"Papa Wojtyla - L'addio": un libro del vaticansta Marco Politi sugli ultimi momenti
della vita di Giovanni Paolo II
E’ stato presentato ieri a Roma alla presenza del cardinale Jean Louis Tauran, presidente
del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, il libro del vaticanista
Marco Politi «Papa Wojtyła – L’addio» (Editrice Morcelliana). L’autore ripercorre
gli ultimi momenti della vita di Giovanni Paolo II sottolineando la grande testimonianza
offerta dal Papa polacco nell’ora più acuta della sofferenza. Proprio oggi ricorre
il 29 anniversario dell’elezione al Soglio pontificio di Karol Wojtyla. Ma ascoltiamo
lo stesso Marco Politi, al microfono di Alessandro Guarasci: R.
– Nella sua malattia, nella sua fase estrema era riuscito a mandare un grande messaggio
sul significato del dolore e della sofferenza e sulla vita, paradossalmente, attraverso
questo significato del dolore. Un messaggio che ha colpito credenti e non credenti,
cristiani, musulmani ed ebrei. Questa cosa, secondo me, andava fissata.
D.
– Come risponde a chi dice che questo è stato anche un evento mediatico?
R.
– Ci sono stati due passaggi. Giovanni Paolo II ha avuto un Pontificato lunghissimo,
fatto di tanti capitoli, come leader religioso, come leader geopolitico. E quindi
ciascuno di questi capitoli è sottoposto alla critica, agli applausi ma anche alle
opposizioni. Ma nella parte finale della sua vita lui è apparso come un eroe di una
tragedia greca o di un dramma sacro – se vogliamo – che spogliato della sua forza,
ridotto nella più assoluta miseria, cioè l’impossibilità di comunicare, ha mandato
un grande messaggio. Avendo perso il potere della parola e della comunicazione, che
per lui era la cosa fondamentale, riesce a parlare alle folle e riesce a dire che
non gli interessa la sua vita, ma gli interessa la sua missione di dimostrare che
nel cristianesimo soffrire ha un valore.
D. – Cosa
rimane ai fedeli di quei momenti?
R. – Ad ogni fedele,
all’uomo della strada – ricordiamoci che questi 3 milioni erano fatti di tantissimi
non praticanti – rimangono le riflessioni, le meditazioni personalissime che Wojtyla
è riuscito a stimolare in una società come la nostra che tende a rimuovere il dolore
e tende a cancellare la morte, tanto che ne vuole sapere il meno possibile. E’ riuscito
a dire che la morte è un momento importante e che la vita va usata fino all’ultimo.