Italia: dramma dell'immigrazione clandestina. Vittime in Calabria e in Sicilia; Darfur:
fallisce la conferenza di pace in Libia, disertata dai maggiori gruppi ribelli
Dramma dell’immigrazione in Italia. Quattordici le vittime dopo due sbarchi, in Calabria
e in Sicilia, finiti in tragedia. Le autorità temono che il bilancio possa ancora
salire. Il nostro servizio:
Un’imbarcazione
spezzata in più parti sulla battigia al largo di Roccella Jonica, in provincia di
Reggio Calabria. E’ lo scenario che si è presentato ai soccorritori ieri sera. Una
tragedia costata la vita a 7 immigrati palestinesi dei 110, ma alcune fonti dicono
180, che si trovavano a bordo del natante. Il barcone, partito nei giorni scorsi
dalla Turchia, si è arenato su una secca spezzandosi in almeno cinque tronconi,
molte persone sono riuscite a salvarsi nuotando verso la riva, ma altre, travolte
dalle cattive condizioni del mare, non ce l’hanno fatta. Il bilancio già drammatico
sembra però destinato a salire perché di altri 40 clandestini non ci sarebbe più traccia.
Attivati tutti i soccorsi, sulla zona di mare sono presenti i mezzi navali e aerei
dei carabinieri, della Guardia di finanza e della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria.
“Una tragedia immensa, sconvolgente, che addolora particolarmente la Calabria, tradizionale
terra di approdo e di accoglienza per migliaia di disperati”. Così, il presidente
della Regione, Agazio Loiero. Calabria e Sicilia unite oggi da una stessa tragedia:
sono infatti sette i corpi senza vita trovati a Vendicari di Porto Palo, vicino Noto,
dopo il naufragio di un gommone avvenuto nella notte.
- Fonti palestinesi
hanno annunciato che Israele ha iniziato a tagliare le forniture di carburante nei
Territori. Una misura che ieri era stata annunciata da un portavoce del ministero
della Difesa israeliano ma che stamani la radio di Tel Aviv aveva smentito sostenendo
che si attendeva il parere di un consulente legale del governo. I provvedimenti sono
scattati in risposta ai ripetuti lanci di razzi dalla Striscia verso il Neghev, decisi
dopo i duri scontri di giugno tra Hamas e Al Fatah che avevano portato il governo
israeliano a definire i Territori palestinesi come “entità ostile”. La questione era
stata esaminata anche venerdì scorso, nel vertice fra il presidente palestinese Abu
Mazen e il premier israeliano Ehud Olmert, quest’ultimo aveva assicurato il suo impegno
nello scongiurare una crisi umanitaria a Gaza. Intanto il ministero della Sanità palestinese,
nelle mani di Hamas, ha lanciato un allarme per la penuria di medicine nella zona.
-
Offensiva contro i talebani in Afghanistan. Dopo sei ore di battaglia tra i ribelli
e le truppe della coalizione, circa 80 insorti sono rimasti sul terreno. Gli scontri
sono avvenuti nella provincia di Helmand quando un gruppo di guerriglieri stava tentando
di attaccare un convoglio delle forze regolari. Altri talebani, nella provincia di
Kandahar, sono stati bloccati prima che potessero attaccare; cinque gli agenti della
polizia uccisi nell’agguato al convoglio che scortavano su una strada nella provincia
di Nimroz.
- “Tutte le opzioni sono sul tavolo, compresa quella militare, per
mettere fine alle azioni del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK)”. E’ quanto
ha precisato il ministro degli Esteri turco, Ali Babacan, in visita a Teheran dopo
l’incontro con il suo omologo Mottaki, riferendosi alla crisi turco-irachena sulle
basi dei separatisti curdi nel nord dell’Iraq. Mottaki, durante la conferenza stampa
con il rappresentante di Ankara, ha sferrato un nuovo attacco a Stati Uniti e Israele,
considerati responsabili delle azioni del PKK. Un’ipotesi che è stata però smentita
dal ministro degli Esteri turco. Uno sforzo per risolvere pacificamente la crisi tra
Turchia e Iraq è quanto ha chiesto il presidente iracheno Talabani al suo omologo
iraniano Ahmadinejad che oggi vedrà Ali Babacan. Lo stesso Ahmadinejad ieri aveva
avuto un colloquio telefonico con il premier iracheno Al Maliki, entrambi avevano
concordato sulla necessità di “rimanere uniti di fronte alle attività terroristiche
del PKK, che stanno causando danni agli interessi dell’Iraq, dell’Iran e della Turchia”.
