Il Nobel per la pace ad Al Gore e all'Ipcc per gli studi sulla salvaguardia del clima
Assegnato stamani ad Oslo il Premio Nobel per la Pace 2007. Il riconoscimento è andato
al Comitato delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici (IPCC) e ad Al Gore per
l’impegno profuso nella difesa dell’ambiente. Il servizio di Giancarlo La Vella:
Il Nobel per
la pace riconosce quest’anno gli sforzi per costruire e diffondere una conoscenza
maggiore sui cambiamenti climatici provocati dall’uomo e porre le basi per le misure
necessarie a contrastare tali mutamenti. Questa la motivazione con cui il prestigioso
riconoscimento è stato assegnato dal Comitato norvegese del Nobel all’IPCC, organismo
dell’ONU, e all’ex vicepresidente degli Stati Uniti, Al Gore. I vincitori hanno avuto
la meglio su uno stuolo di 181 candidati e si divideranno il premio pari ad 1 milione
e mezzo di dollari. Per la prima volta, dunque, la salvaguardia dell’ambiente viene
riconosciuto come uno degli impegni fondamentali, affinché nel mondo si possa lavorare
in modo proficuo per il mantenimento della pace. Al Gore, nato nel 1948 a Washington,
dopo la sua esperienza politica che lo vide al fianco del presidente Clinton e nel
2000 battuto da Bush per una manciata di voti nella corsa alla Casa Bianca, è diventato
uno dei più accesi paladini nella lotta al riscaldamento del pianeta. Un periodo che
dura ancora oggi fatto di affollate conferenze sul tema ambientale. Il suo libro,
“Una verità scomoda”, bestseller mondiale, trasposto in immagini nel documentario
dallo stesso titolo vince nel febbraio scorso il premio Oscar. “Il problema del clima
non è una questione politica, ma ormai una questione morale”. Queste le parole di
Al Gore quando ha ricevuto la statuetta e hai poi aggiunto:
R. – I hope this
film will help to promote a conversation … Spero che questo film aiuti a promuovere
un dialogo e sfidi tutti noi a fare esperienza di ciò che solo poche generazioni nella
storia hanno avuto il privilegio di conoscere. E’ la missione di una generazione,
un proposito morale obbligato, un corso condiviso e unico, forzato dalle circostanze.
Bisogna mettere da parte la meschinità e il conflitto, che è ciò che ci frena. Questa
crisi climatica è una sfida per ogni cittadino di questo pianeta. Noi dobbiamo unirci,
perché ci vuole la cooperazione globale dei governi, delle varie amministrazioni e
della società civile, per trascendere i nostri limiti e per sollevarci e risolvere
questa crisi. Se questo film vi ispirerà - e spero proprio sarà così – ci sono così
tanti passi che ciascuno di voi può fare per fare la differenza ed essere parte di
questa soluzione.
E l’impegno per l’ambiente ha sempre avuto vasta eco alle
Nazioni Unite ed il Comitato intergovernativo di esperti sull'evoluzione del clima,
costituisce oggi il più vasto gruppo di studiosi internazionali in materia. Creato
nel 1988 dall’Organizzazione meteorologica internazionale e dal Programma per l’ambiente
dell’ONU, su richiesta del G7, il suo compito è quello di valutare e sintetizzare
i lavori di ricerca sul clima fatti dai laboratori in tutto il mondo. Ma perché i
cambiamenti climatici, secondo quello che vuole essere il significato del Nobel di
quest’anno, costituiscono una minaccia per la pace mondiale? Lo abbiamo chiesto a
Giampiero Maracchi, bioclimatologo del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).
R.
– Costituiscono una minaccia per la pace perché rappresentano un disordine complessivo
di carattere biologico, di carattere economico, di carattere naturale e quindi le
risposte poi a questi disordini generalmente sono le guerre. E quindi è evidente che
un pianeta in equilibrio è anche un pianeta che più difficilmente ricorre alla guerra
per trovare le sue soluzioni. Quindi, mi sembra ragionevole che un riconoscimento
per la pace sia legato attualmente ai cambiamenti climatici.
D. – A questa,
che è diventata ormai l’emergenza mondiale primaria, si riesce a dare una risposta
univoca a livello internazionale?
R. – Ci sono varie risposte possibili. Allora
intanto diciamo che ce n’è una alla quale dovremmo adeguarci, che è quella degli impegni
che sono stati presi: il Protocollo di Kyoto stabilisce che i Paesi debbano ridurre
del 55 per cento le emissioni del gas ad effetto serra. Ma probabilmente la soluzione
di questi problemi sta nella modifica del modello economico che abbiamo assunto negli
ultimi secoli. Poi, la scienza non è mai esaustiva al 100 per cento: i cambiamenti
climatici ci sono stati in piena epoca geologica, c’è anche in tempi recenti: basti
ricordare il periodo tra l’800 e il 1200, in cui si è avuto un forte riscaldamento,
oppure la piccola glaciazione tra il 1560 e il 1700.