Raid turchi nel nord dell'Iraq, ma Ankara precisa: non sono un’offensiva su larga
scala ma operazioni mirate
Fonti militari turche hanno dichiarato che, tra domenica e ieri sera, aerei da guerra
e soldati hanno attaccato postazioni dei ribelli curdi, sconfinando nel nord Iraq.
Si tratta, comunque di operazioni mirate e non dell’inizio di una massiccia incursione.
Il nostro servizio:
Le fonti
di Ankara hanno aggiunto che queste incursioni, già condotte in passato al confine,
potranno ripetersi in futuro. Sono operazioni mirate, quelle dei giorni scorsi, che
avrebbero provocato la morte di almeno 32 ribelli. Non è ancora partita quindi un’offensiva
su larga scala ma restano forti i timori che nella regione si possa innescare una
spirale di violenza. Per scongiurare questo scenario, il presidente del Kurdistan
iracheno, Massud Barzani, ha chiesto ai ribelli del Partito curdo dei lavoratori (PKK)
di porre fine alla lotta armata e di “rinunciare alla violenza e di intraprendere
l’azione politica per raggiungere i propri obiettivi”. La presidenza di turno
e la Commissione dell’Unione hanno poi condannato gli attacchi compiuti da ribelli
del PKK in Turchia. L’Unione Europea ha anche sollecitato i governi
di Ankara e Baghdad ad affrontare questo delicato momento “attraverso la cooperazione
e nel rispetto della legge internazionale”. Ieri, intanto, l’esecutivo turco
ha respinto la proposta di cessate-il-fuoco offerto dai guerriglieri curdi. “Il mio
governo - ha detto il ministro degli Esteri, Ali Babacan - non negozia con il gruppo
terroristico”. In vista di un eventuale attacco, la Turchia continua a schierare truppe
al confine con l’Iraq: sono già 100 mila i soldati turchi inviati nell’area. Un’incursione
è possibile in qualsiasi momento, dopo la mozione approvata dal parlamento che autorizza
operazioni militari in territorio iracheno.
- Nuovo capitolo sui negoziati
per l’adesione della Turchia all’Unione Europea: la Commissione di Bruxelles presenterà
la sua periodica relazione sullo stato di avanzamento delle riforme adottate dal governo
di Ankara il prossimo 6 novembre. Lo ha annunciato il commissario europeo all’allargamento,
Olli Rehn, sottolineando che il processo di avvicinamento deve continuare nell’ambito
della cornice negoziale. Rehn ha anche annunciato che, nelle prossime settimane,
potrebbero essere pronti per l'apertura altri due capitoli negoziali sulla protezione
dei consumatori e sulle reti transnazionali.
- Prosegue il dialogo per risolvere
la crisi nucleare iraniana: dopo i colloqui di ieri, definiti “costruttivi”, l’alto
rappresentante per la Politica estera europea, Javier Solana, il nuovo negoziatore
iraniano sul nucleare, Said Jalili, e il suo predecessore, Ali Larijiani, hanno incontrato
il capo dell’esecutivo italiano, Romano Prodi, ed il ministro degli Esteri, Massimo
D’Alema. E’ stato anche annunciato un nuovo incontro alla fine di novembre. Nel Regno
Unito, intanto, il premier britannico, Gordon Brown, si è detto pronto a considerare
l’ipotesi di maggiori sanzioni contro il governo di Teheran.
- La condizione
di più di un milione di profughi iracheni in Siria è stata al centro dei colloqui
a Damasco tra il primo ministro siriano, Muhammad Naji al-Utri, e il presidente del
parlamento iracheno, Mahmud Mashadani. Il premier siriano ha ribadito un Iraq “stabile,
unito e caratterizzato “dall’identità araba”. Commentando le notizie di combattenti
arrivati in Iraq dalla Siria, il ministro degli Interni siriano, Bassam Abd al-Majid
ha assicurato che “la Siria non costituisce, né costituirà un punto di passaggio per
minacciare la sicurezza di qualsiasi Paese”.
- Ancora violenze in Iraq: un
duplice attentato dinamitardo compiuto a Baghdad da insorti ha provocato la morte
di almeno 8 persone. La prima deflagrazione è avvenuta vicino ad un gruppo di operai.
La seconda bomba è esplosa, nella stessa zona, pochi minuti dopo l’arrivo della polizia.
-
La polizia spagnola ha arrestato nella provincia di Burgos, nel nord ella Spagna,
6 persone accusate di appartenere ad un gruppo jihadista salafita con base in Iraq.
