2007-10-24 15:03:27

Raid turchi nel nord dell'Iraq, ma Ankara precisa: non sono un’offensiva su larga scala ma operazioni mirate


Fonti militari turche hanno dichiarato che, tra domenica e ieri sera, aerei da guerra e soldati hanno attaccato postazioni dei ribelli curdi, sconfinando nel nord Iraq. Si tratta, comunque di operazioni mirate e non dell’inizio di una massiccia incursione. Il nostro servizio:RealAudioMP3


Le fonti di Ankara hanno aggiunto che queste incursioni, già condotte in passato al confine, potranno ripetersi in futuro. Sono operazioni mirate, quelle dei giorni scorsi, che avrebbero provocato la morte di almeno 32 ribelli. Non è ancora partita quindi un’offensiva su larga scala ma restano forti i timori che nella regione si possa innescare una spirale di violenza. Per scongiurare questo scenario, il presidente del Kurdistan iracheno, Massud Barzani, ha chiesto ai ribelli del Partito curdo dei lavoratori (PKK) di porre fine alla lotta armata e di “rinunciare alla violenza e di intraprendere l’azione politica per raggiungere i propri obiettivi”. La presidenza di turno e la Commissione dell’Unione hanno poi condannato gli attacchi compiuti da ribelli del PKK in Turchia. L’Unione Europea ha anche sollecitato i governi di Ankara e Baghdad ad affrontare questo delicato momento “attraverso la cooperazione e nel rispetto della legge internazionale”. Ieri, intanto, l’esecutivo turco ha respinto la proposta di cessate-il-fuoco offerto dai guerriglieri curdi. “Il mio governo - ha detto il ministro degli Esteri, Ali Babacan - non negozia con il gruppo terroristico”. In vista di un eventuale attacco, la Turchia continua a schierare truppe al confine con l’Iraq: sono già 100 mila i soldati turchi inviati nell’area. Un’incursione è possibile in qualsiasi momento, dopo la mozione approvata dal parlamento che autorizza operazioni militari in territorio iracheno.

- Nuovo capitolo sui negoziati per l’adesione della Turchia all’Unione Europea: la Commissione di Bruxelles presenterà la sua periodica relazione sullo stato di avanzamento delle riforme adottate dal governo di Ankara il prossimo 6 novembre. Lo ha annunciato il commissario europeo all’allargamento, Olli Rehn, sottolineando che il processo di avvicinamento deve continuare nell’ambito della cornice negoziale. Rehn ha anche annunciato che, nelle prossime
settimane, potrebbero essere pronti per l'apertura altri due capitoli negoziali sulla protezione dei consumatori e sulle reti transnazionali.

- Prosegue il dialogo per risolvere la crisi nucleare iraniana: dopo i colloqui di ieri, definiti “costruttivi”, l’alto rappresentante per la Politica estera europea, Javier Solana, il nuovo negoziatore iraniano sul nucleare, Said Jalili, e il suo predecessore, Ali Larijiani, hanno incontrato il capo dell’esecutivo italiano, Romano Prodi, ed il ministro degli Esteri, Massimo D’Alema. E’ stato anche annunciato un nuovo incontro alla fine di novembre. Nel Regno Unito, intanto, il premier britannico, Gordon Brown, si è detto pronto a considerare l’ipotesi di maggiori sanzioni contro il governo di Teheran.

- La condizione di più di un milione di profughi iracheni in Siria è stata al centro dei colloqui a Damasco tra il primo ministro siriano, Muhammad Naji al-Utri, e il presidente del parlamento iracheno, Mahmud Mashadani. Il premier siriano ha ribadito un Iraq “stabile, unito e caratterizzato “dall’identità araba”. Commentando le notizie di combattenti arrivati in Iraq dalla Siria, il ministro degli Interni siriano, Bassam Abd al-Majid ha assicurato che “la Siria non costituisce, né costituirà un punto di passaggio per minacciare la sicurezza di qualsiasi Paese”.

- Ancora violenze in Iraq: un duplice attentato dinamitardo compiuto a Baghdad da insorti ha provocato la morte di almeno 8 persone. La prima deflagrazione è avvenuta vicino ad un gruppo di operai. La seconda bomba è esplosa, nella stessa zona, pochi minuti dopo l’arrivo della polizia.

