2007-11-01 15:03:45

I curdi del PKK chiedono ad Ankara un piano di pace


Nessuna chiusura dello spazio aereo della Turchia ai voli da e per il nord dell’Iraq. Lo ha chiarito lo stesso premier turco Erdogan all’indomani della decisione del suo governo di attuare sanzioni nei confronti del PKK e dei suoi sostenitori. Intanto i ribelli curdi chiedono alla Turchia un piano di pace. Il nostro servizio:RealAudioMP3

Vigilia agitata della conferenza di Instanbul, dove ufficialmente si discuterà della sicurezza in Iraq ma dove, con ogni probabilità, si affronterà la crescente tensione tra Baghdad e Ankara sul Kurdistan iracheno, base dei ribelli del PKK. Lo stesso premier turco Erdogan si è affrettato a smentire la notizia della chiusura dello spazio aereo per i voli diretti sull’Iraq settentrionale come misura repressiva contro i curdi iracheni accusati di supportare i separatisti turchi. Sarebbe stato il primo provvedimento dopo il via libera del governo, giunto ieri, alle sanzioni contro il PKK ma anche contro chi lo sostiene “considerato -ha detto Erdogan- allo stesso modo ‘terrorista’”. Alcuni provvedimenti sono stati già messi in pratica ha precisato il ministro degli Esteri turco, Ali Babacan, che ha parlato poi di un’eventuale azione militare sostenendo che non si tratterà di una “invasione”. Intanto oggi è giunto l’invito ad Ankara di un leader dei ribelli curdi per mettere a punto “un piano di pace” e per liberare il loro capo Abdullah Ocalan, detenuto dal 1999. “Chiedo alla Turchia – ha detto il dirigente del PKK- di riconoscere i loro diritti ai curdi, i loro diritti nazionali, culturali, linguistici, politici ad esprimersi liberamente”. Mentre sembra sempre più probabile una incursione turca nel nord dell’Iraq, molti Paesi hanno chiesto ad Ankara di agire con calma. Un portavoce del Pentagono, Geoff Morell, ha reso noto che gli Stati Uniti stanno fornendo alla Turchia un intelligence operativa per individuare le posizioni dei guerriglieri curdi nel nord dell’Iraq. Sarebbero infatti in arrivo nella zona aerei spia americani. Infine non si fermano le operazioni militari nella parte orientale della Turchia, ieri 15 ribelli sono stati uccisi.

- Iraq. Ennesima mattinata di sangue. Sono sedici le vittime in diversi attacchi avvenuti a Baghdad e Baquba. L’esplosione di una bomba nella capitale irachena ha provocato l’uccisione di cinque persone ed il ferimento di altre sei. Secondo fonti della polizia, nel mirino degli attentatori c’erano alcuni membri di un gruppo che si batte contro il terrorismo ed in particolare contro Al Qaeda. A Baquba un ordigno esploso ha ucciso sei poliziotti.

- Afghanistan. Duri combattimenti sono scoppiati da tre giorni nella provincia occidentale di Farah. Il bilancio è di almeno 50 talebani e 14 militari afghani uccisi mentre altri 9 soldati sono stati catturati dagli insorti. Intanto si segnalano ancora vittime tra i civili: due bambini e 16 talebani hanno perso la vita in due distinti raid aerei americani nel sud e nell'est dell’Afghanistan. Le forze della coalizione hanno aperto un’inchiesta per fare luce sull’accaduto.

- Pakistan. La Corte suprema pakistana ha aggiornato al 12 novembre l’udienza nella quale si pronuncerà sulla validità delle elezioni presidenziali dello scorso 6 ottobre, vinte da Musharaff ma contestate dall’opposizione per l’incostituzionalità della doppia carica di Musharaff come capo delle Forze armate e presidente del Paese. Intanto dopo due settimane di permanenza in Pakistan, segnate dal sanguinoso attentato di Karachi costato la vita a 139 persone, l’ex premier Benazir Bhutto è partita per Dubai per motivi personali. Nel Paese non si ferma l’ondata di violenza: sono 70 gli insorti islamici uccisi in due giorni di combattimenti nel nord-ovest del Paese. Otto le vittime in un attacco kamikaze nella provincia centrale del Punjab, obiettivo dell’attentatore era un autobus carico di militari.

- Cisgiordania. I militari israeliani hanno fermato, dopo tre anni di latitanza, un capo militare di Hamas: Omar Tirawi, 41 anni, alto ufficiale delle Brigate Ezzedin al-Qassam, il braccio armato del movimento radicale palestinese. L’uomo si è arreso dopo che i soldati avevano circondato la sua casa di Nablus. Non si ferma il lancio di razzi Qassam dalla Striscia di Gaza: alcuni sparati in mattinata hanno colpito diversi edifici della città israeliana di Sderot causando pesanti danni.

- Birmania. All’indomani delle nuove proteste dei monaci buddisti, la Giunta militare ha rilasciato 32 persone arrestate circa un mese fa. Si tratta in larga parte di esponenti della Lega Nazionale per la Democrazia, il partito della leader dissidente e Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi. Il gesto del regime arriva a pochi giorni dalla seconda visita nel Paese dell’inviato ONU per la Birmania, Ibrahim Gambari, “per facilitare – ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon - il dialogo tra il governo e i leader delle manifestazioni”. Sempre il numero uno del Palazzo di Vetro, parlando con i giornalisti al termine dell’Assemblea generale dell’ONU, ha chiesto ancora una volta il rilascio dei detenuti arrestati durante la repressione di settembre.

