Oggi la visita pastorale del Papa alla città di Napoli. Interviste con il cardinale
arcivescovo, Crescenzio Sepe, e il sindaco, Rosa Russo Jervolino
Oggi il Papa è a Napoli per una visita di poche ore ma dal forte significato pastorale.
Un incoraggiamento per una città che vive momenti di estrema difficoltà sociale, e
che diventerà luogo simbolo di condanna di ogni violenza anche per l’avvio, sempre
oggi, dell’annuale incontro di preghiera per la pace, organizzato dalla Comunità di
Sant’Egidio. Saranno riuniti, in questa occasione, i leader delle religioni mondiali
che, nel pomeriggio, incontreranno Benedetto XVI. Da Napoli, Francesca Sabatinelli:
La sfida
è importante: Napoli dovrà essere capace di trarre dalla presenza del Papa e dalle
sue parole quel coraggio e quell’ottimismo che in molti qui dicono di aver perso.
Disoccupazione, degrado, criminalità organizzata si accompagnano alla speranza e ad
una fortissima voglia di riscatto. Una contraddizione evidente anche solo attraversando
con lo sguardo questa città dai mille volti: dallo splendido golfo si passa al centro
ripulito e addobbato per la visita del Santo Padre, ad accoglierlo sul suo percorso,
orchidee, cartelli di benvenuto e in piazza del Plebiscito, dove sarà celebrata la
Messa domattina, da un presepe creato per l’occasione, il più grande realizzato negli
ultimi 60 anni: quasi 4 metri di altezza per dieci di lunghezza, in stile settecentesco,
allestito nella basilica di San Francesco di Paola.
Poi,
a pochi chilometri, la periferia più abbandonata, dove si consumano le guerre di camorra,
dove crescono le baby-gang e dove, in soli 500 metri, si contano otto piazze in cui
si smercia droga: i quartieri dormitorio di Scampia-Miano, periferia nord, snodo importante
per il traffico internazionale di stupefacenti. Su 100 reati 66 sono legati allo spaccio.
Il supermercato della droga, così qui sono chiamate queste zone, meta dei ragazzi
di Napoli e di tutta la regione. E dove la camorra, che ne infesta ogni angolo, sembra
godere di una immorale impunità. Qui a lottare è la Chiesa. I parroci, isolato baluardo
del bene, salvano i ragazzini dalla strada, al sangue e alla violenza oppongono il
Vangelo, seguono le parole di Giovanni Paolo II che nel '90, proprio alla popolazione
di Scampia, disse di non arrendersi mai al male, e oggi aspettano Benedetto XVI perché
il suo richiamo, risvegli la coscienza di una città che può sembrare rassegnata.
Ma
Napoli certo non mancherà di mostrare anche quel romanticismo e quella passione che
la rendono unica, la sua capacità di sapersi donare. La croce in ferro di 60 cm. realizzata
da un artista del quartiere Sanità, spesso noto per fatti di cronaca nera, sarà il
regalo per il Papa da parte delle istituzioni. Una marcia di 28 chilometri da Caserta
a Napoli per poter essere presenti alla messa, il dono di tremila immigrati che chiedono
l’aiuto del Pontefice per vedere rispettati i loro diritti. Una veglia di preghiera
stasera quello di 12 mila giovani, fino a piccoli gesti più folkloristici come quello
di San Gregorio Armeno, la famosa strada dei presepi, dove accanto alla statuina del
Papa compaiono quella di un monaco buddista e un rabbino in compagnia di due imam.
Un omaggio alla Napoli che nei secoli è stato un crocevia di popoli e culture e che
vuole dimostrare che può esserlo ancora, ospitando il meeting per la pace Uomini e
Religioni, organizzato da Sant’Egidio, a partire proprio da domenica, e i cui capi
delle delegazioni partecipanti incontreranno il Santo Padre nel seminario arcivescovile
di Capodimonte. "Per un mondo senza violenza", questo il titolo dell’incontro mondiale
interreligioso di preghiera che proseguirà i suoi lavori fino a mercoledì 23. Motivo
in più per questa città di ritrovare la sua storia e di poter sperare nel suo futuro.
(Da Napoli, Francesca Sabatinelli, Radio Vaticana)
L'arcivescovo
di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, ha ilustrato stamani, in conferenza stampa,
il programma della visita di Benedetto XVI. E' stato anche reso noto il messaggio
del porporato: "Napoli - si legge nel testo - è pronta a ricevere il Papa"; "Napoli
- scrive il cardinale - è pronta finalmente a risorgere". "Il Santo Padre - afferma
poi l'arcivescovo del capoluogo campano - viene nella nostra terra per confortarci
nella fede, per sostenerci nell'esaltante e faticoso lavoro del Vangelo". Sulle attese
della Chiesa e della cittadinanza di Napoli per questa visita del Pontefice, ascoltiamo
il cardinaleCrescenzio Sepe, al microfono di Francesca Sabatinelli: R.
