2007-11-02 12:13:26

Nel giorno della Commemorazione dei fedeli defunti il Papa si reca nelle Grotte Vaticane per pregare accanto alle Tombe dei Papi


Nel giorno in cui la Chiesa commemora i fedeli defunti, Benedetto XVI si reca, oggi alle 18.30, nelle Grotte Vaticane per un momento di preghiera in privato in suffragio dei Pontefici lì sepolti e per tutti i defunti. Ieri il Papa, all’Angelus in Piazza San Pietro, ha invitato a pregare per quanti hanno terminato la vita terrena, “offrendo anche le sofferenze e le fatiche quotidiane affinché, completamente purificati, essi siano ammessi a godere in eterno la luce e la pace del Signore”. Benedetto XVI più volte in questi due anni e mezzo di Pontificato ha esortato a guardare “all’enigma della morte con serenità e speranza”, lasciandosi illuminare dalla fede nella risurrezione. Ma ascoltiamo le sue parole in questo servizio di Sergio Centofanti.RealAudioMP3


“Della morte del corpo non c’è da aver paura, ci ricorda la fede: sia che viviamo, sia che moriamo, siamo con il Signore”.

 
Così il Papa all’Angelus del 5 novembre dell’anno scorso. Ma Benedetto XVI sottolinea anche le strane dimenticanze dell’uomo moderno che spesso vive come se Dio non esistesse:

 
“L’uomo moderno l’aspetta ancora questa vita eterna, o ritiene che essa appartenga a una mitologia ormai superata? In questo nostro tempo, più che nel passato, si è talmente assorbiti dalle cose terrene, che talora riesce difficile pensare a Dio come protagonista della storia e della nostra stessa vita. L’esistenza umana però, per sua natura, è protesa a qualcosa di più grande, che la trascenda; è insopprimibile nell’essere umano l’anelito alla giustizia, alla verità, alla felicità piena”. (Udienza generale del 2 novembre 2005)

 
“L’enigma della morte” – spiega il Papa – s’intreccia dunque con “la questione di come vivere bene, come trovare la felicità” e nello stesso tempo con l’attesa “di un giudizio finale che ristabilisca la giustizia” che ha come metro l’amore di Cristo:
 
“Felice l'uomo che dona; felice l'uomo che non utilizza la vita per se stesso, ma dona; felice l'uomo che è misericordioso, buono e giusto; felice l'uomo che vive nell'amore di Dio e del prossimo. Così viviamo bene e così non dobbiamo aver paura della morte, perché siamo nella felicità che viene da Dio e che dura sempre”.(Udienza generale del 2 novembre 2005)







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