2007-11-01 12:11:46

La figura di Benedetto XVI vista dai mass media, al centro di un incontro di studio a Roma


"La figura di Benedetto XVI dopo Loreto, Austria e Napoli": è il titolo di un incontro di studio che si è svolto in questi giorni presso il nuovo Polo DAMS dell'Università degli Studi Roma Tre della capitale. Scopo dell'evento è stato quello di analizzare il rapporto tra il Papa e i media alla luce dei viaggi pastorali più recenti. Fabio Colagrande ne ha parlato con uno dei partecipanti, il sociologo Giampiero Gamaleri:RealAudioMP3

 
R. – Da questa analisi molto minuziosa che è stata fatta è derivata una visione dell’attenzione della stampa verso il Santo Padre, quando ci sono degli elementi ad effetto di tipo nazionale e internazionale, quando c’è un intervento ad alto tasso di effetto politico e sociale, mentre invece c’è una disattenzione verso il pensiero del Santo Padre. Per spiegarmi, mentre il discorso di Ratisbona che, come sappiamo, ha suscitato incomprensioni e polemiche, ha avuto il 33 per cento di tutti gli articoli apparsi nel biennio di Pontificato, l’Enciclica “Deus caritas est” ha avuto solo il 4 per cento. Ciò vuol dire che quando il Papa propone un pensiero più riflessivo, una riflessione più pacata, un richiamo religioso più profondo, l’opinione pubblica è distratta. Quando capita invece qualche fiammata, qualche scoop, allora l’opinione pubblica si mobilita.

 
D. – Come studioso di comunicazione dove rintraccia le cause di questo fenomeno?

 
R. – Oggi naturalmente la comunicazione – lo vediamo tutti - è molto stressata, cerca sempre lo scandalo. Questo è evidente a tutti. Le tinte sono sempre più forti, la concorrenza tra televisione, radio, giornali è tale, per cui si va sempre a cercare il pettegolezzo, il gossip. Quindi, c’è un difetto certamente dei media, da cui però loro stessi difficilmente riescono a sottrarsi, perché è una tendenza che si autoalimenta. D’altra parte, si pone anche il problema di aiutare il Santo Padre ad un tipo di esposizione che possa avere più presa. Questo credo si sia manifestato in modo molto, molto efficace almeno in due circostanze recenti. Una a Loreto, dove il dialogo a braccio, senza necessità di leggere i testi, che lui ha intessuto con i ragazzi, è stato un momento veramente forte nel rapporto con i giovani, che è un rapporto che la Chiesa deve privilegiare. Il secondo caso è stato a Napoli, sulla scia del cardinale Sepe. Nel parlare espressamente dei mali della città, della camorra, e poi nell’entrare veramente dentro l’animo della popolazione, si è manifestato con tanta evidenza, tanto che poi anche i mass media hanno dovuto riflettere su questa apertura indiscussa del Santo Padre.

 
D. – Nell’opinione comune prevale spesso l’idea di un Papa Benedetto che è in qualche modo meno mediatico del suo predecessore. Lei come esperto di questi temi che idea si è fatto?

 
R. – Devo convenire con l’idea che è stata manifestata durante il Convegno da padre Lombardi, che ha detto: “Meno male che un Papa è diverso dall’altro”, altrimenti non ci sarebbe neppure la storia della Chiesa, che mette in evidenza personalità diverse. Quindi, un errore che è stato compiuto è stato quello di parametrare la figura di Benedetto XVI esclusivamente con il suo predecessore. Ciascun Pontefice ha il suo carisma e come tale deve essere evidentemente riconosciuto e valorizzato.







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