A 10 anni dalla messa al bando delle mine antipersona in Italia, ancora alta l'emergenza
per l’uso massiccio di armi indiscriminate
A dieci anni dell’entrata in vigore in Italia della legge 374 per la messa al bando
delle mine antipersona è ancora emergenza per l’uso massiccio di armi indiscriminate.
Il 98% dei morti provocati da tali ordigni sono vittime civili, in maggioranza bambini,
e le centinaie di frammenti diffusi su ampie zone del territorio continuano a provocare
morti, feriti e distruzione per oltre 50 anni. Il progetto di legge che, per rispondere
all’emergenza umanitaria creata dall’uso delle “cluster bombs”, bombe a grappolo,
ha chiesto l’inclusione nella legge 374 delle submunizioni, presentato alla Camera
dei Deputati, è bloccato alla Commissione bilancio per la quantificazione degli oneri
finanziari connessi alla legge in itinere. Ad oggi risulta che le necessarie informazioni
per la quantificazione non sono pervenute nella forma dettagliata necessaria agli
uffici preposti del ministero dell’economia e delle finanze bloccando così di fatto
la legge in oggetto. La campagna italiana contro le mine continua la sua attività
di supporto alla proposta di legge perché l’iter di discussione possa essere ripreso
e portato a termine nel più breve tempo possibile. Ritenendo fondamentale che le submunizioni
"cluster" vengano messe al bando nel minor tempo possibile, ha promosso una petizione
popolare che ha raccolto ben 50 mila adesioni. Una recente risoluzione, approvata
dal Parlamento europeo, e denominata “Verso un trattato internazionale per la messa
al bando delle munizioni a grappolo”, incoraggia l’azione della società civile esattamente
come avvenne per le mine antipersona. Ricordiamo che l’Italia è uno dei 32 produttori
di “cluster bombs” e uno dei 57 detentori di stock. Un’occasione per riflettere potrà
essere il prossimo 5 novembre, Giornata mondiale per l’azione sulle munizioni "cluster".
Maggiori informazioni sul sito www.campagnamine.org. (A cura di Paolo Ondarza)