Intanto le forze di Ankara hanno annunciato oggi l’uccisione di 20 separatisti curdi
nel corso di scontri a fuoco avvenuti nella provincia turca di Tunceli. Al via anche
una vasta operazione contro i guerriglieri del PKK nella parte centro-orientale del
Paese.
- Sono 8 le vittime per l’esplosione di un’autobomba a Kirkuk, nel
nord dell’Iraq. La deflagrazione è avvenuta nei pressi di una stazione di autobus:
28 le persone rimaste ferite. Gravi i danni alle strutture vicine. Intanto, è stata
grande la partecipazione, ieri in numerose città degli Stati Uniti, alle manifestazioni
indette per chiedere la fine della guerra in Iraq. Secondo fonti del Pentagono il
bilancio delle perdite statunitensi nel Paese del Golfo è di 3.837 morti.
-
Prosegue senza grandi speranze la conferenza di pace sul Darfur, a Sirte in Libia.
Per il leader libico Gheddafi è però da considerarsi fallita visto che la riunione
è stata disertata dai due principali gruppi ribelli. Intanto il governo sudanese decreta
il cessate il fuoco nella martoriata regione. Il nostro servizio:
Si tenta
il tutto per tutto ma ormai lo scenario appare chiaro. La conferenza di Sirte è fallita
nonostante gli sforzi del governo di Khartoum di creare un clima di riconciliazione
annunciando il cessate il fuoco unilaterale. “Una misura necessaria - aveva detto
ieri l’inviato del presidente sudanese El Bashir- per fare avanzare il processo di
pace”. Più duro invece il leader libico Gheddafi che ha criticato l’assenza dei due
maggiori gruppi ribelli il Movimento per l’eguaglianza e la giustizia e l’Esercito
per la liberazione del Sudan. “Evidentemente- ha detto - non hanno bisogno del nostro
aiuto" per mettere fine a un conflitto di natura "tribale”. Un’ assenza già annunciata,
entrambi i gruppi avevano definito la conferenza eccessivamente rappresentativa perché
allargata a piccole fazioni che non godono di ampio sostegno e soprattutto incapace
di dare risposte su temi cruciali come la ridistribuzione delle risorse. I due maggiori
gruppi si sono mostrati però disponibili ad incontri con i mediatori dell’Unione Africana
e dell’ONU per risolvere in maniera definitiva la crisi in Darfur dove, secondo alcune
stime, dal 2003 - data di inizio del conflitto- sono morte oltre 200 mila persone
e oltre due milioni sono gli sfollati. Intanto entro la fine dell’anno arriverà nella
regione sudanese una missione mista ONU-Unione Africana composta da 26 mila uomini.
- Escalation di violenza in Somalia. Centinaia di famiglie sono in fuga
dalla capitale Mogadiscio dove imperversano violenti scontri tra le truppe etiopiche
che sostengono il governo di transizione, guidato dal premier Ali Mohamed Gedi, ed
i ribelli integralisti islamici, tra i quali ci sarebbero membri di Al Qaeda. Dall’alba
di oggi sono ripresi i combattimenti che già hanno provocato 15 vittime. Intanto è
sembra più forte la frattura tra lo stesso primo ministro ed il presidente del Paese
Abdullahi Yusuf, divisi sulla gestione delle risorse petrolifere somale.
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Giornata di elezioni amministrative in Bulgaria dove sette milioni di persone sono
chiamate alle urne. Favorita nei sondaggi l’opposizione di centro-destra guidata dal
sindaco di Sofia, Boiko Borisov, che sembra destinato alla riconferma. Prima del voto,
che si concluderà alle 19, Borisov aveva affermato che, in caso di successo della
sua formazione, il governo dovrebbe indire elezioni anticipate all’inizio del prossimo
anno. L’esecutivo del premier socialista Sergei Stanishev da qualche tempo è in affanno;
i sindacati sono sul piede di guerra per i mancati aumenti salariali, da un mese la
categoria degli insegnanti è in sciopero. Stanishev sta anche fronteggiando l’inflazione
che viaggia al 13 per cento e che si attesta come la più alta d’Europa.
-
Non si ferma la violenza in Sri Lanka. Negli scontri tra esercito e ribelli, avvenuti
nel nord del Paese nel distretto di Vavuniya, 11 guerriglieri appartenenti alle Tigri
Tamil sono rimasti uccisi insieme a due militari.(Panoramica internazionale a cura
di Benedetta Capelli)
Da oggi
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del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 301 E'
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