All'indomani dell'annuncio del Papa della creazione di 23 nuovi cardinali, la gioia
della Chiesa africana attraverso le parole di uno dei nuovi porporati, l'arcivescovo
di Dakar, Théodor-Adrien Sarr. La riflessione di mons. Monterisi
I 23 nuovi cardinali rispecchiano “l'universalità della Chiesa con la molteplicità
dei suoi ministeri”: con queste parole, Benedetto XVI ha accompagnato, ieri, l’annuncio
del Concistoro del prossimo 24 novembre nel quale verranno appunto creati 23 porporati,
di cui 18 elettori. In effetti, i futuri cardinali sono espressione della Chiesa di
tutti i continenti. Grande è la gioia della Chiesa africana, e senegalese in particolare,
per l’elevazione alla dignità cardinalizia dell’arcivescovo di Dakar, Théodor-Adrien
Sarr, che, in questa intervista di Mathilde Auvillain, sottolinea l’importanza
della sua nomina per la Chiesa del Senegal:
R. –
C’est d’abord une réaction de grace a Dieu, parce-que on se demande … Prima
di tutto la mia è una reazione di ringraziamento a Dio, perché ci si chiede costantemente :
“Chi sono io perché determinate scelte, in successione, si concentrino sulla nostra
persona: il sacerdozio, l’episcopato e poi la dignità cardinalizia?" E’ con emozione
che apprendo la notizia e ringrazio Iddio per tutto ciò che Egli mi permette di vivere
e che mi chiama a fare. Ovviamente, anche per me è un richiamo ad un impegno sempre
più generoso, più totale al servizio del Signore e della sua Chiesa, nonché al servizio
reso agli uomini attraverso l’evangelizzazione.
D.
– Come ha accolto questa nomina? Quali sviluppi essa porterà alla sua missione?
R.
– Je ne sais pas si ça va bien me faire évoluer ; … Non so quali sviluppi
ci potranno essere; direi piuttosto che ci sarà un’intensità maggiore ancora nella
dedizione di me stesso al Signore nel servizio al Vangelo, alla Chiesa e agli uomini.
E’ soprattutto questo: aumentare il dono di me stesso ed essere a disposizione, sempre,
per rispondere a tutte le sollecitazioni che, ovviamente, diventeranno sempre più
numerose, sempre però nello spirito di dedizione al Signore per compiere la missione
che Lui mi affida.
D. – La sua nuova dignità di cardinale
le consentirà anche di fare ascoltare maggiormente la voce della Chiesa senegalese?
R.
– Peut-être, oui. Peut-être que le fait même d’être élevé a ce degré de .. Può
essere, sì. Può essere che il fatto stesso di essere stato elevato a questo grado
di responsabilità all’interno della Chiesa farà in modo che la mia voce, e attraverso
la mia voce, quella della Chiesa senegalese, sia ascoltata meglio in questo Paese
da tutti i nostri compatrioti e – perché no? – in Africa e nel mondo.
Ma
quali sono i compiti dei cardinali nella vita della Chiesa? Giovanni Peduto ha
rivolto la domandaall’arcivescovo Francesco Monterisi, segretario della
Congregazione per i Vescovi e che proprio in tale veste è anche segretario del Collegio
cardinalizio:
R. -
I compiti principali dei cardinali sono due. Il primo è dare la collaborazione al
Santo Padre per i problemi che riguardano la Chiesa universale. I cardinali vengono
consultati dal Papa, sia individualmente, sia riuniti in gruppo quando si fa il cosiddetto
Concistoro; il Santo Padre può sottoporre domande ai cardinali perché gli rispondano
secondo le loro visioni sul bene della Chiesa. In secondo luogo, alcuni sono stretti
collaboratori del Papa e in effetti in questa creazione di cardinali ci sono ben 7
rappresentanti della Curia Romana, che collaborano, si potrebbe dire quotidianamente,
con il Santo Padre. Il secondo compito è quello dell’elezione del Santo Padre: i 120
cardinali che sono al di sotto dell’età di 80 anni eleggono il Sommo Pontefice quando
si verifica la sede vacante.
D. - Eccellenza come
nasce la figura del cardinale?
R. - I cardinali rispecchiano
un’antica tradizione della Chiesa romana che affidava ai presbiteri, noi diremmo i
parroci, e ai diaconi della Chiesa di Roma insieme ai sei vescovi delle diocesi vicine
cosiddette suburbicarie, il compito di eleggere il Papa. Poco dopo l’anno mille i
parroci e i diaconi di Roma con i vescovi suburbicari acquistano il titolo di cardinale.
Intorno al 1050 viene costituito il vero e proprio Collegio dei cardinali e due secoli
dopo si cominciano a inserire nel Collegio cardinalizio anche vescovi di diocesi diverse
da Roma, prima d’Italia, poi dell’Europa e ora abbiamo arcivescovi e cardinali da
tutto il mondo
D. - Eccellenza la figura del cardinale
è legata al colore della sua veste, la porpora: qual è il significato di questo colore?
R.
- Poiché i cardinali hanno il dovere di collaborare con il Papa e di manifestare,
testimoniare l’impegno di tutta la Chiesa con il Papa per la fede e l’amore nel mondo,
i cardinali si impegnano fino all’effusione del proprio sangue per raggiungere questi
scopi che riguardano il bene della Chiesa universale e di tutta l’umanità.
D.
- Abbiamo detto che i cardinali sono gli stretti cooperatori del Papa, ma è anche
vero che sono chiamati a essere quanto mai vicini alle gioie e alle sofferenze dell’umanità…
R.
- E’ questo il significato dell’universalità del Collegio cardinalizio. In sostanza,
attraverso i cardinali arrivano più velocemente al Papa le istanze dell’umanità, degli
uomini che, nelle diverse parti del mondo, hanno problemi, difficoltà, specialmente
in merito all’espansione della fede e alla diffusione della carità.