berger, che, senza un candidato proprio, ha dovuto lasciare il passo
a Otto Perez Molina, costretto a fondare un proprio partito per prendere parte alla
consultazione. Tra la cosiddetta “mano dura e tolleranza zero” sulle violenze che
stanno devastando il Guatemala con un record di 17 omicidi ogni 24 ore proposta da
Perez Molina e la sfida dello “sviluppo sociale” di Alvaro Colom, che ha centrato
la sua campagna sulla povertà in cui versa metà del Paese, l’elettorato ha scelto
la seconda prospettiva.
Ma sembra sia stato l’aumento
dei votanti indigeni ad avere caratterizzato il successo elettorale di Colom, che
pare abbia un significato politico per la massiccia richiesta di giustizia sociale
e sviluppo, e non rappresenti dunque una rivendicazione etnica. Va ricordato, infatti,
che, nel primo turno lo stesso elettorato ha negato il proprio appoggio al premio
Nobel per la Pace Rigoberta Menchù, candidata maya, che ha ottenuto poco più del 3
per cento dei voti.
Nelle sue prime dichiarazioni
Colom ha voluto ringraziare Dio che – ha detto - ci ha aiutato a decidere liberamente
senza ulteriori spargimenti di sangue. Parlando poi delle principali sfide socio-economiche,
ha fatto capire che occorreranno cambiamenti istituzionali, ma ciò dipenderà dai risultati
finali per il rinnovo dei 130 membri dell’Assemblea nazionale che ancora non si conoscono.