L'Argentina alle urne per le presidenziali: favorita Cristina Kirchner
Clima di grande attesa in Argentina per le presidenziali di domani che vedono largamente
favorita Cristina Fernandez Kirchner, moglie di Nestor Kirchner, alla guida del Fronte
per la Vittoria. Giovedì davanti ai suoi sostenitori, ha chiuso la campagna elettorale,
evocando nel suo discorso la dignità del lavoro, la fine dell'impunità e il recupero
delle istituzioni, ma anche il grave problema della disoccupazione. Per vincere al
primo turno dovrà ottenere almeno il 40 per cento dei voti, una percentuale che senz’altro
non raggiungeranno i suoi avversari: l’esponente di centro-sinistra Lilita Carriò
e l’ex ministro dell’economia Roberto Lavagna. Ma il popolo argentino cosa si aspetta
dal nuovo presidente? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Maurizio Chierici,
esperto di America Latina, raggiunto telefonicamente a Buenos Aires:
R. -
L’Argentina si attende una vita normale, che qui non c’è, perchè esistono ancora 10
milioni di poveri su 40 milioni di abitanti. Nel Paese che esporta carne, grano, in
tutto il mondo, la gente muore di fame. E’ in un certo senso schizofrenico, perché
è molto ricco ma anche molto povero. Cresce come la Cina, 9,10 per cento l’anno, ma
ha un’inflazione che ufficialmente non si conosce perchè i tecnici sostengono sia
pari al 20 per cento mentre il governo dice che è al 9.
D. - Molti osservatori
descrivono la signora Kirchner come la nuova Evita Perón. Quanto è vero e quanto questo
parallelo può aiutare la signora a vincere queste elezioni?
R.
- La stessa Carriò che è social-cristiana ma di una sinistra piuttosto radicale, dice
che lei, se vincerà, avrà due ministri peronisti. Anche la Kirchner evoca Evita.
Il grande problema dell’Argentina è proprio quest’atto di fede verso il peronismo
ed è anche la grande debolezza perché il peronismo non è una dottrina sociale, non
è un metodo di governo. E' sostanzialmente nostalgia, è un sentimento profondamente
radicato, soprattutto fra le popolazioni più povere, perché si ha sempre nostalgia
dei tempi passati che sembrano sempre molto belli anche se in realtà non lo erano.
Governare con sentimento è pericoloso perché è un fatto umorale e non ha una spina
dorsale.
D. – Durante la campagna elettorale la signora
Kirchner ha evocato la dignità del lavoro, la fine dell’impunità, il recupero delle
istituzioni, ma anche la disoccupazione: riuscirà a realizzare tutto questo?
R.
– La dignità del lavoro… questo è complicato. Gli stipendi stessi degli insegnanti
sono un disastro, vengono pagati come dieci, dodici anni fa, la situazione è davvero
grave. Un medico in ospedale guadagna 200 euro al mese, lavorando 10 ore al giorno.
E’ un Paese a due velocità: la macroeconomia che vola e la microeconomia, quella quotidiana,
che va male. Bisogna accorciare queste distanze. C'è poi da sottolineare che i Kirchner
hanno fatto tanto, in questo governo, per i diritti umani: hanno riaperto tutti i
processi che incriminavano certi protagonisti del passato e hanno tolto l’immunità.
Questo li ha resi molto popolari, perché il dolore dei 30 mila scomparsi negli anni
della dittatura militare è ancora profondo.
Sulle elezioni presidenziali
e legislative in programma domani e sulle varie consultazioni democratiche tenutesi
quest’anno nel Paese latinoamericano, la Conferenza episcopale argentina ha sottolineato,
in due successivi documenti, alcune priorità. Ce ne parla Luis Badilla:
Analizzando
la situazione dell’Argentina, i vescovi del Paese latinoamericano, nella loro esortazione
dello scorso 23 aprile, ribadiscono il bisogno “di riscoprire sempre il bene comune”
accentuando la “vocazione di cittadini” rispetto a quella “di semplici abitanti”.
Nel documento, i vescovi indicano anche alcune delle sfide prioritarie da tener presenti
nel decidere a chi dare il proprio voto. “La vita - scrivono i presuli - è il primo
dei diritti umani che dobbiamo rispettare”; la famiglia – aggiungono – si fonda sul
“matrimonio tra un uomo ed una donna, di cui è necessario fortificare i diritti”;
il bene comune - si legge inoltre nel testo - deve essere messo al di sopra dei beni
particolari, perché il “suo primato fortifica i tre poteri dello Stato”; si deve dare
priorità - proseguono quindi i vescovi - a misure che garantiscano l’inclusione di
tutti i cittadini e accelerino il federalismo”. Servono quindi politiche sociali che
facciano maturare nella società “la capacità di dialogo e l’abilità per gestire consensi,
orientati verso un progetto comune di nazione”. In un successivo documento del 23
agosto, i vescovi argentini ribadiscono poi che la partecipazione elettorale “esige
la totale conoscenza delle proposte ed il pieno esercizio delle libertà del cittadino”.
Questo – sottolineano - impegna i candidati, chiamati a definire bene il loro programma
di azione politica, ma anche l’elettore che dovrà informarsi sulla dimensione etica
delle proposte. “L’importanza di questo momento esige anche grande trasparenza” onde
evitare le “pratiche demagogiche e pressioni indebite così come ogni forma di clientelismo
e corruzione che finiscono per snaturare la cultura civica”. I presuli tornano quindi
sulla grande questione dell’inclusione sociale, poiché, oggi, l’Argentina cresce a
ritmi sostenuti ma, al tempo stesso aumenta l’iniquità. “La povertà e l’iniquità –
affermano i presuli - continuano ad essere i problemi centrali della società”, nonostante
la crescita economica e gli sforzi realizzati. Una società – concludono i vescovi
argentini – “non cresce necessariamente quando cresce la sua economia, ma quando matura
la sua capacità di dialogo”.