- La polizia spagnola ha arrestato nella provincia di Burgos, nel nord ella Spagna, 6 persone accusate di appartenere ad un gruppo jihadista salafita con base in Iraq. Secondo l’accusa, i fermati reclutavano e addestravano potenziali terroristi, raccoglievano fondi e gestivano siti integralisti islamici. Secondo la polizia, si tratta del primo anello di una catena che coinvolge altri Paesi.

- In Pakistan, almeno 18 persone sono state arrestate a Karachi perché sospettate di essere coinvolte negli attentati compiuti giovedì scorso e costati la vita a 139 persone. Fra i fermati, ci sono anche alcuni civili rimasti feriti a causa delle esplosioni. Le stragi sono avvenute mentre migliaia di civili festeggiavano il ritorno nel Paese asiatico dell’ex premier, Benazir Bhutto. Intanto, il quotidiano britannico della BBC ha rivelato che il governo pakistano ha imposto a Benazir Bhutto il divieto di lasciare il Paese.

- La polizia armena ha fermato ieri sera i direttori di due giornali di opposizione che avevano invitato la popolazione a partecipare ad una manifestazione, lo scorso venerdì, nel centro di Ierevan. Il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ha negato intanto di aver ridotto la durata della sua visita ufficiale in Armenia. In precedenza, il portavoce della presidenza armena aveva dichiarato che il capo di Stato iraniano aveva terminato in anticipo la visita in Armenia a causa di “problemi interni” in Iran.

- All’inizio di novembre l’inviato delle Nazioni Unite per la Birmania, Ibrahim Gambari, tornerà a Yangoon. Ad annunciarlo è stato il portavoce dell'ONU Michelle Montas. In questi giorni, il diplomatico è impegnato in un tour dei Paesi vicini alla Birmania. Concluse le consultazioni in India, le prossime tappe di Gambari saranno in Cina e Giappone. Particolarmente rilevanti sono i colloqui che l'inviato ONU avrà a Pechino, dove è giunto questa mattina: la Cina è un fedele alleato del regime birmano. Ma un appoggio cinese delle sanzioni contro la Birmania, chieste dall’Occidente, potrebbe avere delle ricadute concrete sulla Giunta militare al potere? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Francesco Sisci, corrispondente del quotidiano La Stampa da Pechino: RealAudioMP3

R. - A più riprese, l’Occidente ha provato ad applicare sanzioni, da 20 anni a questa parte, e queste sanzioni non hanno portato - mi sembra - a nessun risultato significativo. D’altro canto, la Cina è preoccupata: se anch'essa applicasse delle sanzioni contro l'ex Birmania, porterebbe come risultato solo il fatto di tagliare dei canali che esistono con il Myanmar e attraverso questi canali la Cina ha avuto - in qualche modo - un effetto moderatore con il regime di Rangoon.

 
D. - Parliamo della mobilitazione internazionale: manifestazioni sono in corso in tutto il mondo, Amnesty International ha lanciato un appello a manifestare davanti all’ambasciata della Cina in 12 città del mondo: queste manifestazioni come sono viste da Pechino?

 
R. - Sono viste male, anche perché secondo i cinesi, la Cina non è il maggiore supporto politico del regime birmano. Però, il problema è che la Cina, effettivamente, ha un diritto di veto all’ONU e non vuole vedere delle sanzioni occidentali che poi obbligherebbero di fatto per prima la Cina ad applicarle. Quindi, si deteriorebbe un rapporto comunque di vicinato con questo Paese del Sudest asiatico.

- In Kirghizistan, si è dimesso il governo dopo l’approvazione di una nuova Costituzione, adottata giorni fa con un referendum nazionale. Lo ha annunciato il presidente, Kurmanbek Bakiyev, che lo scorso lunedì, dopo l’approvazione del documento, aveva sciolto il parlamento e indetto le elezioni anticipate per il 16 dicembre. “Come sapete il governo deve dimettersi in accordo con la Costituzione'', ha detto Bakiyev durante una riunione del governo. Ed ha aggiunto: ''Oggi ho firmato un decreto sulle dimissioni del governo per adempiere a queste disposizioni”. Accolta con il 75 per cento dei voti favorevoli, la proposta al voto riguardava la riduzione di alcuni dei poteri del governo.

- In Australia, 54 minatori sono intrappolati nei rifugi di emergenza nella miniera d’oro di Kanowna Belle, 20 km a nord est della città mineraria di Kalgoorlie, nello Stato dell'Australia Occidentale. Secondo i media locali, per il momento non ci sono feriti.

