Rafforzare il cammino verso l'unità della fede per sanare le ferite della memoria:
lo ha detto il Papa alla delegazione dei Mennoniti, comunità protestante anabattista
E’ della “massima importanza” la ricerca della reciproca unità, a partire dalla comune
condivisione del valore della pace, che ha la sua radice in Cristo e che porta a guarire
le ferite della memoria. E’ il pensiero centrale con il quale Benedetto XVI ha ricevuto
stamattina in udienza la delegazione della Conferenza mondiale dei mennoniti, comunità
cristiana protestante di tradizione anabattista, guidata dalla presidente di turno,
la dott.ssa Nancy Heisey. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Erano
ad Assisi nello storico, primo incontro interconfessionale e interreligioso del 1986
e poi del gennaio 2002, dopo la tragedia statunitense dell’11 settembre, a pregare
per la pace. E la pace - considerata nella sua accezione più ampia e radicale, fino
al rifiuto estremo di ogni forma di violenza - è il tratto distintivo che caratterizza
la comunità dei mennoniti, espressione delle Chiese riformate, fondata da Menno Simonsz,
sacerdote del sedicesimo secolo, che si oppose alla Chiesa di Roma rifiutandone l'autorità
del magistero e in particolare rifiutando l’amministrazione del Battesimo ai bambini,
in quanto scelta ritenuta possibile solo agli adulti.
Benedetto
XVI ha accolto i membri della delegazione protestante ricordando il cammino comune
che mennoniti e cattolici hanno intrapreso ufficialmente dal 1998 e che ha portato,
quattro anni fa, alla pubblicazione di un Rapporto intitolato “Chiamati insieme ad
essere operatori di pace”:
“I mennoniti sono ben
noti per la loro forte testimonianza cristiana per la pace in nome del Vangelo, e
qui, nonostante secoli di divisioni, il Rapporto sul dialogo 'Chiamati insieme ad
essere operatori di pace' ha dimostrato che abbiamo molte convinzioni in comune. Entrambi
sottolineiamo che il nostro lavoro per la pace è radicato in Gesù Cristo, che è la
nostra pace (...) Entrambi comprendiamo che la riconciliazione, la non violenza, e
la pacificazione attiva appartengono al cuore del Vangelo. La nostra continua ricerca
per l'unità dei discepoli del Signore è della massima importanza”.
La
nostra testimonianza, ha proseguito Benedetto XVI, “resterà compromessa fintanto che
il mondo veda le nostre divisioni”. Auspicando, viceversa, che la visita a Roma della
Conferenza mondiale mennonita costituisca “un altro passo in avanti verso la
mutua comprensione e riconciliazione”, il Papa ha apprezzato particolarmente
lo sforzo della comunità anabattista di promuovere un riavvicinamento con la Chiesa
cattolica, che guarisca la memoria dalle antiche divisioni:
“Dal
momento che è Cristo stesso che ci invita a cercare l'unità dei cristiani, è del tutto
giusto e opportuno che mennoniti e cattolici abbiano intavolato un dialogo al fine
di comprendere le ragioni del conflitto sorto tra noi nel XVI secolo. Capire è fare
il primo passo verso la guarigione delle memorie”.
Come
ha ricordato Benedetto XVI, la prima fase del dialogo internazionale cattolico-mennonita
si è svolta dal '98 al 2003. A seguirla sin dal suo inizio, in seno al Pontificio
Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, è stato mons. John Radano.
Giovanni Peduto lo ha intervistato, chiedendogli qualche cenno storico e i punti salienti
che caratterizzano la spiritualità della comunità anabattista:
R. - I mennoniti
sono un gruppo di protestanti che ha avuto origine al tempo della Riforma, ma con
modalità certamente più radicali rispetto, ad esempio, a Lutero. Dal loro punto di
vista è necessaria, per esempio, una divisione totale tra Chiesta e Stato. A questo
riguardo, c’è una grande differenza tra i mennoniti ed altri gruppi nati dalla Riforma.
D. - Dove sono diffusi?
R.
- I mennoniti sono presenti negli Stati Uniti, in Canada, in America Latina (Paraguay
e Colombia), in Asia (in Indonesia) e in Africa (in Etiopia, in Zimbabwe), ma anche
in Europa (in Germania, in Francia). C’è una Conferenza mondiale di mennoniti, composta
da circa un milione e 500 mila persone. Può sembrare relativamente piccola, ma sono
presenti in molti Paesi del mondo.
D. - Lo specifico
del loro credo religioso: in cosa si distinguono, ad esempio, dagli altri protestanti?
R.
- L’enfasi viene posta sulla pace, poiché la pace è vista come una responsabilità
diretta del Vangelo di Cristo e dunque promossa in modo molto radicale: la violenza,
ad esempio, non è assolutamente ammissibile e questa è una cosa molto molto importante
per i mennoniti.
D. - Mons. Radano, quando è iniziato
il dialogo tra la Chiesa cattolica ed i mennoniti e quali risultati si sono avuti
finora?
R. - Abbiamo cominciato a parlare dell’eventualità
di un dialogo nel 1992. Il dialogo vero e proprio è però cominciato nel 1998. Dopo
5 anni di incontri periodici abbiamo pubblicato un Rapporto “Chiamati insieme ad essere
operatori di pace”. Questo Rapporto è suddiviso in tre capitoli: il primo riguarda
la storia, a partire dal periodo della Riforma, le relazioni ed i successivi conflitti
tra mennoniti e cattolici; il secondo capitolo è dedicato, invece, alla teologia e
quindi si affronta il tema della Chiesa, del Battesimo, dell’Eucaristia e, infine
la teologia della pace; il terzo capitolo affronta il tema delle “guarigioni della
memoria”, poiché sono stati tanti i conflitti fin dal tempo della Riforma e si è
quindi cercato di comprendere cosa sia possibile fare per arrivare ad una “guarigione
della memoria”.
D. - Mons. Radano, lei si è occupato
sempre del dialogo con i mennoniti in seno al Pontificio Consiglio: a suo parere sono
bene disposti al dialogo? Che impressione ha?
R.
- Sì, molto ben disposti al dialogo. La delegazione della Conferenza mondiale dei
mennoniti viene a Roma proprio per continuare questo processo di guarigione della
memoria, per continuare a costruire nuove relazioni. Questo è esattamente lo scopo
della loro presenza a Roma in questi giorni.