Nella Repubblica Ceca, lanciata la proposta di risarcire la Chiesa cattolica per gli
espropri durante il comunismo
Lo Stato ceco risarcirà la Chiesa cattolica dei beni confiscati durante il regime
comunista: è quanto ha proposto ieri, a Praga, il ministro della Cultura, Vaclav Jehlick,
precisando che sarà di circa tre miliardi e mezzo di euro il valore complessivo dell’indennizzo
finanziario. Questa proposta sarà sottoposta all’esame del governo a dicembre. Una
parte dei beni espropriati, almeno un terzo, verrà inoltre data agli ordini ecclesiastici
attraverso la restituzione di immobili. La cifra dell'indennizzo, indicata dal ministro
della Cultura, comprende invece i due terzi del valore complessivo. Si tratta di beni
espropriati, durante il regime comunista, che non possono essere restituiti. La somma,
in caso di approvazione da parte del governo, sarà versata dallo Stato ceco alla Chiesa
in un arco di tempo di circa 70 anni. Nella Repubblica Ceca, (allora Cecoslovacchia),
una volta saliti al potere con l’elezione a presidente nel 1948 di Klement Gottwald,
di orientamento filosovietico, i comunisti hanno ostacolato o impedito tutte le attività
religiose che non rientravano sotto il loro stretto controllo. Fu un periodo di dura
repressione: l’organizzazione della Chiesa venne stravolta, molti vescovi furono arrestati
e sostituiti da persone scelte dal partito comunista. Migliaia di religiosi, religiose
e sacerdoti finirono in carcere, i conventi e i monasteri vennero chiusi, e fu anche
vietato l’insegnamento del catechismo. Una storia tormentata e difficile che comincia
a cambiare il 17 novembre 1989, quando ha inizio la rivoluzione di velluto che porterà
alla fine dell’esperienza totalitaria comunista nel Paese. (A.L.)