Al via a Napoli i lavori del meeting interreligioso per la pace e il dialogo. L'intervento
di mons. Marchetto
Hanno preso ufficialmente il via oggi a Napoli i lavori del Meeting interreligioso
promosso dalla Comunità di Sant’Egidio e dall'arcidiocesi partenopea sul tema "Per
un mondo senza violenza, religioni e culture in dialogo". Un annuale incontro che
oggi oltre alle numerose tavole rotonde vedrà anche diversi appuntamenti, come la
consegna ad Amalfi della cittadinanza onoraria e della reliquia di Sant’Andrea al
Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I. Sullo sfondo i messaggi lanciati
ieri dal Papa, in visita pastorale alla città. Da Napoli, Francesca Sabatinelli.
Il bacio
all’ampolla con il sangue di San Gennaro e la venerazione delle reliquie del Patrono,
nel Duomo, sono stati gli ultimi momenti del Papa ieri a Napoli. La città, i suoi
abitanti, i suoi amministratori, dovranno tenere conto dell’esortazione del Papa a
non scoraggiarsi di fronte alla violenza, a rafforzare la speranza con la fede e la
preghiera, ad intervenire soprattutto in aiuto ai giovani, puntando su scuola e lavoro.
Ma a Napoli da oggi saranno anche le personalità religiose riunite dalla comunità
di sant’Egidio a dialogare sulla scia delle parole rivolte loro da Benedetto XVI ieri:
le religioni non come veicoli di odio, ma come risorsa per costruire una umanità pacifica
e per eliminare la violenza. La convinzione che si debba lavorare in questa direzione
è stata espressa in modo unanime ieri sera all’inaugurazione del Meeting al Teatro
San Carlo. Per il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I serve la cultura del dialogo
tra le religioni, talvolta caratterizzate da chiusure e assolutismi che possono condurre
a estremismi e violenze. L’idea di dar vita ad una Onu delle religioni, riproposta
dal rabbino capo di Israele Yona Metzger, ha trovato l’intesa del fondatore dell’università
degli Emirati Arabi Uniti, Ezzeddin Ibrahim, che ha però lanciato un forte atto di
accusa contro l’aggressività di alcune grandi potenze, contro le occupazioni militari,
e contro le azioni violente di alcuni musulmani, singoli o gruppi. Di cultura del
disprezzo per l’altro, come origine del terrorismo in nome della religione ha parlato
il fondatore di Sant’Egidio Andrea Riccardi, che ha invitato a non far prevalere il
pessimismo. Le religioni- ha detto - hanno una forza in comune: credono allo spirito
e alla sua azione. Occorre dar vita ad iniziative di pace per creare ponti laddove
tutto sembra andare verso la divaricazione, ha concluso, parlando ai duecento leader
religiosi che da oggi hanno ufficialmente dato il via ai lavori del meeting.
Tra
le varie Tavole rotonde di stamani l’Arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del
Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, ha partecipato
a quella che ha avuto come tema: Europa, immigrazione e futuro. Il nostro servizio.
Mons.
Marchetto ha voluto presentare i migranti in Europa, “in prospettiva di futuro … come
fattore di pace fra le persone, i popoli e le nazioni”. “Tutti i Paesi – ha proseguito
- hanno il diritto di decidere se ammettere o meno gli immigrati volontari (contrapposti
ai rifugiati bona fide, che in base alla legge internazionale hanno diritto di protezione).
Ma chiudere le porte sarebbe insensato per gli europei… Spingerebbe anche sempre più
gente a tentare di entrare dalla porta di servizio. L’immigrazione illegale é un problema
reale, e gli Stati hanno bisogno di collaborare nei rispettivi sforzi per fermarla…
Combattere l’immigrazione illegale – ha sottolineato mons. Marchetto - dovrebbe però
essere parte di una strategia più ampia. I Paesi dovrebbero fornire veri e propri
canali per 1’immigrazione legale, e cercare di coglierne i benefici nella salvaguardia
dei diritti umani fondamentali degli emigrati… Gestire l’immigrazione non é soltanto
una questione di porte aperte e di unione di forze a livello internazionale. Richiede
anche che ciascun Paese faccia di più per integrare i nuovi arrivati. Gli immigrati
– ha aggiunto - devono adattarsi alle nuove società e le società devono adattarsi
a loro volta. Soltanto una strategia creativa di integrazione garantirà ai vari Paesi
che gli immigrati arricchiscano la società ospite più di quanto la disorientino… Gli
immigrati sono parte della soluzione, non parte del problema… In questo ventunesimo
secolo – ha detto il presule - gli emigranti hanno bisogno dell’Europa. Ma anche l’Europa
ha bisogno degli emigranti. Un’Europa chiusa sarebbe un’Europa più mediocre, più povera,
più debole, più vecchia. Un’Europa aperta sarà un’Europa più equa, più ricca, più
forte, più giovane, purché sia un’Europa che gestisce bene l’immigrazione”. “In effetti
– ha affermato mons. Marchetto - il nuovo volto dell'umanità, oggi, ha i colori
della globalizzazione, e i problemi che nascono sono ormai tutti planetari. Nessuna
Nazione, per quanto potente, è in grado ad esempio, di garantire la pace, di risolvere
appunto il problema delle migrazioni e delle minoranze etniche, di salvare l'equilibrio
dell'ecosistema, compromesso dallo sfruttamento insensato delle risorse naturali”.
Mons. Marchetto ha poi parlato di un altro fattore che “caratterizza non solo il movimento
migratorio, ma la storia stessa del mondo contemporaneo, destando preoccupazione e
paura in molte persone. Il fatto, cioè, che non pochi immigrati sono musulmani e
ciò fa temere addirittura una ‘invasione’ dell'islam e della sua cultura. Le complicazioni
della storia recente e presente hanno acuito non poco la percezione per molti di una
opposizione radicale o di una frattura insanabile tra ‘mondo cristiano’ e ‘mondo islamico’.
Tenuto conto che questo conflitto, in realtà – ha affermato mons. Marchetto - maschera
spesso contenuti di altra natura (soprattutto economica e politica), oggi è più che
mai necessario cercare un confronto sereno, lucido e pacato tra i membri delle due
religioni, senza però superficialità e con richiesta di reciprocità. Dunque – ha aggiunto
- se alcuni Paesi islamici, grazie alle loro risorse, sostengono di fatto movimenti
integralisti, che giungono a forme di terrorismo motivato da fanatiche considerazioni
(nelle quali si mescolano citazioni del Corano ed espressioni di vendetta per ‘secolari
soprusi subiti dai colonizzatori e sfruttatori occidentali’), non dovremmo commettere
l'errore di considerare l'integralismo come espressione univoca dell'islam. Così,
infatti, - ha detto mons. Marchetto - rinforzeremmo gli stessi integralisti che vogliono
apparire come coscienza di tutto il mondo musulmano”.