Ballottaggio presidenziale in Guatemala: la Chiesa esorta il futuro presidente a perseguire
il bene comune
Ballottaggio presidenziale in Guatemala: oltre 6 milioni di elettori saranno chiamati
domani al ballottaggio per eleggere il nuovo capo di Stato. A sfidarsi sono Alvaro
Colom (28,23% dei voti al primo turno) dell’Unione nazionale della speranza (UNE)
e l’ex generale Otto Pérez Molina (23,51%) del Partito patriottico (PP). La Chiesa
del Guatemala ha invitato gli elettori a recarsi alle urne ed esortato il futuro presidente
a perseguire il bene comune. Il servizio di Luis Badilla:
La Conferenza
episcopale guatemalteca esorta tutti i cittadini “a partecipare, in modo consapevole
e responsabile”, alla consultazione; i presuli, in un documento dello scorso 12 ottobre,
ricordano anche che “la legittimità dell’elezione presidenziale dipenderà dalla percentuale
di elettori che andrà a votare”. Ai candidati si chiede, inoltre, un “superiore sforzo
con lo scopo di alzare il livello civico della campagna elettorale”; vengono poi condannati
“gli attacchi personali” poiché “non aiutano a costruire un’immagine seria e responsabile
dei candidati stessi”. Occorre ricordare – aggiungono quindi i presuli - cha nell’ottica
cristiana l’autorità è sempre al servizio del raggiungimento del bene comune. La Chiesa
cattolica – si legge nel testo - non fornisce indicazioni di voto ma ogni cittadino,
deve decidere, in coscienza, a chi dare la propria preferenza; ed ogni cattolico –
affermano - deve chiedere a Dio che lo illumini nella propria decisione”. In un altro
documento dello scorso 10 agosto, i vescovi del Guatemala, sottolineano poi che “votare
per un candidato sul quale gravano sospetti di legami con il crimine organizzato e
con il narcotraffico, sarebbe un’azione moralmente non corretta”: costituirebbe, nell'ipotesi
migliore, una grande irresponsabilità e, in quella peggiore, sarebbe complicità”.
I presuli accolgono anche, come un gesto molto positivo, l’approvazione, da parte
del Parlamento, della Commissione internazionale contro l’impunità; questa Commissione
dovrebbe contribuire ad abbassare i tassi di impunità, in Guatemala tra i più alti
del mondo. Tra questi crimini, mai chiariti abbastanza, c’è anche quello di mons.
Juan Gerardi, ucciso il 26 aprile del 1998. I vescovi prendono atto della chiusura,
con numerose condanne, dopo 19 anni, della prima fase del processo, ma chiedono ulteriori
indagini per individuare gli autori intellettuali e i mandanti del delitto. “La Chiesa
– concludono - è sempre disponibile al perdono, e ovviamente anche in questo caso,
ma prima esige di sapere chi deve perdonare”.