L'ONU avverte: coltivare grano per produrre benzina è un crimine contro l'umanità
L’ecobenzina infiamma i prezzi di generi alimentari, soprattutto nei Paesi poveri:
le coltivazioni di grano sono infatti, sempre più spesso, sostituite dal mais o da
girasoli, da cui si ricava un ecocarburante, il biodiesel. Si sottrae così terra coltivabile
per destinarla ai carburanti e si commette, secondo l’inviato speciale dell’ONU per
il diritto al cibo, Jean Ziegler, “un crimine contro l’umanità”. Attualmente nel mondo
sono più di 854 milioni le persone che soffrono la fame. La situazione sembra purtroppo
destinata a peggiorare: a causa della riduzione di terre disponibili, la quotazione
del granturco ha raggiunto infatti, record storici. Man mano che la popolazione mondiale
aumenta, diminuisce infatti la quantità di terra coltivabile e questo alimenta una
brusca accelerazione dei prezzi del cibo che segue dinamiche diverse nelle varie regioni
del mondo: nei Paesi industrializzati, secondo dati del Fondo monetario internazionale,
il rincaro di generi alimentari non sembra avere conseguenze importanti sull’inflazione
generale. Negli Stati emergenti la cosiddetta inflazione alimentare si aggira invece
intorno al 9%. Questo perché in una società povera è maggiore la quota di salario
destinata agli alimenti. Un consumatore americano, ad esempio, spende in media per
mangiare il 10% del suo budget. Un cinese circa il 30% e un abitante di un Paese dell’Africa
subsahariana oltre il 60%. Ma il dato più allarmante è che l’attuale impennata dei
prezzi, secondo l’inviato dell’ONU, deriva non tanto da disastri naturali, quali siccità
e cattivi raccolti, ma da decisioni politiche. L’inviato delle Nazioni Unite accusa,
in particolare, la politica degli Stati Uniti, il maggior esportatore agricolo al
mondo: nei mesi scorsi la Casa Bianca ha scelto, infatti, di incentivare l’utilizzo
di granturco per biocarburanti. L’obiettivo è di rispondere all’emergenza petrolio,
le cui quotazioni continuano a crescere per vari fattori, tra cui la diminuzione delle
scorte statunitensi e la debolezza del dollaro. Ma non è solo il prezzo del petrolio
a salire; è molto più preoccupante, sottolinea l’inviato delle Nazioni Unite, l’aumento
dei prezzi dei generi alimentari nei Paesi più poveri. (A cura di Amedeo Lomonaco)