Il nuovo direttore dell'Osservatore Romano, Giovanni Maria Vian: sarà un foglio di
idee, aperto al dialogo con chi non crede. Spero che sia sempre più letto e discusso
Ieri è uscito in edicola il primo numero dell’Osservatore Romano firmato dal nuovo
direttore, lo storico del cristianesimo Giovanni Maria Vian: in prima pagina
la Lettera di saluto del Papa a Vian. Il nuovo direttore, che tra l’altro ha collaborato
per tanti anni con la Radio Vaticana, ieri pomeriggio, subito dopo l’uscita del giornale,
è venuto nella sede della nostra emittente. Sergio Centofanti lo ha intervistato:
D. Prof.
Vian, quale il messaggio centrale della Lettera del Papa? Cosa l'ha più colpita?
R.
– E' il titolo che abbiamo dato a questa Lettera: esprimere la Chiesa universale nella
collaborazione tra credenti e non credenti, attingendo alla storia del giornale e
alla sua tradizione.
D. – Quale impronta vuole dare
all’Osservatore Romano?
R. – Io ho intitolato il
mio editoriale di presentazione, che è quello tradizionale di ogni nuovo direttore,
“Tradizione e futuro”, attingendo appunto alla storia dell’Osservatore, che è una
storia lunga e autorevole con momenti alti. Noi cercheremo di sviluppare le potenzialità
del giornale, dandogli maggior respiro internazionale, anche per quanto riguarda l’informazione
culturale e religiosa.
D. – Quali saranno le principali
novità?
R. – Abbiamo cercato di semplificare il giornale
dal punto di vista grafico, anche qui guardando al passato, rivisitato naturalmente
con il gusto contemporaneo. E’ un giornale più semplice, con pagine che si parlano
l’una con l’altra. D. – A volte risulta difficile trovare l’Osservatore
nelle edicole. Come risolvere i problemi di distribuzione?
R.
– Questo è un problema annoso. Già ne parlava Montini nel ’61, il futuro Paolo VI,
quando scrisse il celebre articolo per il centenario del quotidiano. E’ un problema
che vedremo di risolvere con il tempo, soprattutto guardando alla presenza in rete
che, per il momento, è di fatto solo simbolica.
D.
– Il cardinale Montini parlava di giornale di idee...
R.
– Sì, si chiedeva come fare dell’Osservatore Romano - che definiva tra l’altro “caro”
- un grande giornale, sviluppando la sua natura più caratteristica, cioè quella di
essere un giornale di idee, un giornale quindi che voglia non soltanto riferire degli
avvenimenti, ma per esempio chiedersi come questi avvenimenti avrebbero dovuto avvenire.
Quindi, un giudizio, una lettura critica della realtà.
D.
– Alla luce del Pontificato di Benedetto XVI, quali sfide vede all’orizzonte per l’Osservatore?
R.
– La sfida più importante è quella che è stata annunciata dal segretario di Stato,
il cardinale Bertone, che rappresenta ai massimi livelli il nostro editore, cioè questa
presenza in rete. La presenza in rete significa anche una presenza in diverse lingue.
In questo modo cercheremo di essere più presenti nel dibattito internazionale, in
questo confronto di idee a cui Benedetto XVI tiene enormemente, per testimoniare Cristo
nel mondo di oggi, per testimoniare la sua verità, ma con una grande fiducia nella
ragione, il che significa con una grande disponibilità al confronto anche con chi
non condivide la fede in Cristo.
D. – I suoi auspici
come direttore dell’Osservatore Romano...
R. – Che sia
un giornale che venga sempre più letto e anche discusso.