Conoscenza e missione del cristiano nel mondo di oggi: celebrata su questi temi l'inaugurazione
del nuovo anno accademico nelle Università Gregoriana, Urbaniana e della Santa Croce
La conoscenza come strumento di missione: è quanto emerge dagli interventi in occasione
delle due cerimonie di inaugurazione dell’Anno accademico, all’Università Urbaniana
e all’Università Santa Croce, ieri a Roma. Il servizio di Fausta Speranza:
“Senza
l’amore per gli altri, soprattutto per i poveri, ogni scienza è inutile”: lo ribadisce
il cardinale Ivan Dias ai professori e alunni dell’Università Urbaniana ricordando
la parabola del Buon Samaritano. Sottolinea che l’impegno universitario aiuta ad “entrare
con lo studio nella conoscenza dei misteri divini” per indicare così il fine: “Condurre
la nostra battaglia per il bene con l’intelligenza di una ragione nutrita dalla fede
e dalla carità”. E sottolinea quanto sia importante “in un mondo dove tutto - dice
- sembra diventare provvisorio, persino le scelte di vita, in cui tutto viene messo
in discussione e l’uomo si sente padrone assoluto della vita e della morte”. In un
mondo - aggiunge - in cui “la distanza con i poveri è diventata un abisso, in cui
la paura porta al fastidio, al disprezzo e persino alla violenza nei loro confronti”.
Anche il prelato dell’Opus Dei e gran cancelliere dell’Università Pontificia della
Santa Croce, mons. Javier Echevarrìa, si sofferma sulla “necessità di rinnovare la
vita accademica e spirituale” quale “percorso necessario per compiere la missione
che il Signore ci ha affidato”. Mons. Echevarria fa riferimento a un contesto difficile,
parlando di una “società gravata da una crisi di cultura e di identità” e dell’università
quale luogo tra i più qualificati per “tentare di trovare le strade opportune per
uscire da questa situazione”. Da parte sua, il rettore mons. Mariano Fazio ha sottolineato
che il magistero di Benedetto XVI fa “prendere coscienza del fatto che il continuo
interagire della fede e la ragione allarga la visione dell’uomo e lo rende capace
d’intravedere le soluzioni ai gravi problemi che pone il nostro tempo”.
Nel pomeriggio di ieri, si è solennemente inaugurato
anche il nuovo anno accademico della Pontificia Università Gregoriana. Il servizio
di Marco Cardinali:
Secondo
una consolidata tradizione, la solenne cerimonia si è svolta nella suggestiva cornice
della Chiesa di Sant'Ignazio a Roma, con una Messa votiva allo Spirito Santo presieduta
dal magnifico rettore della Gregoriana, il gesuita padre Gianfranco Ghirlanda, che
nella chiesa gremita di professori e studenti provenienti da ogni parte del mondo
ha dichiarato aperto il 457° anno accademico dalla fondazione. Erano presenti i membri
del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede e il Quirinale e numerose autorità
religiose e civili. Dopo il canto del Veni Creator, il rettore dell'ateneo ha tenuto
la sua prolusione ricordando le parole di apprezzamento che il Santo Padre Benedetto
XVI ha rivolto alla Gregoriana nella sua visita del 3 novembre 2006, nella quale ricordava
che "la fatica dello studio e dell'insegnamento, per avere un senso in relazione al
Regno di Dio, deve essere sostenuta dalle virtù teologali". Il Santo Padre aveva invitato
la Gregoriana a coniugare la costante fedeltà alla propria storia e tradizione per
non perdere le proprie radici, con uno spirito creativo che, con saggio discernimento,
sappia aprirsi alla realtà attuale e quindi rispondere alle necessità della Chiesa
e del mondo di oggi.
Un impegno ribadito dal rettore,
affinché si realizzi ancora oggi lo scopo dell'Università: formare intellettualmente,
ma anche spiritualmente in una visione integrale, che prepari ad un servizio qualificato
nella Chiesa e nella società. La Gregoriana di oggi è, dunque, radicata nel passato,
attenta al presente e protesa al futuro ed è così che la Gregoriana entra, ha concluso
il rettore magnifico, nel processo di integrazione delle università europee, con la
sua peculiare natura di università, "che geograficamente è in Europa, ma che per sua
natura è universale, sia per la visione universale che Sant'Ignazio ha immesso nel
Collegio Romano fin dagli inizi - visione da sempre propria della Compagnia di Gesù,
che la rende attenta all'interculturalità e all'inculturazione - sia per il suo particolare
legame con il Romano Pontefice, che ne è il supremo moderatore, sia per gli studenti
e i docenti, provenienti dai cinque continenti" . Inserendosi in questo percorso con
questa sua vocazione all'universalità, la Gregoriana potrà dare un valido contributo,
affinché culturalmente l'Europa rimanga aperta alle varie altre culture cosciente
della sua identità.