Sviluppo sostenibile e sfide ambientali al centro dell'intervento all'ONU di mons.
Celestino Migliore
L’emergenza ambientale è una sfida morale e lo sradicamento della povertà resta un
obiettivo prioritario per lo sviluppo sostenibile. Sono alcune delle affermazioni
dell’osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, l'arcivescovo
Celestino Migliore, durante la 62.ma sessione dell’Assemblea generale dell’ONU. Nel
suo intervento, l’arcivescovo sottolinea poi che la tutela dell’ambiente non è da
considerarsi in opposizione allo sviluppo. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
“La protezione
dell’ambiente - afferma mons. Migliore - implica una visione più positiva della vita
umana”: l’uomo, sostiene l’arcivescovo, non va considerato come una minaccia ma “si
deve ritenere responsabile della cura dell’ambiente”. In questo senso - osserva il
presule - non ci deve essere opposizione tra vita umana e ambiente perché si tratta
di “un alleanza inseparabile”. Mons. Migliore afferma, inoltre, che “il dovere di
proteggere l’ambiente non deve essere sacrificato sull’altare dell’economia. L’emergenza
ambientale diventa quindi “una sfida morale” che rende necessario l’analisi dell’utilizzo
e della distribuzione delle risorse della terra. E una sfida - ribadisce l’arcivescovo
- che ci esorta “a vivere in armonia con l’ambiente”. L’ambiente - sottolinea - è
inseparabile da questioni quali economia, pace e giustizia, interessi nazionali e
solidarietà internazionale. Mentre si cerca quindi di trovare la strada migliore per
proteggere l’ambiente, si deve anche lavorare per promuovere “la giustizia tra società
e nazioni”. Si deve poi considerare come oggi in molti Paesi i poveri siano maggiormente
a contatto con il degrado ambientale: sono infatti i più poveri - afferma l’osservatore
permanente della Santa Sede - a vivere “in terre inquinate, in aree vicine a depositi
tossici e in proprietà altrui senza avere alcun accesso a servizi di base”. Molti
coltivatori poveri disboscano, inoltre, foreste per sopravvivere e questo alimenta
un circolo vizioso di povertà e degrado ambientale.
Tuttavia,
lo scenario odierno non presenta solo lati oscuri: tra i segni di incoraggiamento,
mons. Migliore indica un più sviluppato senso di responsabilità del grande pubblico
su temi ambientali. E’ poi incoraggiante anche che molte persone, in seguito a previsioni
catastrofiche per i cambiamenti climatici, si preoccupino di questioni legate all’ambiente.
“Il degrado ambientale innescato da modelli di sviluppo economico - sostiene inoltre
il presule - fa capire che lo sviluppo non si realizza con un aumento meramente quantitativo
di produzione, ma con approcci equilibrati alla produzione” che contemplino il rispetto
dei diritti degli operai e la protezione dell’ambiente. La speranza - dichiara mons.
Migliore - è che questi segni positivi possano condurre al consolidamento di una visione
capace di promuovere il progresso umano. Una visione - spiega - che si fondi sul rispetto
della natura e su una solidarietà internazionale, nella quale “la responsabilità per
l’ambiente sia ripartita equamente e proporzionalmente tra Paesi ricchi e Stati poveri”.
E’ necessario accertarsi presso le autorità - sottolinea il presule - che questi segnali
promettenti “si traducano in politiche pubbliche capaci di arrestare, invertire e
impedire il deperimento ambientale”. Le leggi - dice mons. Migliore - non sono sufficienti
per alterare il comportamento. Il cambiamento - conclude - richiede relazioni più
eque tra Stati, “l'impegno personale e la convinzione etica del valore della solidarietà”.