- Le attese sono grandi e a tutti i livelli. La Chiesa ha fatto una preparazione meravigliosa,
soprattutto con la preghiera e con la riflessione sul nostro essere cristiani, sul
nostro essere inseriti nella Chiesa. Si tratta di attese e di speranze che devono
essere rinsaldate con l’insegnamento che il Papa ci darà. Il Santo Padre certamente
ci spronerà, ci aiuterà a trasformare anche le nostre speranze in energia e ci aiuterà,
soprattutto, a farci individuare un percorso originale al quale affidare il futuro
delle nostre città e della nostra regione. D. - Quali sono
le iniziative che l’arcidiocesi ha avviato in preparazione della giornata del 21 ottobre?
R.
- Già da diversi mesi, abbiamo iniziato un programma di preparazione nelle scuole:
gli alunni si sono preparati approfondendo il senso della fede, il senso della Chiesa.
Nelle parrocchie, poi, si tiene un’ora di adorazione settimanale. Tutto questo ha
creato un clima di forte spiritualità.
D. - Eminenza,
come verranno coinvolti i giovani, ai quali lei spesso si è rivolto chiedendo di abbandonare
la violenza?
R. - I giovani rappresentano un po’
l’anima di tutta questa preparazione. Alla vigilia dell’arrivo del Santo Padre, circa
12 mila giovani si riuniranno in uno dei quartieri più difficili di Napoli, quello
di Ponticelli, per una veglia di preghiera. Animeranno poi la cerimonia del giorno
dopo, accogliendo il Santo Padre, lungo tutto il percorso. Potremmo dire che c’è una
Chiesa giovane che accoglie il Santo Padre giovane per sentirsi spronata a realizzare
i propri sogni e le proprie speranze.
D. - La visita
del Papa coincide con l’apertura del Meeting interreligioso organizzato da Sant’Egidio
che, quest’anno, ha per tema “Per un mondo senza violenza”. Come questo importante
appuntamento può dar fiato e speranza ad una Regione colpita dalla violenza, dalle
difficoltà sociali, dalla disoccupazione, più volte da lei indicata come la “questione
meridionale”?
R. - La questione meridionale rappresenta
un’emergenza che in realtà riguarda un’intera nazione. Si tratta di ipotizzare una
nuova cultura politica, economica, sociale, che sappia però partire dall’identità
propria del meridione e di tutte le realtà che costituiscono questo Meridione. E questo
perché il Sud è ricco di tanti elementi straordinari: l’etica del lavoro, il valore
della famiglia, dell’amicizia, della lealtà, l’accoglienza della diversità. Rappresentano
tutte risorse umane che vanno coltivate per poter dare uno sviluppo che sia autonomo,
ma anche basato sulla crescita morale e civile del nostro meridione. L’impegno che
abbiamo preso insieme tutti noi vescovi del Sud e l’incoraggiamento che ci darà il
Santo Padre rappresenteranno un motivo di forza e di incoraggiamento per andare avanti
sulla strada che abbiamo intrapreso.
Ad accogliere
Benedetto XVI domani sarà una Napoli vera e una Napoli della pace, che cercherà di
fare delle giornate di dialogo interreligioso organizzate da Sant’Egidio, un punto
di ripartenza. Il sindaco del capoluogo partenopeo, Rosa Russo Jervolino, ha
presentato così i due importanti avvenimenti che, dal 21 al 23 ottobre, porranno Napoli
al centro dell’attenzione internazionale. Al Papa, ha spiegato il sindaco, verrà presentata
una città della verità, con tutti i problemi, la speranza è che il Santo Padre dia
a Napoli e ai suoi cittadini coraggio e senso di fiducia. Ascoltiamo il sindaco Jervolino
al microfono di Francesca Sabatinelli:
R.
- Noi abbiamo bisogno di avere coraggio nella fede, perché viviamo momenti di rapidissimo
cambiamento della situazione culturale e sociale della città. Quindi, la testimonianza
del Vangelo - parlo ovviamente da cristiana in questo momento e non da sindaco – deve
trovare delle strade nuove ed efficaci. Parlando invece da sindaco, abbiamo bisogno
di avere coraggio civile, perché abbiamo una serie di problemi irrisolti, il più grave
dei quali è quello della disoccupazione. C’è a Napoli un po’ l’atteggiamento di elencare
i problemi, ma non di affrontarli e cercare di risolverli. Tutte quante le istituzioni
devono avere la collaborazione di tutti e cioè il coraggio e l’azione coerente per
fare in modo che la speranza diventi realtà e che, quindi, i giovani studino, che
i lavoratori facciano nel modo migliore la loro professione. Bisogna fare in modo
che le persone sappiano che Napoli è una città dove c’è un fenomeno malavitoso grave,
ma marginale. La maggioranza della gente è gente per bene, che deve avere il coraggio
di rimanere tale.
