Sedici civili, tra cui 6 donne e 3 bambini, muoiono in Iraq per un raid aereo americano
- InAfghanistan, le forze NATO avrebbero ucciso 11 membri di una famiglia
Sedici civili morti in Iraq, con tutta probabilità colpiti da un raid aereo americano:
sembra che un elicottero da combattimento USA abbia avvistato tre contadini intenti
ad irrigare un campo nei pressi del villaggio di Dijal. Probabilmente, scambiandoli
per terroristi, ha aperto il fuoco, ferendone due. Il terzo è riuscito a portare
gli altri in un’abitazione, dove nel frattempo si erano radunate molte altre persone
del villaggio. Poco dopo, l'elicottero è tornato e ha bombardato la casa: tra le persone
rimaste uccise, anche sei donne e tre bambini. Sulla vicenda "è stata aperta un'inchiesta".
Inoltre, si deve riferire anche di tre morti nella città di Baquba, in seguito all'esplosione
di un ordigno. Almeno 14 sono i feriti.
- E stamane è giunta notizia di undici
membri di una famiglia afghana che sarebbero stati uccisi ieri in Afghanistan, in
un attacco aereo da parte delle forze occidentali vicino a Kabul. Lo riferisce il
capo di un consiglio provinciale locale, mentre la NATO, dopo aver ammesso di aver
condotto un attacco aereo contro i miliziani in un'area remota della provincia di
Wardak uccidendo vari insorti, si è impegnata a verificare le morti tra i non combattenti.
I talebani si sono infiltrati nel Wardak in questi ultimi mesi, lanciando attacchi
contro le forze afghane e le truppe occidentali. Il ripetersi di attacchi con vittime
civili in Afghanistan alimenta l'ostilità verso le forze straniere: il governo del
presidente, Hamid Karzai, sostenuto da governi occidentali, ha ripetutamente chiesto
alle truppe USA e NATO di fare tutto il possibile per evitare la morte di civili.
Secondo i dati presentati dall'ONU, da funzionari afghani e dalle forze straniere,
più 7.000 persone sono state uccise negli ultimi due anni: sono per la maggior parte
insorti, ma anche centinaia di civili. Più di 370 sono stati uccisi quest'anno, secondo
i funzionari afghani. Le forze occidentali contestano queste stime, ma ammettono che
alcuni civili sono stati uccisi, la maggior parte quando i talebani sferrano i loro
attacchi a partire da case di civili.
- Osama Bin Laden è tornato a lanciare
un nuovo messaggio audio, trasmesso dalla televisione satellitare araba Al Jazeera:
il terzo di questi ultimi sei mesi, dopo quelli del 7 e dell'11 settembre. Nessuna
minaccia concreta da parte del capo di Al Qaeda, ma un appello all’unione tra i ribelli
iracheni. Stefano Leszczynski ha chiesto a Loretta Napoleoni, giornalista
ed esperta di terrorismo, le ragioni di tale frammentazione della guerriglia islamica:
R. -
Dalla morte di Al Zarqawi, c’è stata una proliferazione dei gruppi, proprio perché
manca la figura carismatica del grande leader. Questo video sicuramente conferma l’errore
che è stato fatto di non sostituire Al Zarqawi con una figura di altrettanta portata
come capo carismatico. Quanti sono i gruppi? Sicuramente ci troviamo di fronte a centinaia
e centinaia di gruppi e gruppuscoli legati alle varie tribù e questo è molto importante,
secondo me, perché dimostra come la mancanza di unità vada a detrimento degli ideali
di Al Qaeda e quindi del messaggio di Al Qaeda, della costituzione di un califfato.
-
Due attivisti armati della Jihad islamica sono stati uccisi all'alba durante una sparatoria
con soldati israeliani nei pressi di Jenin, nella Cisgiordania settentrionale. Un
ufficiale israeliano è stato ferito leggermente durante la sparatoria, ha detto il
portavoce, aggiungendo che durante l'operazione sono stati arrestati sei ricercati
palestinesi. E ripetuti lanci di razzi da Gaza verso obiettivi israeliani sono segnalati
da ieri in diverse località del Neghev settentrionale. Non si ha notizia di vittime.
