Emergenza umanitaria in Somalia. Scontri e violenze a Mogadiscio, almeno 90 mila le
persone in fuga
In Somalia, la popolazione civile è in balia degli scontri tra le fazioni locali,
inaspritisi dopo le recenti dimissioni del primo ministro, Alì Mohamed Ghedi. Decine
le vittime negli ultimi tre giorni di combattimenti, che stanno sconvolgendo la capitale
Mogadiscio. Molte organizzazioni umanitarie riferiscono di difficoltà nei soccorsi
per quella che è ormai definita una vera e propria “catastrofe umanitaria”. Con il
consenso del governo di transizione, riferisce l’agenzia MISNA, il Programma Alimentare
Mondiale (PAM) riprende la distribuzione di cibo agli sfollati: era stata sospesa
lo scorso 17 ottobre, dopo l’arresto del responsabile ONU in Somalia. Nel fine settimana,
informa l’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati (ACNUR), sono circa 90 mila le persone
in fuga dalle violenze che si sommano alle altre decine di migliaia di profughi. Sulla
gravissima situazione somala Giancarlo La Vella ha raccolto il commento di
Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato dell’ONU per i Rifugiati:
R. -
Il dramma della guerra è assolutamente legato a quello degli sfollati e dei rifugiati.
Un’altra conseguenza terribile sulla popolazione somala è il fatto che molti tentano
la fortuna affidandosi ai trafficanti di uomini per attraversare il Golfo di Aden
e arrivare nello Yemen. Una direttrice, questa, che semina centinaia di vittime perché
i trafficanti sono armati e spesso, a scopo intimidatorio, rivolgono le armi contro
i somali che tentano di mettersi in salvo.
D. -
Un’emergenza che rischia di allargarsi a macchia d’olio anche ad altri Paesi?
R.
- Le conseguenze le vediamo anche andando a Lampedusa: nelle ultime settimane sono
arrivati somali in fuga dal loro Paese, dopo due mesi di viaggio, e ci hanno raccontato
di una situazione completamente fuori controllo. Non c’è da meravigliarsi se anche
da noi qualcuno arrivi in cerca di protezione. Non si possono lasciare queste situazioni
per troppo tempo in balia degli eventi, senza una gestione e senza che la comunità
internazionale se ne faccia carica. E’ necessario risolverle.
D. -
Che cosa può fare la comunità internazionale, che sembra purtroppo avere le mani legate
in una situazione così difficile?
R. - La situazione
in Somalia è sicuramente molto difficile, anche perché è sfuggita di mano da decenni.
Bisognerebbe, però, riuscire ad investire il più possibile sul rilancio di un negoziato
serio di pace, in cui tutte le parti in causa vengano sollecitate a sedersi ad un
tavolo per trovare una soluzione.
- Turchia-Iraq. Si apre oggi
a Istanbul la Conferenza sull’Iraq a cui prenderanno parte i ministri dei 5 Paesi
membri del Consiglio di sicurezza dell’ONU, più quelli del G8. Sul tavolo, anche la
tensione tra Baghad e Ankara. In Turchia è arrivata il segretario di Stato americano,
Condoleezza Rice, che cercherà di convincere Erdogan a non intervenire militarmente
contro i ribelli curdi nel nord dell’Iraq. Nel Paese del Golfo, intanto, un soldato
polacco è rimasto ucciso e altri tre sono rimasti feriti nell’esplosione di una mina
artigianale.
- Medio Oriente. Il presidente dell’Autorità nazionale
palestinese (ANP), Abu Mazen, ha oggi incontrato a Ramallah alcuni dirigenti di Hamas
in Cisgiordania. Si tratta della prima riunione dopo la violenta presa del potere
del movimento islamico nella Striscia di Gaza, alcuni mesi fa. In una dichiarazione,
il presidente dell’ANP ha comunque ribadito che non è possibile alcun dialogo politico
con Hamas “finchè - ha aggiunto - non sarà annullato il colpo di mano nel giugno scorso”.
- ONU-Pena di morte. Cinque milioni di firme contro la pena di morte
saranno presentate oggi al presidente dell’Assemblea generale dell’ONU, Srgian Kerim,
da una delegazione composta dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla World Coalition
Against the Death Penalty. L’incontro sarà seguito da una conferenza stampa alla
quale interverrà in video il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Consiglio
pontificio Giustizia e Pace. Solo ieri pomeriggio, presso la terza commissione dell’assemblea
generale, Brasile e Nuova Zelanda a nome di 72 Paesi hanno deposto la bozza di risoluzione
sulla moratoria. Da New York, ci riferisce Elena Molinari:
La battaglia
per fermare la mano del boia in tutto il mondo ha fatto ieri un passo decisivo. Una
moratoria sulla pena di morte ha ora una possibilità, dopo che all’ONU 72 Paesi hanno
depositato un testo storico: una Risoluzione che chiede a tutti gli stati che mantengono
la pena capitale di stabilire una moratoria sulle esecuzioni in vista della loro abolizione.