- Nucleare iraniano. Attesa per l’incontro, domani a Londra, tra i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU più la Germania. La Cina ha ribadito di voler spingere verso una soluzione diplomatica della crisi innescata dal rifiuto di Teheran di bloccare il suo programma di arricchimento dell’uranio.

- Nucleare nordcoreano. Nel prossimo fine settimana, i tecnici statunitensi inizieranno a smantellare le installazioni atomiche di Yongbyon, applicando così gli accordi sul disarmo sottoscritti a Pechino, a febbraio, nell’ambito dei colloqui a sei tra le due Coree, USA, Cina, Giappone e Russia. Come contropartita, Pyongyang riceverà un milione di tonnellate di petrolio dalla comunità internazionale.

- Italia. Massimo impegno affinché episodi simili non si ripetano. E’ quanto ha detto il premier italiano Romano Prodi dopo l’aggressione e la violenza ad una donna, Giovanna Reggiani, avvenuta martedì a Roma. In carcere con l’accusa di tentato omicidio c’è un romeno che, secondo la testimonianza di una sua connazionale, ha aggredito la vittima nei pressi della sua baracca a Tor di Quinto e poi ne ha gettato il corpo in un fossato. Ora la donna è ricoverata in ospedale, il bollettino medico parla di “flebile attività cerebrale”. A Roma sono giunti tre investigatori romeni per aiutare i colleghi italiani,che domani sentiranno il fermato, mentre le forze dell’ordine hanno controllato gran parte delle baraccopoli presenti nella capitale.

- ONU-Sudan. E’ stata prorogata fino al 30 aprile 2008 la missione delle Nazioni Unite nel Paese africano. Lo ha deciso il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che ha nuovamente invitato il governo di Khartoum e il Movimento per la liberazione del popolo sudanese a rispettare gli accordi di pace del 2005. Nel documento si ribadisce l’importanza della missione ibrida ONU-Unione Africana in Darfur che verrà dispiegata a fine anno. Il prolungamento del termine della missione giunge nella settimana in cui è fallita la conferenza sul Darfur di Sirte, in Libia, disertata dai maggiori gruppi ribelli.

- Etiopia. Il ministro etiope degli affari esteri, Seyoum Mesfin, ha riaffermato il sostegno del suo Paese al governo di transizione somalo. In un’intervista televisiva, seguita all’incontro con il presidente somalo Abdullahi Ahmed Yusuf, a Baïdoa, Mesfin ha dichiarato che “L’Etiopia continuerà a sostenere la Somalia nei suoi sforzi per la stabilità e fornirà tutta l’assistenza necessaria per trovare un successore al primo ministro Ali Mohamed Gedi”. Quest’ultimo si è dimesso lunedì aggravando la situazione politica del Paese, in guerra civile da 16 anni.

- Bambini-Ciad. Si allarga l’inchiesta su una ONG accusata di aver prelevato oltre cento bambini in Ciad per farli adottare in Francia. Secondo un rapporto congiunto dell’UNICEF, dell’ACNUR e del Comitato internazionale della Croce Rossa, molti dei minori, provenienti da villaggi al confine fra Ciad e Sudan, non sono orfani ed hanno almeno un parente stretto in vita.

- Russia. Potrebbe essere stata opera di un kamikaze l’attentato avvenuto ieri nella provincia russa di Samara, costato la vita a 8 persone e che ha provocato 56 feriti. La polizia ritiene che l’attentatore sia una delle vittime che ieri ha fatto saltare in aria un ordigno all’interno di un autobus di linea a Togliatti, città sul fiume Volga. Nella sua abitazione, le forze dell’ordine hanno rinvenuto componenti di una bomba simile a quella esplosa sul mezzo.

- Bosnia-Erzegovina. Dimissioni per il primo ministro bosniaco Nicolas Spiric. Il premier, di etnia serba, rifiuta le riforme istituzionali imposte dal rappresentante della comunità internazionale a Sarajevo, Miroslav Lajcak, volte a consolidare l'unità del Paese e favorirne il cammino d'integrazione europea. Spiric ha affermato che non si possono rompere gli equilibri interni fra le etnie della Bosnia: serba, croata e bosniaca-musulmana.

-Petrolio. Continua l’ascesa del prezzo del petrolio sui mercati asiatici. L’oro nero ha raggiunto il record di 96,24 dollari al barile, dopo il nuovo abbassamento dei tassi della Federal Reserve americana (FED) e il forte calo delle scorte di brut negli Stati Uniti. Le attuali quotazioni lo vedono a 96 dollari. Anche il brent, il greggio di riferimento europeo, segna a Londra un nuovo record storico a 91,71 dollari al barile. I timori di ulteriori aumenti sono fugati dal commissario UE, Andris Piebalgs, che afferma che il mercato è ben rifornito e non esistono motivi per cui il prezzo del greggio arrivi a 100 dollari al barile. Piebalgas aggiunge che l'OPEC dovrebbe aumentare la produzione di petrolio per ridurre le preoccupazioni relative a possibili interruzioni nella fornitura che hanno contribuito a spingere in alto le quotazioni.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Claudia Di Lorenzi)

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 305

 
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