Secondo l’accusa, i fermati reclutavano e addestravano potenziali terroristi, raccoglievano
fondi e gestivano siti integralisti islamici. Secondo la polizia, si tratta del primo
anello di una catena che coinvolge altri Paesi.
- In Pakistan, almeno 18 persone
sono state arrestate a Karachi perché sospettate di essere coinvolte negli attentati
compiuti giovedì scorso e costati la vita a 139 persone. Fra i fermati, ci sono anche
alcuni civili rimasti feriti a causa delle esplosioni. Le stragi sono avvenute mentre
migliaia di civili festeggiavano il ritorno nel Paese asiatico dell’ex premier, Benazir
Bhutto. Intanto, il quotidiano britannico della BBC ha rivelato che il governo pakistano
ha imposto a Benazir Bhutto il divieto di lasciare il Paese.
- La polizia armena
ha fermato ieri sera i direttori di due giornali di opposizione che avevano invitato
la popolazione a partecipare ad una manifestazione, lo scorso venerdì, nel centro
di Ierevan. Il presidente iraniano, Mahmoud Ahmadinejad, ha negato intanto di aver
ridotto la durata della sua visita ufficiale in Armenia. In precedenza, il portavoce
della presidenza armena aveva dichiarato che il capo di Stato iraniano aveva terminato
in anticipo la visita in Armenia a causa di “problemi interni” in Iran.
- All’inizio
di novembre l’inviato delle Nazioni Unite per la Birmania, Ibrahim Gambari, tornerà
a Yangoon. Ad annunciarlo è stato il portavoce dell'ONU Michelle Montas. In questi
giorni, il diplomatico è impegnato in un tour dei Paesi vicini alla Birmania. Concluse
le consultazioni in India, le prossime tappe di Gambari saranno in Cina e Giappone.
Particolarmente rilevanti sono i colloqui che l'inviato ONU avrà a Pechino, dove è
giunto questa mattina: la Cina è un fedele alleato del regime birmano. Ma un appoggio
cinese delle sanzioni contro la Birmania, chieste dall’Occidente, potrebbe avere delle
ricadute concrete sulla Giunta militare al potere? Salvatore Sabatino lo ha
chiesto a Francesco Sisci, corrispondente del quotidiano La Stampa da Pechino:
R. - A più
riprese, l’Occidente ha provato ad applicare sanzioni, da 20 anni a questa parte,
e queste sanzioni non hanno portato - mi sembra - a nessun risultato significativo.
D’altro canto, la Cina è preoccupata: se anch'essa applicasse delle sanzioni contro
l'ex Birmania, porterebbe come risultato solo il fatto di tagliare dei canali che
esistono con il Myanmar e attraverso questi canali la Cina ha avuto - in qualche modo
- un effetto moderatore con il regime di Rangoon.
D.
- Parliamo della mobilitazione internazionale: manifestazioni sono in corso in tutto
il mondo, Amnesty International ha lanciato un appello a manifestare davanti all’ambasciata
della Cina in 12 città del mondo: queste manifestazioni come sono viste da Pechino?
R.
- Sono viste male, anche perché secondo i cinesi, la Cina non è il maggiore supporto
politico del regime birmano. Però, il problema è che la Cina, effettivamente, ha un
diritto di veto all’ONU e non vuole vedere delle sanzioni occidentali che poi obbligherebbero
di fatto per prima la Cina ad applicarle. Quindi, si deteriorebbe un rapporto comunque
di vicinato con questo Paese del Sudest asiatico.
- In Kirghizistan, si
è dimesso il governo dopo l’approvazione di una nuova Costituzione, adottata giorni
fa con un referendum nazionale. Lo ha annunciato il presidente, Kurmanbek Bakiyev,
che lo scorso lunedì, dopo l’approvazione del documento, aveva sciolto il parlamento
e indetto le elezioni anticipate per il 16 dicembre. “Come sapete il governo deve
dimettersi in accordo con la Costituzione'', ha detto Bakiyev durante una riunione
del governo. Ed ha aggiunto: ''Oggi ho firmato un decreto sulle dimissioni del governo
per adempiere a queste disposizioni”. Accolta con il 75 per cento dei voti favorevoli,
la proposta al voto riguardava la riduzione di alcuni dei poteri del governo.
-
In Australia, 54 minatori sono intrappolati nei rifugi di emergenza nella miniera
d’oro di Kanowna Belle, 20 km a nord est della città mineraria di Kalgoorlie, nello
Stato dell'Australia Occidentale. Secondo i media locali, per il momento non ci sono
feriti.
