Inagurato da mons. Marchetto, a Nagasaki, il terzo Congresso asiatico dedicato ai
pellegrinaggi e ai santuari
Dopo gli incontri di Manila, nel 2003, e di Seul, nel 2005, tocca quest’anno al Giappone
ospitare il terzo Congresso asiatico su pellegrinaggi e santuari, visti come “luoghi
di speranza”. Il Convegno, in programma da oggi fino a dopodomani nella città di Nagasaki,
è promosso dal Pontificio Consiglio per la Pastorale dei migranti e degli itineranti
ed è stato inaugurato dal segretario del dicastero vaticano, l’arcivescovo Agostino
Marchetto. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Non sono
molti i cattolici in Asia. La loro presenza, se si eccettua il proverbiale caso delle
Filippine, è “schiacciata” dalla demografia, anche spirituale, di Paesi come la Cina
e l’India che portano ai loro templi centinaia di milioni di persone di altri culti.
Eppure, in questa geografia fatta di piccole comunità ecclesiali - spesso socialmente
osteggiate, quando non fisicamente colpite - vi sono alcuni punti di riferimento che
fanno brillare la presenza del Vangelo in Estremo Oriente. Questi “poli” della fede
cattolica in Asia sono i Santuari. Nomi semisconosciuti ai più sul versante occidentale,
ma che ogni anno attirano in preghiera folle ragguardevoli. I più celebri sono La
Vang in Vietnam, Mariambad in Pakistan, Nostra Signora del Buon Soccorso a Bombay
o la tomba di San Francesco Saverio a Goa, entrambi in India. O il Santuario di Pudong,
in Cina, o quello dei Martiri di Nagasaki, in Giappone, teatro del Congresso.
“In
un’epoca segnata da crescenti violenze e sanguinosi conflitti”, ha osservato nella
sua prolusione l’arcivescovo Agostino Marchetto, il Santuario può “favorire relazioni
e dialogo tra diverse culture, tradizioni e anche religioni”. Un’affermazione tutt’altro
che utopica, se si guarda alla consuetudine di questi luoghi sacri al cristianesimo
asiatico. In India, uno dei Santuari più celebri è quello di Vailankanni. Lì - ma
non è l’unico caso - è scena consueta vedere riuniti insieme in preghiera cattolici,
indù e musulmani. Nelle grandi ricorrenze, ha ricordato mons. Marchetto, l’affluenza
supera il milione di pellegrini, i quali - durante la Quaresima - non esitano ad affrontare
4-500 chilometri a piedi, in segno di penitenza. Dunque, è in questi luoghi dove mette
radici profonde la speranza. C’è un orizzonte che si spalanca, allora, anche per noi
occidentali, per i quali Terra Santa, Lourdes o Fatima sono gli immediati sinonimi
di un viaggio della fede: l’orizzonte è che si “organizzino pellegrinaggi pure verso
i Santuari dei Paesi dell’Asia”, dove - è stato l’auspicio finale di mons. Marchetto
- il cristianesimo è ancora “un piccolo seme nel gran campo di questo continente”.