Allarme in UE: il 5% delle mutilazioni genitali femminili avviene nei Paesi ricchi
Ventotto Paesi africani, alcune regioni mediorientali ma anche alcuni ricchi Stati
del nord Europa divenuti terra di emigrazione; la pratica delle mutilazioni femminili
non si arresta ma si avvale del fenomeno migratorio per essere esportata anche fuori
dai tradizionali contesti culturali. Lo segnala l’ultima ricerca dell’Istituto Nazionale
di Studi Demografici pubblicata ieri in Francia, a firma di Armelle Andro e Marie
Lesclingand, secondo le quali a perpetuare il rito è soprattutto il fattore etnico,
non quello religioso. Nel rapporto si calcolano fino a 140 milioni di casi in tutto
il mondo; circa il 5% delle vittime, oltre 6,5 milioni di persone, vive nei Paesi
occidentali. Solo in Francia, ad esempio, sarebbero colpite almeno 50mila donne. Mali,
Guinea, Sierra Leone invece gli Stati africani in cui si registrano le situazioni
più drammatiche con l’85% di bambine e donne segnate. La pratica delle mutilazioni
sessuali è condannata da tempo dalle Nazioni Unite, ma solo nel 2003 tutti i Paesi
membri dell’Unione Africana hanno firmato un protocollo comune di condanna esplicita
che ha esteso la proibizione a tutto il continente. Stando alla ricerca dell’INED,
l’istruzione sta giocando un ruolo positivo, facendo crescere la consapevolezza generale
soprattutto per quanto riguarda le negative conseguenze sanitarie che questo rito
iniziatico porta con sé. (F.F)