USA-Russia: divergenze sullo scudo anti-missile. A Mosca, l'incontro tra il presidente
russo Putin ed il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice; Fine di Ramadan
insanguinata in molti Paesi
In vista dei colloqui, previsti per il pomeriggio a Mosca, sullo scudo anti-missile
in Polonia e Repubblica Ceca, il presidente russo Putin ha invitato gli Stati Uniti
a “non avere fretta” nell’installarlo non escludendo conseguenze nei rapporti tra
i due Paesi. Durante l’incontro di stamani con il segretario di Stato americano, Condoleezza
Rice, ricevuta nella residenza di Novo Ogorevo, insieme con il segretario alla difesa,
Robert Gates, Putin ha invitato ad attribuire un carattere globale al trattato sull’eliminazione
dei missili a media e a breve gittata. Il capo del Cremlino ha precisato che sarà
difficile per Mosca rispettare l’accordo se alcuni Paesi vicini svilupperanno altri
sistemi di armi. Sembra chiaro il riferimento all’Iran. Da parte sua, la Rice ha confermato
le divergenze con Putin ma ha espresso l’intenzione di superarle perché ci sono “compiti
comuni”, come ad esempio la lotta al terrorismo. Intanto in Giappone, a Misawa, gli
Stati Uniti hanno installato una base che ha il compito di raccogliere e analizzare
i dati sui lanci di missili balistici nel quadro della Stazione congiunta tattica
terrestre (JTAGS).
- Distanza tra gli Stati Uniti e la Turchia dopo la decisione
di Ankara di ritirare il proprio ambasciatore a Washington. Una decisione seguita
alla mozione del Congresso americano che riconosce il carattere di “genocidio” alle
uccisioni degli armeni, compiute dall’impero ottomano, negli anni 1915-16. La Casa
Bianca ha espresso l’auspicio di un prossimo rientro da parte del diplomatico turco.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, pur condannando i massacri
degli armeni, ha rifiutato di pronunciarsi sulla parola “genocidio”.
- Si
bagna di sangue la fine del Ramadan, mese sacro per i musulmani. Dall’Iraq, all’Afghanistan
fino all’India si registra un’ondata di attentati che hanno provocato numerose vittime.
Il nostro servizio: Comincia
nel segno della violenza la festa di Aid Al Fitr, che segna la fine del Ramadan.
In Iraq, sono ancora una volta i bambini a pagare il prezzo più alto. Un kamikaze
si è fatto esplodere nelle vicinanze di un asilo nella città di Tuz mentre
si festeggiava la conclusione del mese di digiuno. Nella deflagrazione del suo carretto
pieno di dolci e giocattoli, un adulto ed un bambino di sette anni sono rimasti uccisi
e altri 13 bimbi feriti. Ultimo episodio di violenza dopo l’attacco di ieri sera a
Baghdad ad un internet cafè costato la vita a 8 persone. Il comando militare americano
in Iraq ha espresso poi rammarico dopo la morte di 15 persone, sei donne e nove bambini,
e di 19 insorti durante alcuni raid aerei, a circa 120 chilometri a nord di Baghdad.
L’operazione, hanno fatto sapere fonti militari, era diretta contro un covo di talebani.
Mattinata di sangue anche in Afghanistan. Una bomba è esplosa vicino ad una moschea
affollata per la fine del Ramadam. La deflagrazione, avvenuta nella provincia di Helmand,
ha provocato 4 vittime e 14 feriti. Morti e feriti anche in India al termine del mese
di digiuno: due diversi attentati terroristici hanno provocato sei vittime; il primo
è avvenuto ad Ajmer, nello stato nord occidentale del Rajasthan, il secondo a Srinagar,
capitale dello stato del Kashmir, nelle vicinanze di una caserma. A seguito delle
violenze, il governo di New Delhi ha decretato lo stato d’allerta. Mentre tutti i
Paesi hanno iniziato i festeggiamenti, c’è da segnalare l’anomalia dell’Algeria che
concluderà il digiuno del mese sacro dell'Islam soltanto sabato perché la mezzaluna
che segna la fine del Ramadan non è stata ancora avvistata.