Ieri, miliziani palestinesi hanno indirizzato razzi verso la città di Sderot e colpi
di mortaio verso i villaggi agricoli israeliani vicini alla Striscia. Parte di questi
attacchi sono stati rivendicati dal braccio armato della Jihad islamica. Intanto,
migliaia di palestinesi detenuti in Israele osservano oggi una giornata di sciopero
della fame in segno di protesta dopo gli incidenti divampati ieri nel carcere di Ketziot
(Neghev), costati la vita a un detenuto e varie ferite a molti altri. Il governo dell'ANP
ha severamente criticato la violenta repressione delle proteste e, in solidarietà
con i detenuti, l'Associazione palestinese per i prigionieri ha organizzato oggi una
manifestazione nel centro di Ramallah.
- Il presidente iraniano, Mahmud Ahmadinejad,
non ha concluso anticipatamente la sua visita in Armenia, ma l'ha portata a termine
''rispettando il programma previsto''. Lo afferma uno dei consiglieri più vicini ad
Ahmadinejad, smentendo così le ''notizie diffuse da media occidentali'' secondo le
quali appunto il presidente aveva interrotto anticipatamente la visita.
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Dopo l’annuncio di un imminente arrivo due giorni fa, sembra che stamane abbiano davvero
lasciato Teheran per Roma Said Jalili e Ali Larijani, il capo negoziatore iraniano
sul nucleare e il suo predecessore, che devono incontrare Javier Solana, responsabile
della politica estera comune della UE. L'incontro avviene tre giorni dopo la sostituzione
di Larijani a capo dei negoziatori, per la quale l'Iran non ha fornito spiegazioni.
Solana rappresenterà nei colloqui tutto il gruppo dei "cinque più uno", cioè USA,
Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna e Germania, che alla fine di novembre potrebbero
decidere sanzioni pesanti contro Teheran nel caso non venissero ritenute soddisfacenti
le informazioni fornite per fare piena chiarezza sul suo programma nucleare. L'incontro
avviene una settimana dopo lunghi colloqui riservati avuti dal presidente russo, Vladimir
Putin, a Teheran con le massime autorità iraniane, tra le quali la Guida suprema,
l'ayatollah Ali Khamenei.
- Idriss Osman, responsabile del Programma alimentare
mondiale (PAM) per Mogadiscio, è stato rilasciato. Osman era stato arrestato il 17
ottobre, nel corso di un'irruzione effettuata da soldati somali nella sede ONU di
Mogadiscio, compiuta in violazione della normativa internazionale che protegge tali
uffici. Immediatamente, il PAM sospese gli aiuti alla stremata popolazione della capitale
somala (avrebbero dovuto riguardare un bacino di 75.000 persone), aiuti che peraltro
aveva appena ripreso dopo averli sospesi in giugno per mancanza di sicurezza. L'arresto
ingiustificato - nessuna spiegazione è stata infatti fornita - aveva suscitato un'ondata
di proteste internazionali, ed in particolare da parte dell'ONU.
- Nel corso
di combattimenti avvenuti sabato e domenica, il Fronte nazionale per la liberazione
dell'Ogaden (ONLF) avrebbe ucciso almeno 250 soldati delle truppe governative etiopiche,
tra cui 13 ufficiali, e distrutto 12 veicoli dell'esercito. Non c'è per ora alcuna
conferma indipendente, così come non c'era stata dopo un analogo annuncio fatto domenica
scorsa, in cui il Fronte dei ribelli affermava di aver ucciso in combattimento almeno
140 soldati etiopici. In quella circostanza, il governo di Addis Abeba smentì seccamente.
L'Ogaden, ufficialmente "Quinta Regione", è un'area geograficamente molto ampia, quando
arida, nell'est dell'Etiopia, confinante con la Somalia, di cui si sente parte integrante.
La popolazione è di fatto tutta di etnia somala, oltre che di religione musulmana.
