L’impegno della Chiesa per sostenere l’attività dell’organizzazione internazionale
“Roots of peace”. Incontro del cardinale Renato Martino con la fondatrice Heidi Khun
“Siamo chiamati a rafforzare il nostro impegno, soprattutto a livello locale, per
liberare dai residuati bellici esplosivi i Paesi che sono stati attraversati da un
conflitto, armi che ogni giorno minacciano la vita e l’incolumità di un grande numero
di persone, in particolare donne e bambini». È l’appello raccolto dal cardinale Renato
Raffaele Martino, presidente del Pontificio Consiglio della giustizia e della Pace,
durante l’incontro con la signora Heidi Khun, fondatrice dell’organizzazione internazionale
"Roots of Peace", impegnata nella rimozione dei residuati bellici nei Paesi segnati
dal conflitto. Il colloquio, avvenuto giovedì scorso, è arrivato dopo l’udienza concessa
dal Santo Padre alla signora Khun, che ha chiesto in particolare al porporato di favorire
il supporto delle istituzioni cattoliche all’attività di "Roots of Peace". Ogni 30
minuti – rende noto un comunicato del Dicastero vaticano - una persona è uccisa o
menomata da residuati bellici esplosivi (RBE). Ogni anno 20 mila civili restano uccisi
o feriti a causa dell’esplosione di mine o munizioni cosiddette a grappolo (cluster
munitions). Questo crudele tipo di ordigno non discrimina tra popolazione civile e
combattenti ed è stato ideato per infliggere la massima sofferenza e non sempre per
uccidere. I residuati bellici esplosivi danneggiano l’economia dei Paesi teatro di
conflitto. A causa di questi, si prolunga la paura tra la popolazione civile e spesso
si accentua la dipendenza dagli aiuti della comunità internazionale. Secondo stime,
impiantare una mina costa 3 dollari, mentre la rimozione costa 1000 dollari e ci
sono circa 70 milioni di mine nelle aree di 70 Paesi nel mondo. "Roots of Peace" è
impegnata a liberare il mondo dalle mine e dagli altri residuati bellici esplosivi,
trasformando i campi minati in campi coltivati dalle comunità locali, così promuovendo
la rinascita dell’economia e il settore agricolo dei Paesi che sono stati teatro di
conflitto, e trasformando i campi minati in campi di speranza. Il cardinale Martino
ha incoraggiato la signora Khun e i suoi collaboratori nel persistere nella loro nobile
attività, sottolineando come “la Chiesa sia chiamata a rafforzare il proprio impegno,
particolarmente a livello locale, per liberare il mondo dal pericolo delle mine, che
causano tanta sofferenza e morte nei Paesi che cercano di ristabilire un ordine di
giustizia e pace dopo le atrocità di un conflitto”. (R.G.)