Dieci anni senza condanne a morte: la Corea del Sud diventa abolizionista di fatto
Non avendo ordinato da 10 anni la realizzazione di esecuzioni capitali, la Repubblica
della Corea del Sud diventa un Paese “abolizionista di fatto”. I dieci anni dall’ultima
esecuzione scoccheranno il 29 dicembre, ma non vi sono in programma esecuzioni nei
prossimi mesi. Infatti, l’ordinamento giuridico nazionale prevede ancora la possibilità
di applicare la pena di morte, ma la popolazione civile ha gradito comunque la scelta
del governo di fermare le condanne. Molti osservatori in Corea del Sud sperano che
l’orientamento nazionale non muti, anzi sperano si possa procedere in tempi brevi
ad una completa abrogazione della pena capitale. Affinché questo accada, è necessaria
l’approvazione del documento sull’abolizione da parte del Parlamento. “Spero che la
Corea del sud possa compiere un ulteriore passo avanti - ha detto l’arcivescovo emerito
di Seul, Stephen Kim Sou-hwan, all’agenzia Fides - divenendo un Paese che rispetta
la vita umana e i diritti dell’uomo come valori supremi”. Numerose, in tutto lo Stato,
le cerimonie per festeggiare questo traguardo. Secondo l’ex presidente coreano, Kim
Dae-jung, “la cerimonia di dichiarare la Corea del sud abolizionista di fatto è uno
dei momenti più importanti della storia del Paese”. (B.B.)