- Ennesima tragedia nelle miniere cinesi: sono dodici gli operai morti questa mattina a seguito del crollo di una galleria nelle miniere di carbone di Yinying, nella provincia dello Shanxi, nel nord della Cina. Si tratta di uno dei numerosi incidenti che, ogni hanno, provocano migliaia di vittime in impianti minerari, legali e illegali, spesso gestiti in violazione delle norme di sicurezza. Solo nel 2006, sono state almeno 4.700 vittime, ma secondo le associazioni per la tutela dei lavoratori si tratta di appena un quarto del bilancio reale.

- La Cina, intanto, ha lanciato oggi, con successo, il suo primo satellite lunare. Si tratta del primo passo di un programma che prevede, per il 2020, di portare degli uomini sulla Luna.

- Spostiamoci in Africa, dove in Somalia un autobus è saltato stamani su una mina a Mogadiscio. Il bilancio è di almeno una decina di morti. Le vittime sono tutti civili. A Mogadiscio la situazione continua ad essere drammatica: secondo dati dell’ONU, sono fuggite dalla capitale, dall’inizio dell’anno, almeno 500 mila persone. La popolazione vive in condizioni estreme: mancano acqua, cibo e medicine. Secondo diversi osservatori, è una situazione simile a quella che vivono i profughi del Darfur, martoriata regione occidentale del Sudan.

- I negoziati sul Darfur, promossi da ONU e Unione Africana, rischiano di saltare. Sabato prossimo a Sirte, in Libia, ben 6 fazioni sulle 15 che formano il fronte dei ribelli, boicotteranno l’incontro, a cui partecipano anche rappresentanti del governo di Karthoum. Secondo gli osservatori, le condizioni per una trattativa non sono ancora mature e la situazione nella tormentata regione del Sudan occidentale potrebbe rimanere senza soluzione ancora a lungo. Nel Darfur, la guerra civile ha provocato oltre 200 mila morti e 2 milioni e mezzo di profughi.
- Nel Regno Unito, due carceri ospiteranno solo detenuti stranieri. Lo ha deciso il governo britannico per rendere più rapide le procedure per l’espulsione dal Paese dei condannati. I penitenziari in questione si trovano nel sud dell’Inghilterra, nelle contee di Essex e Kent. Vi lavorano interpreti, consulenti linguistici ed esperti di problematiche migratorie. La popolazione carceraria nel Regno Unito è oggi di 81.000 persone, di cui 11.000 stranieri.

- Il parlamento francese ha approvato il disegno di legge sull’immigrazione che introduce l’obbligo dell’esame del DNA per gli stranieri che vogliano ricongiungersi ai familiari in Francia. E'una legge che permette agli stranieri “di dimostrare la effettiva parentela”, ha spiegato il ministro per l’Immigrazione, Brice Hortefeux. Critiche dall'opposizione socialista, che annuncia ricorso al Consiglio costituzionale.

- Il presidente italiano, Giorgio Napoletano, torna a criticare il “clima di concitazione” che pervade la politica ed avverte: “Esistono esigenze vitali che dovrebbero esserne tenute fuori”. Prima fra tutte, le riforme. Per questo, ricevendo al Quirinale i nuovi cavalieri del lavoro, auspica che si giunga finalmente ad un “clima di maggior concentrazione costruttiva” che permetta di riformare “il sistema politico ed istituzionale”, mettendolo in condizione di assestarsi su “equilibrati punti di riferimento”.

- Arriva il chip di memoria più potente del mondo: Samsung Electronics, il maggiore produttore mondiale di chip per computer, ha annunciato di aver sviluppato la tecnologia per produrre dispositivi di memoria USB che hanno capacità fino a 128 gigabytes. Si potrà quindi concentrare un’enorme quantità di informazioni in pochissimo spazio, grazie al nuovo hardware. Secondo gli esperti, questa nuova tecnologia permetterà anche di creare una nuova generazione di “memory card”, in grado di contenere fino ad 80 Dvd ad alta definizione. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco e Claudia Di Lorenzi)



Da domenica 28 ottobre il Radiogiornale della sera in lingua italiana, andrà in onda alle ore 19.30 sulle onde medie di 585 e 1.530 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz. La trasmissione andrà in replica alle ore 21.00 e 23.00.
 

 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 297
 
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