Gli echi della visita pastorale del Papa a Napoli. Il commento di un sacerdote: occorre
tradurre in azione pastorale le parole del Papa per il bene della città
Un bacio all’ampolla che per la città di Napoli rappresenta il segno di una predilezione
divina. E’ quello dato da Benedetto XVI alla teca che custodisce il sangue di San
Gennaro, Patrono del capoluogo partenopeo. Questo gesto, insieme con i minuti di silenzioso
raccoglimento del Papa nella Cappella del Santo, sono stati i momenti più significativi
del pomeriggio di ieri, prima che il Pontefice si congedasse da Napoli, dove nel corso
della mattinata aveva presieduto la Messa all’aperto, in Piazza Plebiscito. Per un
commento a questa visita pastorale di Benedetto XVI - e in particolare alle sue parole
che hanno esortato a vincere con l’impegno politico e morale le derive imposte dal
crimine - Fabio Colagrande ha sentito il parere di don Francesco Minervino,
parroco della chiesa di Maria SS. Assunta in cielo, ubicata a Miano-Scampìa, una delle
zone più difficili della città:
R. –
Certamente ieri mattina il Papa ha respirato la voglia della gente di Napoli di risollevarsi
in quella forza che porta, soprattutto la Chiesa, in determinate realtà e in determinati
territori ad essere all’avamposto della speranza.
D.
– Lei personalmente come ha vissuto la Liturgia in Piazza del Plebiscito, durante
la quale il Papa si è rivolto anche a voi sacerdoti di Napoli?
R.
– L’omelia del Papa è stata un qualcosa che ha certamente segnato questo incontro.
E’ stata un’omelia bellissima sia per quanto riguarda il riferimento esplicito ai
pastori della Chiesa e quindi alla realtà della Chiesa di essere sempre pronta ad
intervenire nei momenti opportuni, ma anche nei momenti inopportuni; sia per quella
chiarezza di considerazione. La camorra a Napoli è soprattutto una struttura organizzativa
che ormai non è più invisibile, ma anzi abbastanza ramificata nel territorio e nella
città reale. Ma si tratta soprattutto di una mentalità diffusa che, purtroppo, trova
proprio nei giovani i veri e propri protagonisti. C’è poi stato il passaggio che evidenziava
che la scuola e il lavoro possono mettere i giovani in salvo dalla camorra. E questo
è vero. Questi passaggi che sono saltati subito nel cuore, perché l’attualizzazione
della Parola di Dio che il Papa Benedetto XVI ha saputo proprio spezzare con noi,
ci hanno toccato veramente nel profondo. Penso che questo aspetto dovremmo poi noi,
come Chiesa napoletana e insieme a tutte quelle che sono le realtà della Chiesa di
Napoli e quindi sacerdoti e laici, recuperare anche nei rapporti successivi con le
istituzioni.
D. – Don Francesco, Benedetto XVI vi
ha invitato a rafforzare la speranza che si fonda sulla fede e che si esprime in una
preghiera instancabile. Quanto è importante credere nella preghiera, lei lo dirà spesso
anche ai suoi parrocchiani?
R. – Sì, anche perché
la fede cristiana, soprattutto in questi nostri territori, si può trasformare in un
devozionismo che allontana l’impegno anche dei cristiani dalla vita sociale e dalla
vita politica. Fede significa vivere il presente e la preghiera è il respiro dell’anima,
come ci insegnano i maestri dello spirito, ed è la nostra forza. Se un popolo entra
nella disperazione e nel pessimismo è perché – come credenti – sappiamo che è venuta
meno anzitutto la preghiera e quindi l’affidarsi a Dio.
D.
– Don Francesco, come far sì che questa visita, veloce ma incisiva del Papa a Napoli,
possa dare dei frutti nel vostro cammino pastorale?
R.
– Il Papa è venuto a Napoli anche nel momento di avvio di una nuova linea pastorale.
Questa visita del Papa ha poi, tra l’altro, dato il via al Meeting interreligioso
della Comunità di Sant’Egidio proprio sul dialogo ed una città come Napoli è una città
che proprio per natura è aperta al dialogo. Per quanto riguarda poi la linea pastorale,
sarà ora l’arcivescovo a vedere come impostare ed attualizzare le parole del Papa.