Da sempre sono in corso moti indipendentisti, e per l'Ogaden tra Somalia ed Etiopia
sono state pure combattute due guerre una negli anni Cinquanta, una 20 anni dopo.
- Opyio Makasi, uno dei principali leader dell'Esercito di resistenza del
signore, (LRA), che per oltre 20 anni ha crudelmente insanguinato il nord dell'Uganda,
si è arresto alle forze ONU in Congo. Lo rendono noto fonti ufficiali. Non è il primo
caso di resa di dirigenti dell'LRA, ma certo è quello più importante. Opiyo, che si
è consegnato con la moglie, era il responsabile operazionale della logistica. E',
tra l'altro, uno dei leader dell'LRA ricercati dal Tribunale internazionale dell'Aia
per crimini di guerra. La sua resa getta una nuova ombra sui colloqui di pace tra
LRA e governo ugandese che si svolgono - in realtà si trascinano- da oltre un anno
a Giuba, capitale del sud Sudan. Sembra essere vincente la strategia del presidente
ugandese, Yuweri Museveni, che mira a sfiancare i mediatori dei ribelli, peraltro
non compatti sulla stessa linea. Voci insistenti parlano anche di grandi giri di denaro
intorno alla trattativa. Intanto, la guerriglia è ferma. Ma le cicatrici resteranno
indelebili: almeno 100 mila morti e due milioni di sfollati, tra atrocità spaventose.
- Cinque feriti, fra cui un poliziotto e due giornalisti, e dodici fermi:
sono il bilancio dei disordini fra dimostranti antigovernativi e polizia avvenuti
ieri sera a Budapest, nella ricorrenza della rivolta del 1956. Il capo nazionale della
polizia, Jozsef Bencze, ha annunciato per oggi una conferenza stampa. Fra i feriti
il più grave è un operatore dell'agenzia Reuters, ferito alla testa da dimostranti
estremisti. Fra le persone fermate, anche Laszlo Toroczkai, presidente dell'organizzazione
"64 contee" (che rivendica i territori dell'Ungheria persi nel 1918), il quale aveva
guidato il corteo non autorizzato dei dimostranti al teatro dell'Opera.
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I dati relativi allo scrutinio del 100% dei seggi elettorali in Polonia confermano
la larga vittoria di Piattaforma civica (PO) di Donald Tusk sul partito Diritto e
Giustizia (PiS) del premier conservatore, Jaroslaw Kaczynski. Al PO è andato il 41,51%
dei consensi, rispetto al 32,11 ottenuto dal PIS. Gli altri due partiti che hanno
superato lo sbarramento del 5%, entrando così in parlamento, sono Sinistra e Democratici
(LiD) dell'ex presidente postcomunista, Aleksander Kwasniewski, che si è aggiudicato
il 13,15% e il Partito dei contadini (Psl) di Waldemar Pawlak con l'8,91%.
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L'Albania è "all'ultimo chilometro sulla strada del processo dell'integrazione e delle
riforme" chiesto dalla comunità internazionale. Lo ha ribadito stamani il premier,
Sali Berisha, intervenendo ad un convegno organizzato nell'ambito dell'interscambio
commerciale tra Albania e Germania. Il primo ministro ha così replicato al segretario
generale della NATO, Jaap de Hoop Scheffer, il quale la settimana scorsa aveva sottolineato
che il Paese balcanico deve realizzare ancora molti progressi per poter entrare nell'Alleanza
atlantica, ma che comunque la decisione sarà presa dai 26 Stati membri nella riunione
di Bucarest del prossimo aprile. Negli ultimi tempi - ha spiegato Berisha - ''sono
state fatte riforme importanti, ad esempio nella lotta alla criminalità organizzata,
alla corruzione nella pubblica amministrazione, nel campo economico, dove stanno arrivando
gli investimenti internazionali''. ''Le riforme - ha insistito il premier - vanno
avanti senza sosta, il governo è deciso a continuare su questa strada, sino al summit
di Bucarest, per meritare l'invito a entrare nella NATO.
