Benedetto XVI all'udienza generale: i maestri della fede ne siano prima di tutto testimoni,
e non "clown che recitano una parte". La catechesi dedicata a Sant'Ambrogio
Chi predica il Vangelo deve unire ad una sapienza appresa tramite lo studio e la riflessione
anche la testimonianza della carità verso gli altri, ma non può mai essere un “clown”
che “recita una parte per mestiere”. E’ un’affermazione di grande intensità a sintetizzare
la catechesi di Benedetto XVI all’udienza generale tenuta questa mattina in Piazza
San Pietro e dedicata alla figura di Sant’Ambrogio. Il servizio di Alessandro De
Carolis:
Ambrogio
fu un altro Giovanni. Il celebre vescovo di Milano del IV secolo - eletto per acclamazione,
lui che era un uomo di legge e un funzionario civile di carriera - come il discepolo
amato da Gesù: entrambi capaci di cogliere direttamente dal cuore del Maestro l’essenza
del suo messaggio di amore e di essere essi stessi testimoni di carità oltre che maestri
della fede. E’ il paragone che chiude la catechesi di Benedetto XVI, che ha presentato
ai trentamila in Piazza San Pietro - in una giornata mite rispetto ai rigori dei giorni
scorsi - la figura, ha detto, “di un autentico testimone del Signore”, che ebbe tra
i tanti il merito di convertire il cuore di Agostino grazie non solo alla sua spiritualità,
ma soprattutto grazie all’esempio. Agostino, ha spiegato Benedetto XVI, rimase colpito
in particolare dalla “lunga fila” di persone che regolarmente chiedevano di parlare
con il vescovo Ambrogio per trovare “consolazione e soluzione ai loro problemi”. Stando
dunque al magistero di Ambrogio e Agostino, ha osservato il Papa, si capisce come
la catechesi sia “inseparabile dalla testimonianza di vita”. E questo deve essere
chiaro anche per i catechisti di oggi:
“Chi educa
alla fede non può rischiare di apparire una specie di clown, che recita una parte
‘per mestiere’. Piuttosto - per usare un'immagine cara a Origene, scrittore particolarmente
apprezzato da Ambrogio - egli deve essere come il discepolo amato, che ha poggiato
il capo sul cuore del Maestro, e lì ha appreso il modo di pensare, di parlare, di
agire. Alla fine di tutto, il vero discepolo è colui che annuncia il Vangelo nel modo
più credibile ed efficace”.
Per il giovane Agostino,
ancora alla ricerca di Dio, l’efficacia dell’annuncio cristiano si manifestò, per
così dire, in una doppia veste, personale e comunitaria. La testimonianza personale
venne dall’allora vescovo di Milano. Benedetto XVI ha raccontato di quando il futuro
vescovo di Ippona rimase sorpreso nell’osservare Ambrogio leggere la Sacra Scrittura
a bocca chiusa, solo con gli occhi. Ciò era in controtendenza con le usanze dell’epoca
che prediligevano la lettura, anche personale della Bibbia, a voce alta. Agostino
colse in quel modo di approcciare le Scritture “una capacità singolare di lettura
e di familiarità” con esse:
“In quella ‘lettura
a fior di labbra’, dove il cuore si impegna a raggiungere l'intelligenza della Parola
di Dio - ecco «l'icona» di cui andiamo parlando -, si può intravedere il metodo della
catechesi ambrosiana: è la Scrittura stessa, intimamente assimilata, a suggerire i
contenuti da annunciare per condurre alla conversione dei cuori”.
Il
Papa ha detto di voler lasciare questa immagine di Ambrogio come un’“icona patristica”,
che mostra cioè il “cuore della dottrina ambrosiana”. Ma è un’icona anche la testimonianza
di fede che i cristiani offrirono ad Agostino al suo arrivo a Milano:
“A
muovere il cuore del giovane retore africano, scettico e disperato, e a spingerlo
alla conversione definitivamente, non furono anzitutto le belle omelie - pure da lui
assai apprezzate - di Ambrogio. Fu piuttosto la testimonianza del Vescovo e della
sua Chiesa milanese, che pregava e cantava, compatta come un solo corpo”.
Il
Papa ha terminato la catechesi con le parole di una intensa preghiera di Sant’Ambrogio
dedicata a Cristo: “Se vuoi curare una ferita, egli è il medico; se sei riarso dalla
febbre, egli è la fonte; (…) se hai bisogno di aiuto, egli è la forza; se desideri
il cielo, egli è la via”:
“Speriamo anche noi
in Cristo. Saremo così beati e vivremo nella pace”.
(applausi)
Dopo le catechesi in breve pronunciate in nove lingue,
Benedetto XVI ha concluso con i saluti ai gruppi di fedeli, incoraggiando, tra gli
altri, il “Servizio di animazione missionaria comunitaria–Movimento per un mondo migliore”,
fondato da padre Riccardo Lombardi, “a proseguire nel loro apostolato intenso e capillare”
per la nuova evangelizzazione. E parole di apprezzamento di Benedetto XVI sono andate
anche ai componenti dell’Associazione nazionale famiglie degli emigrati, e all’Associazione
cardio-trapiantati italiani, “che esorto a testimoniare con le loro iniziative - ha
detto il Papa - la gioia che scaturisce dalla solidarietà e dall’aiuto reciproco specialmente
nei momenti di difficoltà”.