2007-10-15 14:07:31

Inagurato da mons. Marchetto, a Nagasaki, il terzo Congresso asiatico dedicato ai pellegrinaggi e ai santuari


Dopo gli incontri di Manila, nel 2003, e di Seul, nel 2005, tocca quest’anno al Giappone ospitare il terzo Congresso asiatico su pellegrinaggi e santuari, visti come “luoghi di speranza”. Il Convegno, in programma da oggi fino a dopodomani nella città di Nagasaki, è promosso dal Pontificio Consiglio per la Pastorale dei migranti e degli itineranti ed è stato inaugurato dal segretario del dicastero vaticano, l’arcivescovo Agostino Marchetto. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3


Non sono molti i cattolici in Asia. La loro presenza, se si eccettua il proverbiale caso delle Filippine, è “schiacciata” dalla demografia, anche spirituale, di Paesi come la Cina e l’India che portano ai loro templi centinaia di milioni di persone di altri culti. Eppure, in questa geografia fatta di piccole comunità ecclesiali - spesso socialmente osteggiate, quando non fisicamente colpite - vi sono alcuni punti di riferimento che fanno brillare la presenza del Vangelo in Estremo Oriente. Questi “poli” della fede cattolica in Asia sono i Santuari. Nomi semisconosciuti ai più sul versante occidentale, ma che ogni anno attirano in preghiera folle ragguardevoli. I più celebri sono La Vang in Vietnam, Mariambad in Pakistan, Nostra Signora del Buon Soccorso a Bombay o la tomba di San Francesco Saverio a Goa, entrambi in India. O il Santuario di Pudong, in Cina, o quello dei Martiri di Nagasaki, in Giappone, teatro del Congresso.

 
“In un’epoca segnata da crescenti violenze e sanguinosi conflitti”, ha osservato nella sua prolusione l’arcivescovo Agostino Marchetto, il Santuario può “favorire relazioni e dialogo tra diverse culture, tradizioni e anche religioni”. Un’affermazione tutt’altro che utopica, se si guarda alla consuetudine di questi luoghi sacri al cristianesimo asiatico. In India, uno dei Santuari più celebri è quello di Vailankanni. Lì - ma non è l’unico caso - è scena consueta vedere riuniti insieme in preghiera cattolici, indù e musulmani. Nelle grandi ricorrenze, ha ricordato mons. Marchetto, l’affluenza supera il milione di pellegrini, i quali - durante la Quaresima - non esitano ad affrontare 4-500 chilometri a piedi, in segno di penitenza. Dunque, è in questi luoghi dove mette radici profonde la speranza. C’è un orizzonte che si spalanca, allora, anche per noi occidentali, per i quali Terra Santa, Lourdes o Fatima sono gli immediati sinonimi di un viaggio della fede: l’orizzonte è che si “organizzino pellegrinaggi pure verso i Santuari dei Paesi dell’Asia”, dove - è stato l’auspicio finale di mons. Marchetto - il cristianesimo è ancora “un piccolo seme nel gran campo di questo continente”.







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