- Anche la
questione della restituzione delle alture del Golan, occupate da Israele nel 1967,
entrerà nell’agenda della Conferenza di pace sul Medio Oriente, convocata a metà novembre
negli Stati Uniti. Lo ha confermato David Foley, portavoce per il vicino Oriente al
Dipartimento di Stato americano, in un’intervista pubblicata da un quotidiano panarabo.
- Giro di consultazioni per il patriarca cattolico-maronita libanese, Nasrallah
Sfeir, che sta tentando una mediazione prima del 23 ottobre, giorno in cui il Parlamento
dovrebbe scegliere il nuovo Presidente del Paese. Stamani ha ricevuto a Bkerke, non
lontano da Beirut, i leader della maggioranza parlamentare antisiriana e, ieri, i
leader cristiani dell’opposizione guidata dal movimento sciita Hezbollah.
-
Passo avanti della Serbia nel cammino verso l’Europa. Il governo di Belgrado ha messo
una taglia da un milione di euro sull’ex comandante serbo bosniaco Ratko Mladic, ricercato
da 12 anni dal tribunale internazionale dell’Aja sui crimini di guerra nella ex Jugoslavia.
Ammonta invece a 250 mila euro la somma messa a disposizione per rintracciare altri
due latitanti. Nessun provvedimento, invece, nei confronti di Radovan Karadzic, ex
leader politico dei serbi di Bosnia, perché il governo non ritiene che sia nel suo
territorio.
- “La questione della Birmania deve essere risolta con gli sforzi
del governo e del popolo, cercando soluzioni appropriate attraverso consultazioni”.
E’ quanto ha riferito oggi il portavoce del governo cinese, Liu Jianchao, in risposta
alla risoluzione adottata ieri dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU. La dichiarazione,
firmata ad unanimità dai quindici Paesi membri del Consiglio, "deplora con fermezza"
quanto accaduto in Birmania. Atteso per questo fine settimana, a Yangoon, il nigeriano
Ibrahim Gambari, alla sua seconda missione in qualità di inviato di Ban Ki-moon. Sul
fronte europeo, non c’è ancora unanimità sull’accordo stipulato ieri dall’Unione Europea
riguardo alle sanzioni da applicare alla Birmania. Per superare le divisioni emerse,
gli ambasciatori dei 27 si riuniranno lunedì mattina a Lussemburgo.
- Saranno
esaminati, entro le prossime tre settimane, i ricorsi avanzati contro il decreto del
governo pakistano che concede l’amnistia all'ex-primo ministro Benazir Bhutto, in
relazione ai presunti fatti di corruzione avvenuti tra il 1985 e il 1999. Fatti nei
quali sarebbe implicato anche il presidente Pervez Musharraf, firmatario una settimana
fa del decreto di amnistia.
- Ottimismo è stato espresso dalla presidenza
portoghese di turno dell’Unione Europea sul raggiungimento di un’intesa riguardante
la riforma del Trattato europeo, un argomento in discussione al vertice di Lisbona
del 18-19 ottobre prossimi. Pur riconoscendo che ci sono ancora degli ostacoli, fonti
vicine alla presidenza, hanno espresso fiducia soprattutto per gli impegni presi dal
governo polacco. Intanto il portavoce della Commissione Europea, Johannes Leitemberger,
ha affermato che sul Trattato l’impegno dell’Italia non è mai stato messo in discussione,
nonostante la delusione di Roma per la nuova ripartizione dei seggi dell'Europarlamento.
Sono infatti sei gli scranni che l’Italia perderebbe.(Panoramica internazionale
a cura di Benedetta Capelli e Claudia Di Lorenzi)
Bollettino
del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LI no. 285 E'
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