Tensioni tra Turchia e Iraq: Ankara pronta a colpire in Kurdistan se Baghdad non fermerà
i ribelli
Frizioni fra Turchia e Iraq sul controllo del Kurdistan, regione, considerata ribelle
da Ankara, al confine tra i due Paesi. Ieri, nell’incontro avvenuto nella capitale
tra il premier Erdogan ed il vicepresidente iracheno Tarek al Hashemi, la Turchia
ha minacciato interventi armati nella regione. Il servizio è di Giancarlo La Vella:
“Se non colpite
voi i campi dei ribelli del Pkk in nord Iraq, dovremo farlo noi. La nostra pazienza
è finita”. Non usa mezzi termini il premier turco, Tayyip Erdogan, parlando al vice
presidente iracheno, Tarek al Hashemi, giunto ieri ad Ankara per convincere la Turchia
a puntare ancora sulla diplomazia e non sulla forza nella parte irachena del Kurdistan,
dove vi sono i campi dei militanti del Partito dei Lavoratori curdo, basi di partenza
di sanguinosi raid in territorio turco. L’azione di forza, sarebbe inevitabile, se
oggi il Parlamento di Ankara dovesse oggi approvare la mozione del governo, che autorizza
i militari turchi ad intervenire nella regione contro i ribelli curdi. L’Unione Europea
esorta la Turchia a rispettare l’integrità territoriale, mentre Ankara è alle prese
anche l’imbarazzante querelle con gli Stati Uniti. Erdogan ieri ha minacciato Washington
di imprecisate rappresaglie, nel caso in cui il Congresso confermi la mozione, già
approvata in Commissione Esteri che riconosce come “genocidio” i massacri di armeni
da parte dell’Impero ottomano del 1915-16.
Intanto, riprende la speranza
per la liberazione dei due sacerdoti siro-cattolici rapiti sabato scorso a Mossul,
nel nord Iraq, dopo che ieri si erano improvvisamente interrotti i contatti con i
sequestratori. Ieri sera l’arcivescovo di Mossul, mons. Casmoussa, ha nuovamente ripreso
le trattative, che, sembra vertano sulla valutazione delle richieste in denaro fatta
dai rapitori.