D. - Quindi, signor sindaco, queste
sono le ricchezze che Napoli offrirà al Papa?
R.
- Al Papa noi possiamo offrire molte cose e sul piano della fede certamente una fede
popolare e radicata, di antica tradizione, che ha anche vissuto molto bene il messaggio
del Concilio Vaticano II. Una fede che ha quindi saputo anche rinnovarsi. Possiamo
poi offrire, credenti e non credenti, una umanità ed una cordialità enorme. E so di
poter parlare a nome di tutti, perché questo senso di accoglienza, questa umanità,
questo calore è di tutti i napoletani.
D. - Sindaco
Jervolino, la visita del Papa all’arcidiocesi di Napoli coincide e si inserisce anche
nell’appuntamento organizzato annualmente da Sant’Egidio, l’incontro tra le religioni
per promuovere la pace: Napoli diventa, quindi, una città simbolo per questo?
R.
- Napoli ha la situazione adatta per essere città-simbolo. Napoli ha sofferto tantissimo
per la guerra, ha sofferto distruzione, miseria, bombardamenti a tappeto. E proprio
da questa esperienza forte di dolore è nato nei napoletani un grande desiderio di
pace. L’incontro di preghiera di Sant’Egidio trova, quindi, una popolazione che, avendo
sofferto, aspira alla pace. Credo anche che, a chi pregherà, si uniranno anche coloro
che non hanno il dono della fede e non pregano, ma che aspirano uguaolmente ad una
convivenza tranquilla fra i popoli.
Il programma
della visita pastorale di Benedetto XVI a Napoli prevede domani, dopo la concelebrazione
eucaristica in piazza del Plebiscito, l’incontro con i capi delle delegazioni che
partecipano all’incontro internazionale per la pace nel seminario arcivescovile a
Capodimonte. Ascoltiamo al microfono di Laure Stephan il rettore del Seminario
Maggiore di Napoli, padreAntonio Serra:
R. -
E’ un evento eccezionale, perché chiaramente richiama quello del 27 ottobre dell’86:
quando Giovanni Paolo II ad Assisi volle incontrare gli altri esponenti religiosi
per pregare insieme per la pace. Questa è, quindi, una sorta di ripresa, è un rivivere
quell’evento. Vissuto poi a Napoli è per noi una grande occasione sia per riflettere
sulla tolleranza del dialogo interreligioso, sia per intensificare il cammino che
va verso la pace, da parte di tutti. Ognuno di noi dovrebbe, infatti, adoperarsi per
costruire una mentalità di pace. Per Napoli poi, che è una terra così martoriata da
tante situazioni, anche tanto difficili da accettare, questo diventa un messaggio
forte ed un invito profondo a cambiare mentalità o a cercare di non arrendersi ad
una mentalità - chiaramente - segnata dalla violenza.
D.
- Abbiamo sentito tanti termini: invito al coraggio, alla speranza, come ha detto
il sindacoJervolino; il cardinale Sepe ha invece parlato di risurrezione…
R. - Io credo che la presenza del Santo Padre abbia,
effetti, diversi. Da un punto di vista spirituale, rappresenta certamente un incoraggiamento
forte per chi è già in cammino nella fede e per chi vive e sente l’appartenenza alla
Chiesa cattolica. Quindi, incontrando il Santo Padre ne è ulteriormente confermato.
Ma anche per coloro che abitualmente non vivono una particolare vicinanza alla Chiesa
cattolica, è anche una sorta di incoraggiamento ad una vita migliore. Il Papa è una
presenza positiva, una presenza stimolante che fa riflettere sul benecomune,
sul bene possibile di fronte anche a certe forme di pigrizia o di rassegnazione. Molti,
purtroppo, vivono anche sotto il peso di tante contraddizioni sociali e culturali
e questo ovviamente impoverisce poi nella vita. La presenza del Santo Padre, anche
per chi è più lontano nella fede, può - a mio avviso - incoraggiare ad un atteggiamento
più positivo rispetto alla vita: può far recuperare la speranza o la forza che diventa,
poi, coraggio per affrontare le difficoltà laddove è possibile sciogliere le contraddizioni. La
nostra emittente trasmetterà la radiocronaca diretta in italiano, tedesco e francese
della Santa Messa e della recita dell’Angelus a partire dalle 9.50 fino alle 12.15
circa; dalle ore 13, la radiocronaca in lingua italiana sull’onda media di 585 kHz
e in modulazione di frequenza di 105 MHz dell’incontro di Benedetto XVI con i capi
delle delegazioni che partecipano all’Incontro internazionale per la pace promosso
dalla Comunità di Sant’Egidio.