In Nepal, la Caritas lancia un nuovo progetto contro il traffico di esseri umani
Vigilate contro questa “attività inumana”. E’ l’appello lanciato dal direttore della
Caritas del Nepal, padre Shilas Bogati, presentando un progetto contro il traffico
di esseri umani. “A volte – denuncia la Caritas nepalese ripresa dall'Agenzia AsiaNews
– i familiari della vittima sono coinvolti nel traffico”. In altri casi questa turpe
pratica viene spacciata per “lavoro”. Per questo – avverte la Caritas – occorre che
ogni gruppo religioso svolga attività di informazione ad ogni livello”. La miseria
resta la causa principale del traffico di esseri umani: molti ragazzi vengono sfruttati,
infatti, con il pretesto che viene dato loro un lavoro. Da questo traffico, che riguarda
varie aree del mondo, le organizzazioni criminali ricavano ingenti profitti, da 6
a 12 miliardi l’anno. Secondo gli esperti sono cifre simili a quelle ricavate con
il commercio internazionale di armi e di droga. I trafficanti approfittano di leggi
nazionali spesso inefficaci e, soprattutto, dell’assenza di coordinamento tra le forze
di polizia dei Paesi che cercano di reprimere tali attività criminali. Attività che
prevedono oltre allo sfruttamento nel lavoro, anche la prostituzione di donne e minori.
Secondo varie organizzazioni non governative, giovani donne rapite in Nepal sono vendute
per almeno 1000 dollari prima di essere trasferite in India, dove poi vengono costrette
a prostituirsi. Contro una realtà così drammatica non mancano, comunque, sforzi preziosi.
In Nepal, ad esempio, la Caritas lotta dal 1992 contro i mali sociali, occupandosi
anche del recupero e dell’educazione dei giovani. (A.L.)