Ripartono a Roma, presso la chiesa di Santa Maria in Traspontina, gli incontri di
Lectio divina
Presso la chiesa parrocchiale di Santa Maria in Traspontina, in Via della Conciliazione,
a Roma, ripartono da domani gli incontri di Lectio divina. Si tratta della
lettura meditata e orante della Sacra Scrittura: una pratica caldeggiata da Benedetto
XVI, che proprio sul tema della Parola di Dio ha convocato per l’ottobre del prossimo
anno in Vaticano un Sinodo dei vescovi. A padre Bruno Secondin, carmelitano,
che guiderà gli incontri, Giovanni Peduto ha chiesto di spiegare che cosa sia
la Lectio divina:
R. –
La Lectio divina rappresenta una esperienza molto antica. Risale ai primi tempi
del cristianesimo, anzi addirittura al mondo ebraico. E’ un modo di ascoltare la Parola,
riflettendoci, con cuore aperto ed attento, perché si depositi nel cuore, trasformi
i pensieri e guidi poi la vita.
D. – Lei, padre
Bruno, ha già guidato diversi corsi. Cosa nasce da una Lectio divina fatta
bene?
R. – L’esperienza che noi abbiamo già da 12
anni, ci dimostra che la gente si innamora della Parola di Dio, vuole davvero conoscerla
con cuore buono e disponibile per metterla in pratica, si sente più portata ad una
fede più profonda e più convinta. Da qui nasce poi una preghiera più autentica, un’attenzione
ai grandi valori della vita cristiana, e quindi alla Liturgia e ai Sacramenti, molto
più precisa ed arricchente.
D. – Benedetto XVI ha
indetto un Sinodo sulla Parola di Dio. Quali sono i suoi auspici?
R.
– Auspica, intanto, che questa esperienza così ricca della Parola di Dio nella Chiesa
a partire dal Concilio, ma anche prima, finalmente si possa in qualche modo vedere,
consolidare in modo che la Parola sia autentica Parola di Dio, nutra la vita dei cristiani
in tutti i suoi aspetti e dia veramente forza interiore per una autenticità cristiana
vissuta e convinta.
D. – Lei ha già letto i ‘Lineamenta’
del prossimo Sinodo, cioè a dire lo schema su cui si dovrà impostare la discussione?
R.
– Sì, si tratta di tre capitoli ed è un testo ancora provvisorio, si capisce. Come
sempre i Lineamenta sono un testo che viene fatto proprio per suscitare partecipazione
e i tre capitoli sono normalmente seguiti da domande specifiche, così che dalle risposte
che arriveranno da tutti gli episcopati, si farà quello che sarà poi il testo base
del Sinodo, che è chiamato ‘Instrumentum laboris’. Io trovo, comunque, molto bello
e ricco il testo dei ‘Lineamenta’, che dovrà ovviamente essere arricchito con i contributi
di tutti le Chiese ed anche degli esperti che vogliono intervenire.
D.
– Lei non trova che fra i cattolici ci sia ancora tanta ignoranza della Sacra Scrittura?
R.
– Sì, il Papa stesso lo riconosce, ma questo non ci deve certo spaventare. Noi abbiamo
una esperienza secolare della Parola di Dio messa un po’ al margine, ma oggi che c’è
un risveglio molto forte, una possibilità di comunicazione molto ricca, noi dobbiamo
fare tutti gli sforzi affinché questa Parola diventi qualitativamente e profondamente
presente.