Ricevuto da Benedetto XVI un gruppo di vescovi del Congo-Brazzaville, in visita ad
Limina. Ai nostri microfoni, il presidente dell’episcopato congolese, mons. Louis
Portella Mbuyu
Benedetto XVI ha ricevuto stamani in Vaticano un gruppo di vescovi della Conferenza
episcopale della Repubblica del Congo, noto come Congo-Brazzaville, in visita “ad
Limina Apostolorum”. Sulla realtà della Chiesa congolese, il servizio di Alessandro
Gisotti:
Una Chiesa
coraggiosa al servizio del Vangelo e dei più bisognosi. Evangelizzato oltre cento
anni fa dai padri Spiritani, il Congo-Brazzaville ha conosciuto, soprattutto nella
prima metà del secolo scorso, una notevole crescita numerica della comunità ecclesiale.
Oggi, il 58 per cento dei 3 milioni di abitanti di questo Paese, poco più grande dell’Italia,
è di fede cattolica. In crescita anche le vocazioni sacerdotali. Il Congo conta un’arcidiocesi,
cinque diocesi e una prefettura apostolica. I sacerdoti sono circa 400. Dopo oltre
vent’anni di governi di stampo marxista, la Chiesa si è impegnata nel processo di
ricostruzione della società civile congolese, sostenendo la transizione al multipartitismo,
nella prima metà degli anni ’90. Negli ultimi anni, l’episcopato non ha mancato di
denunciare i mali che affliggono il Paese, dalla miseria all’AIDS, dalla disgregazione
delle famiglie all’aborto, ancora alla cattiva gestione delle ricchezze del sottosuolo.
D’altro canto, la Chiesa congolese mostra grande vitalità ed oggi tanti giovani congolesi
accettano di partire come missionari. Sulle sfide attuali per la Chiesa del Congo,
ecco la testimonianza di mons. Louis Portella Mbuyu, vescovo
di Kinkala e presidente della conferenza episcopale del Congo-Brazaville, intervistato
da Albert Mianzoukouta: “Oggi c’è molto
lavoro da fare nella pastorale familiare. Oggi riscontriamo una diminuzione del numero
dei matrimoni cristiani: si formano molte coppie, ma quando si tratta di compiere
il passo del matrimonio sacramentale cominciano i problemi e la pratica della convivenza
si va diffondendo come una cosa normale. C’è quindi molto da fare perché la gente
capisca il senso autentico di questo sacramento. Sempre nell’ambito pastorale, i vescovi
puntano molto sulla formazione dei laici. Questa, a mio avviso, è molto importante,
se si considera che nella società congolese manca una vera presenza cristiana, come
mancano laici formati nelle sfere decisionali politiche ed economiche. Si tratta di
un problema, ad un tempo, pastorale e sociale: cristiani convinti e formati sono ancora
troppo pochi e quindi non pesano a questi livelli. È invece importante che ci siano
luoghi di testimonianza della Chiesa e quindi dobbiamo formare i fedeli alla Dottrina
sociale cattolica e, in particolare, quelli con posizioni di responsabilità al senso
di questa testimonianza cristiana”.
Mons. Portella si sofferma poi sul
ruolo della Chiesa nella società congolese:
“Una società deve essere
interpellata perché essa si organizzi in maniera più giusta e perché le decisioni
prese possano beneficiare la popolazione. Ecco perché da cinque anni a questa parte
abbiamo promosso una riflessione sulla gestione del petrolio. Questo ha provocato
diverse reazioni, ma almeno ha permesso di avviare un dibattito aperto a tutti e abbiamo
fatto progressi. Ritengo che, anche in questo ambito la Chiesa abbia il dovere di
essere vigile sui valori cristiani e sulle mancanze della politica”. Vicina
ai bisogni dei più poveri, la Conferenza episcopale congolese ha lanciato proprio
alla fine della sua 35.ma assemblea plenaria, lo scorso aprile, un appello per un
impegno concreto contro la miseria. “La povertà – si legge nel comunicato dei vescovi
– pone un drammatico problema di giustizia”. Per questo, i presuli esortano il governo
“a promuovere una politica efficace di protezione sociale e di accesso duraturo al
lavoro”. La Chiesa è dunque un punto di riferimento per il popolo congolese. E d’altronde,
già nel 1980 – visitando il Congo-Brazzaville – Giovanni Paolo II aveva affermato
che qui Cristo ha molti amici e che la Chiesa africana “è matura per affrontare tutte
le contrarietà e tutte le prove”.