Al Palacongressi di Rimini, grande folla alle esequie di don Benzi. Mons. Lambiasi:
Don Oreste, profeta e messaggero dell’amore di Dio
Trecento sacerdoti e migliaia di fedeli: questo il colpo d’occhio del Palacongressi
di Rimini, quando verso le 9.30 di questa mattina è giunto il feretro di don Oreste
Benzi, il sacerdote romagnolo fondatore dell’Associazione Papa Giovanni XXIII, spentosi
venerdì scorso per un attacco cardiaco all’età di 82 anni. Moltissimi i giovani presenti
al rito funebre, presieduto dal vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi, e concelebrato
da una dozzina fra cardinali e vescovi, tra i quali il cardinale arcivescovo di Bologna,
Carlo Caffarra, il cardinale emerito di Ravenna, Ersilio Tonini. La cronaca della
cerimonia nel servizio di Alessandro De Carolis:
(musica)
Sorride,
il sacerdote dalla “tonaca lisa”. Sorride dalla foto, don Oreste, e guarda le prime
file della grande platea del Palacongressi: sorride agli ultimi che erano i suoi primi,
i disabili, che lo piangono, ma più ancora lo ringraziano per aver scoperto o ritrovato
grazie a lui dignità e speranza.
(canto)
Cantano
i giovani - che lo amavano perché lui sapeva accoglierli senza distinzioni, incurante
del marchio di “tossicodipendente” che recavano molti che bussavano alle sue comunità
– e canta la gente, arrivata da molte parti d’Italia e del mondo per salutarlo l’ultima
volta. Primi tra tutti, i figli spirituali di don Benzi, quelli che da molto o da
poco tempo hanno condiviso con lui - attraverso l’Associazione Papa Giovanni XXIII
- le fatiche del servizio sulle frontiere delle strade più malfamate, tra prostitute
e bambini senza più nessuno o mai nati; giovani madri senza più una famiglia e famiglie
capaci di essere padri e madri per le troppe orfanezze che oggi popolano le città,
a nord e a sud del mondo. Al vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi, è spettato il
compito di trasformare in preghiera, ricordo e gratitudine le preghiere, i ricordi
e la gratitudine dei presenti per quell’“infaticabile apostolo della carità”, come
ha definito Benedetto XVI don Benzi, nel suo telegramma letto durante la cerimonia.
Parlando dapprima in modo figurato ai bambini e
poi agli adulti, mons. Lambiasi ha fatto rivivere l’anima di don Oreste, la sua spiritualità
genuina di padre e di servo dei piccoli, attingendo a più riprese ai suoi scritti.
“Non lasciarti inquinare dal calcolo di quanto puoi guadagnare o perdere negli atti
che compi”, ha citato il presule del sacerdote romagnolo. “Chiediti solo quanto puoi
amare gratuitamente. Meno ricevi, tanto più sei gratuito; tanto più sei figlio di
Dio che ama gratuitamente. Dio quando ci ha creati non ha pensato a quanto avrebbe
guadagnato creandoci”. Don Oreste, ha osservato mons. Lambiasi:
“Ha
sempre creduto che la fede cristiana non è una serie di idee vaghe e complicate: è
una persona, Cristo; è la storia della sua croce e risurrezione (…) Tutta la straordinaria,
infaticabile opera di Don Oreste - a favore della vita non ancora nata, dell’umanità
emarginata, umiliata e calpestata, a favore della pace e del rispetto dei diritti
umani, a cominciare da quello della libertà religiosa – tutto ha avuto come unico
fine e scopo: fare di Cristo il cuore del mondo, e per questo farne il centro del
nostro cuore”.
Don Oreste Benzi, ha proseguito mons.
Lambiasi, è stato coerente per una vita intera con la scoperta fatta all’inizio dell’amore
di Dio. Ed era sinceramente costernato quando constatava la superficialità di quegli
“impiegati della carità”, come li chiamava, che facevano del bene senza credere nel
Bene da cui ogni forma di solidarietà scaturisce: Gesù. Amato al punto da sfiorare
con la sua umanità la grandezza del suo Signore:
“Come
Gesù, Don Oreste non si apparteneva: quanto si sentiva di appartenere a Dio, tanto
sentiva di appartenere ai poveri. Era tanto vicino a tutti, quanto era distaccato
da tutti. Ed era tanto più unito a tutti, quanto più era unito a Dio. Ascoltiamo ancora
le sue parole: ‘Per stare in piedi, bisogna stare in ginocchio, perché sa stare del
tutto con i poveri chi sa stare del tutto con il Signore’”.
In
don Oreste, si legge nel messaggio dell’arcivescovo di Genova e presidente della CEI,
Angelo Bagnasco, “abbiamo potuto cogliere una mirabile convergenza di adesione senza
riserve alla Chiesa e alla sua dottrina e di servizio disinteressato alla persona
umana”. Un servizio compreso, ammirato e “tradotto” così, con semplicità, da uno dei
tanti giovani presenti alla cerimonia funebre:
“Grazie,
perché hai sempre visto il buono in tutti, dandoci fiducia e valore, non fermandoti
mai al nostro limite. Accompagnaci ora a vivere del tutto la libertà, la giustizia,
l’amore infinito che con il tuo sì alla vita, ci hai sempre trasmesso. Grazie”. (musica)