- Ennesima tragedia nelle miniere cinesi: sono dodici gli operai morti
questa mattina a seguito del crollo di una galleria nelle miniere di carbone di Yinying,
nella provincia dello Shanxi, nel nord della Cina. Si tratta di uno dei numerosi incidenti
che, ogni hanno, provocano migliaia di vittime in impianti minerari, legali e illegali,
spesso gestiti in violazione delle norme di sicurezza. Solo nel 2006, sono state almeno
4.700 vittime, ma secondo le associazioni per la tutela dei lavoratori si tratta di
appena un quarto del bilancio reale.
- La Cina, intanto, ha lanciato oggi,
con successo, il suo primo satellite lunare. Si tratta del primo passo di un programma
che prevede, per il 2020, di portare degli uomini sulla Luna.
- Spostiamoci
in Africa, dove in Somalia un autobus è saltato stamani su una mina a Mogadiscio.
Il bilancio è di almeno una decina di morti. Le vittime sono tutti civili. A Mogadiscio
la situazione continua ad essere drammatica: secondo dati dell’ONU, sono fuggite dalla
capitale, dall’inizio dell’anno, almeno 500 mila persone. La popolazione vive in condizioni
estreme: mancano acqua, cibo e medicine. Secondo diversi osservatori, è una situazione
simile a quella che vivono i profughi del Darfur, martoriata regione occidentale del
Sudan.
- I negoziati sul Darfur, promossi da ONU e Unione Africana, rischiano
di saltare. Sabato prossimo a Sirte, in Libia, ben 6 fazioni sulle 15 che formano
il fronte dei ribelli, boicotteranno l’incontro, a cui partecipano anche rappresentanti
del governo di Karthoum. Secondo gli osservatori, le condizioni per una trattativa
non sono ancora mature e la situazione nella tormentata regione del Sudan occidentale
potrebbe rimanere senza soluzione ancora a lungo. Nel Darfur, la guerra civile ha
provocato oltre 200 mila morti e 2 milioni e mezzo di profughi. - Nel Regno
Unito, due carceri ospiteranno solo detenuti stranieri. Lo ha deciso il governo britannico
per rendere più rapide le procedure per l’espulsione dal Paese dei condannati. I penitenziari
in questione si trovano nel sud dell’Inghilterra, nelle contee di Essex e Kent. Vi
lavorano interpreti, consulenti linguistici ed esperti di problematiche migratorie.
La popolazione carceraria nel Regno Unito è oggi di 81.000 persone, di cui 11.000
stranieri.
- Il parlamento francese ha approvato il disegno di legge sull’immigrazione
che introduce l’obbligo dell’esame del DNA per gli stranieri che vogliano ricongiungersi
ai familiari in Francia. E'una legge che permette agli stranieri “di dimostrare la
effettiva parentela”, ha spiegato il ministro per l’Immigrazione, Brice Hortefeux.
Critiche dall'opposizione socialista, che annuncia ricorso al Consiglio costituzionale.
-
Il presidente italiano, Giorgio Napoletano, torna a criticare il “clima di concitazione”
che pervade la politica ed avverte: “Esistono esigenze vitali che dovrebbero esserne
tenute fuori”. Prima fra tutte, le riforme. Per questo, ricevendo al Quirinale i nuovi
cavalieri del lavoro, auspica che si giunga finalmente ad un “clima di maggior concentrazione
costruttiva” che permetta di riformare “il sistema politico ed istituzionale”, mettendolo
in condizione di assestarsi su “equilibrati punti di riferimento”.
- Arriva
il chip di memoria più potente del mondo: Samsung Electronics, il maggiore produttore
mondiale di chip per computer, ha annunciato di aver sviluppato la tecnologia per
produrre dispositivi di memoria USB che hanno capacità fino a 128 gigabytes. Si potrà
quindi concentrare un’enorme quantità di informazioni in pochissimo spazio, grazie
al nuovo hardware. Secondo gli esperti, questa nuova tecnologia permetterà anche di
creare una nuova generazione di “memory card”, in grado di contenere fino ad 80 Dvd
ad alta definizione. (Panoramica internazionale a cura di Amedeo Lomonaco e
Claudia Di Lorenzi)
Da domenica 28 ottobre il Radiogiornale
della sera in lingua italiana, andrà in onda alle ore 19.30 sulle onde medie di 585
e 1.530 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz. La trasmissione andrà in replica
alle ore 21.00 e 23.00.
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 297 E'
possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del
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