2007-10-22 15:58:14

Al via a Napoli i lavori del meeting interreligioso per la pace e il dialogo. L'intervento di mons. Marchetto


Hanno preso ufficialmente il via oggi a Napoli i lavori del Meeting interreligioso promosso dalla Comunità di Sant’Egidio e dall'arcidiocesi partenopea sul tema "Per un mondo senza violenza, religioni e culture in dialogo". Un annuale incontro che oggi oltre alle numerose tavole rotonde vedrà anche diversi appuntamenti, come la consegna ad Amalfi della cittadinanza onoraria e della reliquia di Sant’Andrea al Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I. Sullo sfondo i messaggi lanciati ieri dal Papa, in visita pastorale alla città. Da Napoli, Francesca Sabatinelli.RealAudioMP3

Il bacio all’ampolla con il sangue di San Gennaro e la venerazione delle reliquie del Patrono, nel Duomo, sono stati gli ultimi momenti del Papa ieri a Napoli. La città, i suoi abitanti, i suoi amministratori, dovranno tenere conto dell’esortazione del Papa a non scoraggiarsi di fronte alla violenza, a rafforzare la speranza con la fede e la preghiera, ad intervenire soprattutto in aiuto ai giovani, puntando su scuola e lavoro. Ma a Napoli da oggi saranno anche le personalità religiose riunite dalla comunità di sant’Egidio a dialogare sulla scia delle parole rivolte loro da Benedetto XVI ieri: le religioni non come veicoli di odio, ma come risorsa per costruire una umanità pacifica e per eliminare la violenza. La convinzione che si debba lavorare in questa direzione è stata espressa in modo unanime ieri sera all’inaugurazione del Meeting al Teatro San Carlo. Per il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I serve la cultura del dialogo tra le religioni, talvolta caratterizzate da chiusure e assolutismi che possono condurre a estremismi e violenze. L’idea di dar vita ad una Onu delle religioni, riproposta dal rabbino capo di Israele Yona Metzger, ha trovato l’intesa del fondatore dell’università degli Emirati Arabi Uniti, Ezzeddin Ibrahim, che ha però lanciato un forte atto di accusa contro l’aggressività di alcune grandi potenze, contro le occupazioni militari, e contro le azioni violente di alcuni musulmani, singoli o gruppi. Di cultura del disprezzo per l’altro, come origine del terrorismo in nome della religione ha parlato il fondatore di Sant’Egidio Andrea Riccardi, che ha invitato a non far prevalere il pessimismo. Le religioni- ha detto - hanno una forza in comune: credono allo spirito e alla sua azione. Occorre dar vita ad iniziative di pace per creare ponti laddove tutto sembra andare verso la divaricazione, ha concluso, parlando ai duecento leader religiosi che da oggi hanno ufficialmente dato il via ai lavori del meeting.

 
Tra le varie Tavole rotonde di stamani l’Arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, ha partecipato a quella che ha avuto come tema: Europa, immigrazione e futuro. Il nostro servizio.

 
Mons. Marchetto ha voluto presentare i migranti in Europa, “in prospettiva di futuro … come fattore di pace fra le persone, i popoli e le nazioni”. “Tutti i Paesi – ha proseguito - hanno il diritto di decidere se ammettere o meno gli immigrati volontari (contrapposti ai rifugiati bona fide, che in base alla legge internazionale hanno diritto di protezione). Ma chiudere le porte sarebbe insensato per gli europei… Spingerebbe anche sempre più gente a tentare di entrare dalla porta di servizio. L’immigrazione illegale é un problema reale, e gli Stati hanno bisogno di collaborare nei rispettivi sforzi per fermarla… Combattere l’immigrazione illegale – ha sottolineato mons. Marchetto - dovrebbe però essere parte di una strategia più ampia. I Paesi dovrebbero fornire veri e propri canali per 1’immigrazione legale, e cercare di coglierne i benefici nella salvaguardia dei diritti umani fondamentali degli emigrati… Gestire l’immigrazione non é soltanto una questione di porte aperte e di unione di forze a livello internazionale. Richiede anche che ciascun Paese faccia di più per integrare i nuovi arrivati. Gli immigrati – ha aggiunto - devono adattarsi alle nuove società e le società devono adattarsi a loro volta. Soltanto una strategia creativa di integrazione garantirà ai vari Paesi che gli immigrati arricchiscano la società ospite più di quanto la disorientino… Gli immigrati sono parte della soluzione, non parte del problema… In questo ventunesimo secolo – ha detto il presule - gli emigranti hanno bisogno dell’Europa. Ma anche l’Europa ha bisogno degli emigranti. Un’Europa chiusa sarebbe un’Europa più mediocre, più povera, più debole, più vecchia. Un’Europa aperta sarà un’Europa più equa, più ricca, più forte, più giovane, purché sia un’Europa che gestisce bene l’immigrazione”. “In effetti – ha affermato mons. Marchetto - il nuovo volto dell'umanità, oggi, ha i colori della globalizzazione, e i problemi che nascono sono ormai tutti planetari. Nessuna Nazione, per quanto potente, è in grado ad esempio, di garantire la pace, di risolvere appunto il problema delle migrazioni e delle minoranze etniche, di salvare l'equilibrio dell'ecosistema, compromesso dallo sfruttamento insensato delle risorse naturali”. Mons. Marchetto ha poi parlato di un altro fattore che “caratterizza non solo il movimento migratorio, ma la storia stessa del mondo contemporaneo, destando preoccupazione e paura in molte persone. Il fatto, cioè, che non pochi immigrati sono musulmani e ciò fa temere addirittura una ‘invasione’ dell'islam e della sua cultura. Le complicazioni della storia recente e presente hanno acuito non poco la percezione per molti di una opposizione radicale o di una frattura insanabile tra ‘mondo cristiano’ e ‘mondo islamico’. Tenuto conto che questo conflitto, in realtà – ha affermato mons. Marchetto - maschera spesso contenuti di altra natura (soprattutto economica e politica), oggi è più che mai necessario cercare un confronto sereno, lucido e pacato tra i membri delle due religioni, senza però superficialità e con richiesta di reciprocità. Dunque – ha aggiunto - se alcuni Paesi islamici, grazie alle loro risorse, sostengono di fatto movimenti integralisti, che giungono a forme di terrorismo motivato da fanatiche considerazioni (nelle quali si mescolano citazioni del Corano ed espressioni di vendetta per ‘secolari soprusi subiti dai colonizzatori e sfruttatori occidentali’), non dovremmo commettere l'errore di considerare l'integralismo come espressione univoca dell'islam. Così, infatti, - ha detto mons. Marchetto - rinforzeremmo gli stessi integralisti che vogliono apparire come coscienza di tutto il mondo musulmano”.







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