- L'inviato speciale
dell'ONU per la Birmania, Ibrahim Gambari, arriverà a Pechino domani per uno ''scambio
di idee'' con i dirigenti cinesi. La Cina ha grossi investimenti in Birmania e mantiene
buone relazioni con la giunta militare al potere. Dopo la sanguinosa repressione delle
manifestazioni a favore della democrazia delle scorse settimane, Pechino è stata criticata
per i suoi rapporti con la giunta da molti gruppi umanitari, alcuni dei quali hanno
proposto il boicottaggio delle Olimpiadi del 2008 di Pechino. Gambari ha affermato
che la Cina ''ha aiutato'' nell'ottenere il consenso dei militari alla sua visita
in Birmania, effettuata alla fine di settembre. Nel corso della visita, Gambari ha
chiesto ai militari birmani di organizzare un dialogo con l'opposizione, guidata dalla
premio Nobel per la pace, Aung San Suu Kyi. Gambari, che dovrebbe tornare in novembre
in Birmania (o Myanmar, come l'hanno ribattezzata i militari), si tratterrà a Pechino
per due giorni.
- Il presidente vietnamita, Nguyen Minh Triet, ha concesso
l'amnistia ad oltre 8000 detenuti in occasione della festa nazionale del Paese comunista,
secondo quanto hanno annunciato oggi responsabili governativi. In tutto, 8018 prigionieri
saranno liberati e altri 48 che non avevano cominciato ancora a scontare la pena non
andranno in carcere. Tra questi vi sono 13 stranieri, tutti asiatici. L'ex star britannica
del rock degli anni settanta, Gary Glitter, condannata nel 2006 a tre anni di carcere
duro per abusi sessuali su minori aveva chiesto di poter usufruire dell'amnistia,
richiesta che come previsto gli è stata rifiutata. Secondo il viceministro per la
Sicurezza pubblica, Le The Tiem, tra i detenuti che saranno liberati vi sono ''11
persone condannate per attentato alla sicurezza nazionale'', ma non ha specificato
in base a quali articoli siano perseguiti. I dissidenti politici in Vietnam sono generalmente
condannati in base all'articolo 88 del Codice penale, che tra l'altro punisce qualunque
propaganda contro il regime comunista.
- Sconosciuti hanno lanciato ieri ordigni
esplosivi a Santa Cruz, nella Bolivia meridionale, contro il locale consolato del
Venezuela e la residenza di alcuni medici cubani, in attentati che il governo del
presidente, Evo Morales, ha addossato al prefetto della provincia, Ruben Costas. E’
quanto riferiscono i media boliviani. Riferendosi agli insulti rivolti da Costas al
presidente venezuelano, Hugo Chavez, il ministro dell'Interno boliviano, Alfredo Rada,
ha sostenuto che ''questi discorsi irrazionali, carichi di odio, sono stati l'elemento
scatenante degli attentati della mattinata''. Da tempo ,il governo di Santa Cruz -
località al centro della regione più ricca della Bolivia - è espressione dei settori
più critici nei confronti del presidente Morales. Compiuti lanciando cariche di dinamite
da auto in corsa, gli attentati hanno causato danni al tetto di una casa vicino al
consolato venezuelano e alla residenza di alcuni medici cubani impegnati in programmi
sanitari in Bolivia. Appreso l'episodio, il ministro degli Esteri venezuelano, Nicolas
Maduro, ha definito ''terroristi'' gli autori dell'attentato e assicurato che Caracas
manterrà, e se necessario aumenterà, il sostegno morale, politico e materiale alla
Bolivia. Due settimane fa Chavez, che appoggia apertamente il suo collega boliviano,
ha sostenuto che se la destra si proponesse di rovesciare o assassinare il capo dello
Stato, ''il Venezuela non resterà con la braccia conserte'' e sicuramente vi sarebbe
una resistenza ''anche con l'uso di mitragliatrici''. (Panoramica internazionale
a cura di Fausta Speranza)
Da domenica 28 ottobre il Radiogiornale
della sera in lingua italiana, andrà in onda alle ore 19.30 sulle onde medie di 585
e 1.530 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz. La trasmissione andrà in replica
alle ore 21.00 e 23.00.
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 295 E'
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