Folla commossa a Roma ai funerali di Giovanna Reggiani
“Noi cerchiamo e vogliamo giustizia, una giustizia anche austera e severa, ma non
un’ intolleranza foriera di quella mala erba in cui cresce la dittatura”. Così mons.
Patrizio Benvenuti, cappellano della Marina Militare, celebrando con il pastore valdese
Antonio Adamo nelle Chiesa romana di Cristo Re, le esequie di Giovanna Reggiani, la
donna uccisa da un immigrato romeno dopo un'aggressione a Roma. Intanto è unanime
da parte del mondo politico la condanna dell’aggressione di tre romeni, ieri sera
a Roma, da parte di un gruppo di uomini a viso coperto. Mentre nel centro di Bucarest
in moltissimi hanno partecipato ad una Messa in memoria di Giovanna Reggiani. Il servizio
è di Paolo Ondarza:
Un rito
ecumenico nel rispetto della confessione valdese di Giovanna Reggiani e di quella
cattolica di suo marito il capitano della Marina Giovanni Gumiero. Alle esequie, in
una gremita Chiesa di Cristo Re, erano presenti il ministro degli Interni, Amato,
il sindaco di Roma, Veltroni e altri politici, tra cui Fini e Casini. Proclamato nella
capitale italiana il lutto cittadino. Per il momento resta in carcere Nicolae Mailat,
il giovane romeno, accusato di omicidio volontario, rapina aggravata e violenza sessuale.
Intanto proseguono le indagini sull’aggressione ieri sera a Roma, nel quartiere di
Tor Bella Monaca, di tre romeni da parte di sette-otto persone con il volto coperto.
Secondo le testimonianze raccolte dai carabinieri gli aggressori sarebbero italiani.
Resta grave uno dei tre aggrediti. Dura la condanna del sindaco Veltroni che ha chiesto
un maggiore responsabilità da parte di tutti nel segno della convivenza civile e non
della vendetta. Nel frattempo, pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale, è operativo
il decreto contenente “Disposizioni urgenti in materia di allontanamento dal territorio
nazionale per esigenze di pubblica sicurezza”. Il prefetto di Milano ha già firmato
i primi 4 provvedimenti di allontanamento. Mentre in Romania è grande l’indignazione
per l’omicidio Reggiani. Lo conferma don Emil Popòvici, sacerdote
romeno, che fino all’anno scorso è stato vice parroco nel quartiere romano di Tor
di Quinto, teatro della tragedia:
R. - Noi abbiamo
saputo con amarezza di questa notizia. Tutto il popolo romeno si è molto rammaricato
e soprattutto alcuni di noi che hanno vissuto esperienze molto positive in Italia.
Io ho vissuto personalmente questa accoglienza della gente italiana, che è una caratteristica
specifica anche del popolo romeno.
D. – E’ operativo
il decreto legge che dà poteri di espulsione per motivi di pubblica sicurezza: tra
l'altro le statistiche confermano che i casi di criminalità spesso – purtroppo – sono
proprio legati a immigrati romeni…
R. – Da sempre
noi preti cerchiamo di combattere la criminalità soprattutto attraverso l’educazione.
Tutti noi sappiamo che in qualsiasi bosco esistono anche dei rami morti, ma non possiamo
dare un giudizio complessivo su tutto un Paese o su tutto un popolo se troviamo dei
rami che producono dei frutti che non sono buoni.
D.
– Lei è stato parroco in Italia e proprio nella zona di Tor di Quinto: lei conosce
la comunità romena che si è radicata a Roma?
R. –
Quando una persona vive male cerca di trovare delle strade per migliorare la propria
vita. I romeni che si trovano in Italia sono lì soprattutto per motivi di lavoro e
quindi non sono in Italia per una scelta gioiosa, ma sono in Italia per guadagnare
ed aiutare le loro famiglie a casa che soffrono. Soprattutto i bambini soffrono molto
della mancanza dei genitori che sono immigrati in diversi Paesi per poter lavorare.
Certo è vero che in questi Paesi arrivano anche persone che non hanno desiderio di
lavorare e di trovare delle strade per migliorarsi, ma hanno desiderio di guadagnare
subito e in modo molto facile. Si arriva così alla criminalità. Possiamo distinguere
fra questi tipi di persone, ma non si può certo parlare di una caratteristica specifica
del popolo romeno.
D. – La sua esperienza a Tor
di Quinto dimostra che ci sono anche dei casi di positiva integrazione tra italiani
e romeni?
R. – Sì e di questo possono dare testimonianza
gli stessi italiani che ospitano a casa badanti romene. Ho incontrato, quando andavo
a visitare gli ammalati a Roma, tante badanti romene e delle quali gli italiani mi
dicevano soltanto parole di affetto e di stima. Questo mi dava molta gioia.