2007-10-16 14:46:01

Rapporto Caritas-Zancan: famiglie con più di due figli a rischio povertà in Italia


Cresce la povertà in Italia: è la denuncia che emerge dal settimo rapporto su emarginazione ed esclusione sociale della Caritas italiana e della Fondazione Zancan, presentato ieri a Roma. Particolarmente a rischio povertà sono le famiglie con più di due figli. Cosa fare? Paolo Ondarza lo ha chiesto a Tiziano Vecchiato, direttore della Fondazione Zancan: RealAudioMP3

R. – Il primo punto è quello di passare dai trasferimenti monetari ai servizi. Oggi in Italia spendiamo 750 euro pro capite per assistenza e protezione sociale, ma solo 86 sono dati in servizi: tutti gli altri sono dati in termini di trasferimenti monetari. L’esperienza ci dimostra – e non soltanto la nostra, ma anche quella di altri Paesi – che i soli trasferimenti monetari non scalfiscono il problema. La seconda proposta è quella di passare da una gestione centrale, come oggi avviene essendo statale, ad una gestione regionale locale di una parte più consistente di queste risorse, in modo che ci sia una maggiore responsabilizzazione ed anche nell’uso e nella destinazione di questi fondi.

 
D. – Veniamo all’impegno della politica oggi in Italia per i poveri: si è parlato della lotta all’evasione fiscale come un importante passo per contrastare la povertà, ma di fatto è emersa anche una contraddizione…

 
R. – La contraddizione è che l’evasione fiscale dell’IVA e non di tutta l’evasione equivale all’intera spesa sociale annuale italiana e quindi circa 44 miliardi e mezzo di euro. Questo ci dà la misura dell’enorme potenziale che avremmo, se vivessimo in un Paese più civile e più solidale. E’ ovvio che la proposta di piano di lotta alla povertà non può contare su questo, perché questo implica un cambiamento di lungo periodo e, quindi, la proposta che noi facciamo nel Rapporto è di usare molto meglio quei 44 miliardi e mezzo di euro che spendiamo ogni anno.

 
D. – Ecco la cifra denunciata, la sentiamo dire anche dal premier Prodi, non risponde ad una cifra realmente disponibile?

 
R. – Abbiamo visto quest’anno che fine hanno fatto le cifre disponibili, definite di volta in volta “tesoretto” o altro, perché poi ci sono molti richiedenti, c’è una fila di richiedenti. Ovviamente i poveri non hanno una rappresentanza politica, per cui alla fine la destinazione non va in questa direzione.

Sulla lotta alla povertà in Italia ecco quanto ci riferisce mons. Francesco Montenegro, presidente della Caritas italiana, sempre al microfono di Paolo Ondarza: RealAudioMP3

R. – C’è tanto da fare, perché non è con le toppe che si può risolvere un problema così grave, anche perché la povertà va purtroppo ad aumentare. Le famiglie povere sono tante. Prima si diceva “un sud povero” ed il sud continua ad essere sempre più povero, ma anche nel nord incominciano ad esserci fasce di povertà, soprattutto persone anziane, che improvvisamente cadono in quello che è il confine della povertà.

 
D. – Le parlava di un indebolimento della coscienza pubblica in Italia, rispetto a tematiche come queste…

 
R. – Sì, c’è tanto egoismo. C’è forse una forma di corporativismo tante volte, che fa guardare i propri interessi e fa dimenticare che c’è anche l’altro, che è vicino a ciascuno di noi, che può aver bisogno di attenzione anche da parte nostra, anche perché non tutti sanno difendere i propri diritti. Ci vuole allora qualcuno che aiuti e qua non si tratta soltanto di dar voce ai poveri, perché credo che il nostro compito sia quello che il povero finalmente possa parlare.

 
D. – La povertà – diceva – non è un destino e il Rapporto, anche nelle sue proposte, non è un libro di sogni. Coltiva un sogno realizzabile?

 
R. – Io vengo dal sud e pensando a tanti ragazzi il mio sogno è che anche loro possano arrivare a pensare che anche per loro c’è un futuro e soprattutto poterlo pensare con gioia. Io vedo i giovani della mia zona, che proprio quando hanno terminato l’Università cominciano ad entrare in crisi, perché anziché avere la soddisfazione di poter dire "finalmente ho una laurea", si domandano “e adesso?”. Fin quanto ci sono questi interrogativi, vuol dire che qualcosa nell’ingranaggio ancora non funziona.







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