L’Assemblea generale chiede, inoltre, al segretario Ban Ki-moon di far rapporto sull’attuazione
del testo all’apertura dell’Assemblea del settembre 2008. A questo punto comincia,
però, la vera battaglia: come ha ricordato ieri l’ambasciatore italiano all’ONU, Spatafora,
“la risoluzione depositata, al termine una lunga maratona negoziale, non è infatti
vincolante, ma come tutti i testi varati dall’Assemblea generale ha un forte peso
morale”. Il testo, inoltre, dovrà affrontare l’ostracismo di Paesi come l’Egitto,
Singapore, di alcuni Paesi caraibici e degli Stati Uniti, determinati ad affondarla
con emendamenti killer o mozioni di non luogo a procedere. Ma se tutto andrà come
previsto, il testo verrà discusso e votato in Assemblea a metà dicembre. (Da New York,
Elena Molinari, per la Radio Vaticana)
- Birmania. Alla vigilia
dell’arrivo nel Paese asiatico dell’inviato dell’ONU, Ibrahim Gambari, la Giunta militare
ha liberato 46 dissidenti appartenenti alla Lega nazionale per la democrazia, il partito
del Premio Nobel, Aung San Suu Kyi. Erano stati arrestati durante le manifestazioni
di protesta di settembre. Stando ad alcune fonti, il regime sarebbe in procinto di
espellere il rappresentante delle Nazioni Unite nel Paese, CharlesPetrie, che qualche
settimana fa aveva denunciato l’aggravarsi della povertà nella zona. Per il secondo
giorno consecutivo, resta difficile il collegamento ad internet ma è possibile la
navigazione solo sui siti locali.
- Sri Lanka. Duro colpo inferto alle
Tigri Tamil. Le forze governative hanno ucciso in un raid aereo un loro leader: si
tratta di un dirigente dell’ala politica dell’organizzazione. Nell’azione sono rimaste
sul terreno anche altre cinque persone.
- Pakistan. Almeno cinque i
morti causati da un'esplosione che ha distrutto un covo di combattenti affiliati ai
talebani alla periferia di Miranshah, nel distretto pakistano del Nord Waziristan.
Numerosi i feriti e tre le abitazioni distrutte. Stando a quanto riferiscono testimoni
e autorità locali, a colpire le costruzioni nei pressi di una scuola religiosa gestita
da mujaheddin, sarebbe stato un missile lanciato da un aereo senza pilota.
-
Caraibi-Noël. Da tempesta tropicale, Noël evolve al grado di uragano. Nel suo
passaggio a Santo Domingo e Haiti, ha provocato 114 vittime, lasciando migliaia di
uomini senzatetto e distruggendo coltivazioni e infrastrutture. Arrivando alle Bahamas,
i suoi venti hanno raggiunto la velocità di 120 chilometri orari ed ora il centro
del vortice si trova a un migliaio di chilometri a sud-ovest delle Bermuda. I meterologi
prevedono che nelle prossime 24 ore la corsa dell’uragano troverà un’accelerazione.
Solo più tardi il ciclone si indebolirà ed è possibile che, entro sabato, perda le
caratteristiche di uragano. Mentre cominciano ad arrivare gli aiuti internazionali
ad Haiti e nella Repubblica Dominicana, l’ONU ha annunciato l’invio di specialisti
che analizzeranno l’entità dei danni e pianificheranno altri interventi. Il Centro
nazionale uragani della Florida prevede che il 14.mo uragano della stagione possa
proseguire la sua corsa lungo la costa atlantica degli Stati Uniti raggiungendo il
Canada.
- Messico uragano. Sono circa un milione le persone colpite
dalle piogge torrenziali che da una settimana stanno flagellano lo stato di Tabasco,
nel sud del Messico. Al momento, si registra una sola vittima mentre 300 mila persone
sarebbero intrappolate nelle loro abitazioni, e a decine, stando a quanto riportano
le tv locali, sarebbero i dispersi. Per l’agenzia missionaria MISNA, nello stato sono
850 le località colpite: l’80 per cento del territorio è coperto dalle acque e l’intera
produzione agricola è andata distrutta. Mancano cibo, acqua potabile, gas, medicinali
e servizi ospedalieri. Villahermosa, capitale del Tabasco, è quasi completamente inondata,
si teme il rischio di epidemie e la paura dei saccheggi spinge molti a restare in
casa. Migliaia di militari sono mobilitati per le operazioni di salvataggio. "La situazione
è straordinariamente grave", ha confermato il presidente messicano Felipe Calderon,
che nella notte si è rivolto alla popolazione chiedendo aiuti. Immediato il confronto
con l’uragano Katrina che nell’estate del 2005 sconvolse la città di New Orleans.
- Georgia. Nuove manifestazioni di piazza nella ex Repubblica sovietica
dopo la “rivoluzione delle rose” nel 2004 che portò al potere il presidente Mikhail
Saakashvili. Proprio oggi, contro il capo dello stato, scende in strada l’opposizione
che chiede elezioni anticipate in primavera e non in autunno come previsto ma anche
una nuova legge elettorale. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli
e Claudia di Lorenzi)
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