Regno Unito: i medici cattolici chiedono la revisione della legge sull’aborto
Ridurre il periodo entro il quale l’aborto è liberamente consentito nel Regno Unito,
fissato attualmente alle prime 24 settimane di gravidanza. È quanto chiede l’Associazione
dei medici cattolici britannici, in un Rapporto presentato alla Commissione sulla
scienza e la tecnologia della Camera dei Comuni, incaricata di studiare correttivi
all’attuale legge sull’aborto, in vigore dal 1967. Modifiche sono sollecitate da più
parti, considerate le crescenti preoccupazioni per il numero degli aborti nel Paese
e alla luce delle nuove conoscenze scientifiche e tecnologiche intervenute in questi
40 anni. Nel documento, l’Associazione evidenzia come l’aborto in fase avanzata sia
considerato particolarmente “raccapricciante” da gran parte dell’opinione pubblica.
Non sono ormai rari i casi di sopravvivenza di feti abortiti tra la 20.ma e 24.ma
settimana. L’attuale normativa permette l’interruzione volontaria della gravidanza
in caso di rischio per la salute fisica o psichica della madre. La realtà è che molti
bambini vengono abortiti a causa di malformazioni rilevate dalle diagnosi prenatali.
Un fenomeno che preoccupa anche perché - rilevano i medici cattolici - “contribuisce
ad alimentare un atteggiamento negativo della società verso le persone disabili”.
In conclusione, il Rapporto ricorda come tra gli effetti deleteri della legge del
1967 vi sia il calo demografico registrato in questi ultimi decenni nel Regno Unito:
il risultato è che, per sostenere la sua economia, il Paese dipende sempre di più
dagli immigrati. (L.Z.)